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 2020  aprile 15 Mercoledì calendario

Eni il M5S si arrende: Descalzi tris

Si può dire in tanti modi, ma il più semplice è pure il più efficace: i Cinque Stelle hanno ormai accettato, senza neanche brontolare troppo, la conferma di Claudio Descalzi per il terzo mandato in Eni. Hanno preso atto del clima prevalente che vuole, dal Colle al Partito democratico fino a pezzi dell’alta burocrazia, il nullaosta al manager. E gli spianano laicamente la strada in cambio della presidenza.
Descalzi è imputato a Milano per corruzione internazionale per la super tangente da oltre 1 miliardo pagata a politici nigeriani e a uno stuolo di mediatori internazionali per il giacimento Opl 245. È anche indagato per un gigantesco conflitto d’interessi in Congo, dove società controllate dalla moglie, Marie Madeleine Ingoba, hanno fornito a Eni servizi logistici per oltre 300 milioni di dollari. Secondo i pm, i vertici dell’Eni avrebbero poi commissionato una complessa manovra di illeciti penali per depistare le inchieste milanesi. Per questa ragione sarà difficilmente accettato, almeno in maniera così supina, l’alibi dell’emergenza Covid 19 con cui il M5S proverà a rendere più digeribile la sconfitta politica.
Ma su Descalzi non sembrano esserci rimpianti. Si attende soltanto la scelta dei vertici, nuovi o vecchi, delle società a controllo statale, prevista entro lunedì prossimo con le liste presentate dall’azionista Tesoro col timbro di Palazzo Chigi e dei partiti che sorreggono l’esecutivo di Giuseppe Conte.
I Cinque Stelle sono immersi nelle trattative interne – tra le varie anime più o meno a disagio con il primo banco di potere – e concentrati verso le trattative esterne con il Pd di Nicola Zingaretti e Italia Viva di Matteo Renzi. Oggi ci sono le riunioni di coalizione, e la tradizionale tensione sarà distillata sino all’ultimo istante prima del varo dei cda. I Cinque Stelle, allenati dall’ex capo Luigi Di Maio e preparati dal sottosegretario Riccardo Fraccaro, più qualche comparsa che scalpita nelle retrovie, partono sconfitti su Descalzi e con un limite, inviolabile, all’intervento: gli amministratori delegati vanno tutti verso la riconferma e devono quindi accontentarsi – accapigliandosi – delle presidenze.
Quella più rilevante, ovvio, riguarda sempre l’Eni. Descalzi ha raggiunto un tale livello di sicurezza del risultato che può permettersi addirittura di respingere alcune ipotesi per la presidenza – tipo Gianni De Gennaro (adesso in Leonardo) o Luciano Carta (Aise, i servizi segreti) – ritenute troppo “forti” e di sicuro allarmanti per il sistema di potere che il manager ha costruito attorno a sé. Tanto che Desclazi ha persino accarezzato la suggestione di proseguire con Emma Marcegaglia, ma è sembrata davvero una battuta infelice. Per non intimorire Descalzi, e per non lasciare spazio ai dem, i Cinque Stelle propendono per figure di competenza, più tecniche, ma di esperienze diverse: è quello di Lucia Calvosa, ex Mps e Tim, oggi nel cda di Seif (l’azienda che edita Il Fatto), il nome indicato dai pentastellati.
L’alternanza di genere sarà replicata in altre società: in Enel, dove non ci sono variazioni con l’amministratore delegato Francesco Starace e la presidente Patrizia Grieco; in Poste con l’ad Matteo Del Fante che potrebbe assistere all’addio di Bianca Maria Farina. Per il cda di Poste si parla di Costanza Esclapon, comunicatrice con una carriera in Banca Intesa, poi Wind, Rai e Alitalia, ex cda di Mediaset, spesso con Luigi Gubitosi (Tim). È un’idea che circola tra i Cinque Stelle. Al momento la presidenza, però, sembra prenotata da Palazzo Chigi, che ha deciso di aver l’ultima parola per quella casella. All’alba del fu governo gialloverde Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, (l’ex Finmeccanica), sembrava destinato a un unico mandato, invece ha recuperato e si è rafforzato con l’arrivo dei dem in maggioranza, anche se Renzi lo osteggia dal principio, ma con un’influenza ridotta. Anche perché i partner di governo considerano in gran parte soddisfatti i suoi diritti spartitori con la conferma di Starace in Enel. Alle spalle di Profumo si affollano le candidature. Il nome più gettonato è quello di Giuseppe Giordo, oggi in Fincantieri, ed ex manager di Leonardo dove è stato capo di Alenia, silurato nel 2017 da Mauro Moretti. Per la presidenza il nome è quello di Carta. La partita si gioca nella triangolazione tra i servizi, il mondo della Difesa e i dem, con il Quirinale osservatore attento e i 5Stelle che possono riservarsi solo gradimenti.
La partita vera entrerà nel vivo in settimana. Il Pd incassa quasi tutto quel che ha chiesto, e per questo i 5Stelle, pur sempre azionisti di maggioranza del governo, cercheranno di rosicchiare caselle. In Terna, la società dei cavi elettrici, per dire, è quasi certo l’arrivo di Stefano Donnarumma (ora nella romana Acea) e per Enav, società quotata del trasporto aereo, puntano sull’ad di Atac Paolo Simioni. Lo scontro vero è però sul Montepaschi, dove i vertici del Tesoro si sono messi di traverso alla scelta dei 5Stelle per l’ex ad del Creval, Mauro Selvetti.