Il Sole 24 Ore, 16 aprile 2020
Perché il Mes pandemico conviene all’Italia
Più conveniente e più veloce rispetto alla raccolta tramite titolo di Stato. Più leggero, per la gestione del debito pubblico nazionale, rispetto al collocamento di bond governativi sul mercato, in asta o con sindacazione. Di scopo, cioè mirato esclusivamente a finanziare l’extra-spesa sanitaria da Covid-19 diretta e indiretta pari al 2% del Pil. Senza le vecchie condizionalità per correggere squilibri macroeconomici, senza la vigilanza di una troika, senza controlli sulla tenuta dei conti pubblici o all’implementazione di riforme strutturali. Sono questi i capisaldi dell’accordo politico raggiunto dall’Eurogruppo sul nuovo prestito Eccl per la crisi pandemica (Pandemic crisis support) che il Meccanismo europeo di stabilità potrà mettere a disposizione dei 19 Stati dell’area dell’euro nell’arco di qualche settimana. Un accordo quadro che sarà ratificato la prossima settimana dai capi di Stato e di governo, forse con l’aggiunta di contenuti più specifici.
Mancano infatti numerosi dettagli di questo speciale prestito anti-Covid-19, che non ha precedenti in quanto aggiunge alla cassetta degli attrezzi del Mes un finanziamento ad hoc, tagliato su misura per l’emergenza senza precedenti della pandemia del coronavirus, attingendo a 240 miliardi della potenza di fuoco da 410 miliardi del fondo anti-crisi.
Restano ancora da definirsi dettagli non secondari: la durata della nuova Eccl, che potrebbe essere di cinque o dieci anni; le commissioni che saranno applicate dal Mes (sia pur estremamente contenute); il piano di rimborso, con o senza periodo di grazia; le tipologie di spesa pubblica diretta e indiretta legata al settore sanitario; riferimenti più specifici alla natura eccezionale del prestito, e alla sua condizionalità minima, che decadrà quando la pandemia sarà sotto controllo, con il ritorno a una normalità che però è al momento imprevedibile.
Il tutto dovrà essere definito quanto più velocemente possibile dal consiglio dei governatori (Board of Governors) del Mes, composto dai ministri delle finanze dei 19 e presieduto dal presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno: che si riunirà dopo il vertice del Consiglio europeo. Non da ultimo, la nuova linea di credito pandemica Eccl avrà bisogno del disco verde finale di alcuni parlamenti, di sicuro in Germania e in Olanda. L’accordo politico raggiunto dai ministri delle finanze dell’Eurogruppo e poi ratificato dai capi di Stato e di governo sarà tale da sgombrare il campo da colpi di scena, al contrario garantirà l’ok in corsia accelerata.
Il principio di base politico della nuova linea di credito Eccl pandemica è quello della solidarietà: lo shock simmetrico del coronavirus, che colpisce in eguale misura gli Stati dell’area dell’euro, sta provocando impatti asimmetrici – tanto sui sistemi sanitari quanto economici – su Paesi che non hanno gli stessi spazi di manovra fiscale per fronteggiare l’emergenza. Ed è questo squilibrio che dovrà, nell’immediato, essere corretto dalla linea di credito pandemica messa a disposizione soprattutto per gli Stati più danneggiati dal coronavirus e con meno mezzi finanziari pubblici per contenere i danni economici e sociali dell’epidemia.
La convenienza della Eccl pandemica, rispetto al titolo di Stato, è quel che il Mes può offrire. Innanzitutto il basso costo del finanziamento: il Mes, con il suo rating AAA, si finanzia sul mercato emettendo bond a condizioni molto più vantaggiose di quelle della gran parte dei 19 Stati, l’Italia tra questi: il costo della raccolta estremamente basso del Mes viene trasferito agli Stati che usano questa linea di credito. Il Mes si finanzia a dieci anni allo 0% (l’Italia viaggia attorno al 2%) e a cinque anni a -0,30%.
Un altro vantaggio indiscusso della Eccl pandemica è il fatto che uno Stato può richiedere e ottenere velocemente un maxi-importo pari al 2% del Pil, per l’Italia 36 miliardi circa. Un ammontare che neanche il BTp Italia di maggior successo emesso finora mai è riuscito a incassare in un solo colpo. Per raccogliere 36 miliardi il Tesoro deve passare attraverso il mercato primario, con collocamento di nuovi BTp in asta o tramite sindacazione, di regola per 4 miliardi a operazione: anche se la Bce, con il suo programma pandemico di acquisti PEPP, è pronta a rastrellarne una grossa fetta. La Eccl pandemica, infine, alleggerisce lo stock del debito pubblico negoziabile, cioè la consistenza dei titoli di Stato in circolazione. Aiuta cioè a non sovraccaricare il programma di aste e collocamenti di titoli di Stato nazionali da ora a fine anno per finanziare l’extra-deficit provocato dalla crisi del virus. La linea di credito Eccl resta un prestito, non è uno stanziamento a fondo perduto, e come tale aumenta lo stock del debito pubblico e va rimborsato, puntualmente e integralmente.