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 2020  aprile 16 Giovedì calendario

Il problema del Piemonte

Il caso più clamoroso è stato nei giorni scorsi a Grugliasco, hinterland di Torino. Oltre 30 morti su 87 ospiti, uno su tre non ce l’ha fatta. Non se n’è accorto nessuno fino a quando, un fine settimana, i vicini hanno avvisato la polizia: «Da due giorni in quella residenza c’è un viavai di furgoni funebri».
In Piemonte quella delle residenze per anziani è una emergenza nell’emergenza. Dopo una settimana di inutili richieste ieri l’unità di crisi della Regione, ormai bersaglio di feroci polemiche, ha dato una prima, parziale risposta: nel primo trimestre del 2020 nelle Rsa del Piemonte sono morti 407 anziani in più dello stesso periodo dello scorso anno. «Di questi 407 solo 252 sono ufficialmente deceduti per Covid», spiega l’ex pm Antonio Rinaudo che conduce la conferenza stampa. Ma i dati sono incompleti. Arrivano solo al 31 marzo mentre la gran parte dei decessi per il virus nelle Rsa si è verificato ad aprile. In ogni caso 407 morti su 29 mila ospiti delle case di riposo sono l’1,4 per cento. Nelle Rsa piemontesi la mortalità dovuta al virus è tre volte superiore a quella media regionale (che è dello 0,5 per cento). E se ci si riferisce al 31 marzo, quel giorno il totale dei decessi per coronavirus nella regione era salito a 854. Dunque fino a quel giorno un morto su due in Piemonte era nelle case per anziani.
Da settimane tutti i sindacati dei medici denunciano una situazione che definiscono «fuori controllo». Meritandosi per questo ogni genere di accusa da parte dei membri dell’Unità di crisi. L’anatomopatologo Roberto Testi, ai vertici della struttura voluta dal governatore del Piemonte Alberto Cirio, se l’è presa con i sanitari che denunciavano le carenze del sistema: «Non mi aspettavo la vostra pugnalata alle spalle». Come se chi trascorre le giornate a intubare i pazienti si preoccupasse anche di «pugnalare» i membri dell’Unità di crisi.
I numeri dicono, impietosamente, che qualcosa non funziona. Ieri i positivi sono saliti di 600 unità. Da una settimana il numero dei morti cresce di un centinaio al giorno senza mai staccarsi dal livello massimo raggiunto nell’epidemia. La somma dei decessi ieri ha superato quota 2 mila. Al centro della polemica finisce la stessa giunta Cirio. Lo scandalo è una incredibile norma che consentirebbe agli ospedali di sistemare nelle residenze per anziani i degenti positivi da dimettere. Il cerino acceso nel pagliaio.
«La Regione sembra avere perso il controllo della situazione, un fatto inaccettabile», si arrabbia Mauro Salizzoni, pioniere dei trapianti di fegato in Italia entrato in Consiglio regionale con le liste che avevano sostenuto Chiamparino. Alla confusione è certamente attribuibile la storia delle segnalazioni che i medici di base avrebbero dovuto inviare all’Asl per far conoscere i casi di pazienti Covid. «Una bella idea, peccato che all’Asl non ci fosse il personale per leggere le segnalazioni», racconta in forma anonima un dipendente. E dunque? «Dopo un giorno il computer cancellava le mail».
Dopo aver trascorso anni a decantare le bellezze del territorio, vino e tartufo, ci si dimentica del territorio nel momento dell’epidemia? Quando il sindacato dei medici di famiglia ha denunciato l’accaduto, è partita la rappresaglia leghista. Il capogruppo regionale Alberto Preioni, ha proposto «un premio per medici e sanitari a eccezione dei medici di famiglia». È stato ricondotto a fatica alla ragionevolezza dai colleghi di partito.
Pressapochismo, clamorosi errori di organizzazione. Più che la cronaca dell’emergenza sembra il resoconto di un’allegra adunata degli Alpini. Ora comunque si cerca di correre ai ripari. Gli assessori giurano che si stanno facendo i tamponi a tutti i residenti nelle case per anziani. E questo sarebbe il motivo della continua crescita del numero dei positivi. Ma rimettere a posto i cocci dopo il disastro non sarà facile. È di ieri la segnalazione di una casa di riposo di Torino in cui è ormai rimasta una sola infermiera per turno a occuparsi di 169 ospiti. Gli altri sanitari si sono ammalati tutti. Insomma, un disastro.
Le procure hanno iniziato ad aprire le inchieste. Sette solo nella zona di Ivrea. Ma si stanno aprendo i fascicoli a Torino, Cuneo, Novara. Cirio cerca di uscire dall’angolo accusando le giunte di centrosinistra di avergli lasciato una sanità in ginocchio. Sergio Chiamparino, suo predecessore, allarga le braccia: «Scarica il barile sugli altri per nascondere la sua incapacità».