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 2020  aprile 16 Giovedì calendario

Test sierologici per 150mila italiani

La Fase due, quella delle riaperture graduali, potrà contare finalmente sui test sierologici, rapidi esami del sangue – per alcuni basta una goccia da applicare a uno stick – che saranno effettuati su 150mila italiani per studiare la “sieroprevalenza”, capire cioè quanto si è diffuso in Italia il Covid. 
Le aziende sono intenzionate ad usarli da settimane,e per questo hanno già iniziato a farne richiesta ai produttori. Gli stessi test, infatti, se ripetuti per tre volte a distanza di 5 giorni uno dall’altro, sono anche in grado di dire se gli anticorpi si sono sviluppati o meno, e quindi se una persona è immune al coronavirus o no. In caso di presenza di anticorpi bisognerebbe poi verificare con un tampone vero e proprio se il virus è stato superato o se è ancora attivo, come ieri ha spiegato Ranieri Guerra dell’Oms che per i lavoratori ha indicato la necessità di usare sia i test che i tamponi. Ma questi test possono essere evidentemente già un primo filtro favorendo molto la vita aziendale nella Fase 2. L’aspetto pratico del kit rapido è che ogni impresa potrà organizzarsi autonomamente con un pool di medici interni, senza ricorrere ai laboratori. 
Ieri intanto Palazzo Chigi ha autorizzato il commissario Domenico Arcuri ad avviare la procedura di acquisto dei 150mila kit il cui bando – probabilmente attraverso Consip – sarà pubblicato nei prossimi giorni, con il Comitato tecnico scientifico che sempre ieri ha definito le caratteristiche dei test sierologici da utilizzare per la campagna nazionale. 
Quello che il governo dovrebbe scegliere non sarà però il test rapido con la goccia di sangue, ma quello più evoluto fatto con il prelievo di sangue e un processo di laboratorio, pronto dopo qualche giorno. Se indicativamente il kit rapido ha un’affidabilità pù bassa, a detta delle aziende produttrici, l’ultimo è più preciso.
La short list del Governo
Ora il Comitato tecnico scientifico ha messo sotto la lente una ventina di test: è rimasta una short list di 3-4, tra i quali c’è anche quello italiano sviluppato da Diasorin con il Policlinico San Matteo, lo stesso a cui ha dato l’incarico anche la Regione Lombardia. Tra questi si sceglierà il kit più affidabile. 
La campagna nazionale partirà con i primi prelievi tra 2-3 settimane, e arriva dopo un ampio ricorso a questi test rapidi da parte di diverse Regioni, che da settimane chiedono indicazioni univoche dal Governo. Ma anche diverse aziende, nel vuoto di indicazioni nazionali per il loro uso nei luoghi di lavoro, stanno facendo da battistrada. In alcuni casi hanno cominciato ad utilizzarli sui propri dipendenti che, se d’accordo a sottoporsi a questo esame, ricevono una sorta di patente di immunità per il ritorno al lavoro. È il caso della Ferrari, la società Rfi di Ferrovie dello Stato, Confindustria Emilia Romagna, Lombardia e Campania, un comparto di Telecom, molte aziende del settore automotive, più altre Pmi di varie dimensioni in tutta Italia. Non mancano anche i laboratori privati che in alcune città come Milano li propongono ai cittadini a costi di qualche decina di euro.
La campagna nazionale
La campagna sarà effettuata a campione sulla popolazione italiana per avere un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus. Il campione definito con l’Istat comprenderà circa 150mila cittadini, divisi per sei fasce di età, genere, profili professionali e aree geografiche che dovrà essere il più rappresentativo possibile. Si potrà così avere il polso della pervasività del virus a livello territoriale ma anche in relazione ai diversi settori, definendo un profilo di rischio dei lavoratori in vista della fase 2 di riapertura del Paese a maggio. 
Regioni e Comuni già in pista
Regioni e città già hanno iniziato a procedere per proprio conto. La Toscana ha appena annunciato un accordo con 61 laboratori privati che permetterà di effettuare test sierologici per 400mila persone, una metà destinata agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine e l’altra metà ai lavoratori delle filiere strategiche e di distretti rimasti aperti, come quello della carta della Lucchesia. Nel Lazio nei prossimi giorni partirà una campagna con 300mila test per tutto il personale sanitario, le Rsa e le forze dell’ordine. 
La scelta della Lombardia
In Lombardia, invece, saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, ma solo dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro, con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi. 
A questo si sommano le iniziative dei comuni: Robbio, nel pavese, ha proposto ai cittadini un test sierologico di massa su base volontaria, come sta già avvenendo a Cisliano, nel Milanese. 
La Regione Lombardia, a differenza di altre realtà dove si stanno già utilizzando questi test (come il Veneto e la Toscana), ha deciso di aspettare ancora, per lavorare in esclusiva con la Diasorin, scelta con affidamento diretto dopo la sperimentazione al San Matteo di Pavia. Inizialmente aveva pensato ad una gara: è stata aperta lunedì 6 aprile, ma già il 7 aprile è stata annullata, rimandando i partecipanti ad eventuali chiarimenti. Subito dopo la decisione di affidarsi alla Diasorin, che produce test con prelievo di sangue, da processare in laboratorio, e che a fine mese dovrebbe proporre anche un macchinario innovativo in grado di leggere centinaia di test al giorno (a cui stanno lavorando anche altre aziende come la concorrente TechnoGenetics di Lodi).
Le aziende battistrada
Dal Governo e dal Comitato tecnico scientifico per ora non è arrivata nessuna indicazione o divieto di utilizzo di questi test tra i lavoratori. E così nel vuoto normativo diverse aziende hanno cominciato ad attrezzarsi: la Ducati si è detta pronta a impiegarli, mentre la Ferrari già li sta utilizzando sui primi dipendenti con l’idea di estenderli anche ai familiari. Altra azienda pilota è la veneta Tecnostrutture specializzata nella produzione di travi e pilastri in acciaio, che sta sperimentando i test sui collaboratori impegnati nei cantieri.