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 2020  aprile 14 Martedì calendario

Il Covid-19 e l’Africa

La Human Rights Watch, una Ong statunitense, ha scritto che la «tempesta» del Covid-19 sta per abbattersi sull’Africa. Le sue conseguenze economiche, a quanto pare, hanno deciso di bruciare le tappe. La World Bank ha stimato che l’epidemia di coronavirus, oggi propagata in 52 dei 55 Paesi del Continente, produrrà un crollo del Pil dell’Africa sub-sahariana compreso tra il -2,1 e il -5,1% nel 2020. La prima recessione negli ultimi 25 anni, invertendo la rotta delle economie più toniche e aggravando le fragilità di quelle già vacillanti prima dello scoppio della pandemia. Il bilancio del coronavirus sul Continente sembra ancora modesto, con 14.527 casi accertati e 790 vittime, ma le statistiche offrono un quadro parziale. L’impatto economico lascia ancora meno margini di interpretazione. 
Sempre secondo la World Bank, il Covid-19 può comportare perdite di output fra i 37 e i 79 miliardi di dollari Usa “grazie” a un effetto domino che include riduzione dell’export di materie prime, fuga dei capitali stranieri e degli investimenti esteri diretti e il crollo di settori come l’aviazione (i vettori africani hanno già perso oltre 4 miliardi di dollari) e il turismo, filone che arriva a valere oltre un terzo del Pil di alcuni Paesi. Senza contare l’agricoltura, in balìa di un rischio di contrazione che oscilla tra il -2,6% al -7% alla sua produzione complessiva. 
A soffrire di più potrebbero essere i motori economici del Continente e le economie vincolate ad attività estrattive come il petrolio, la risorsa che vale il 40% dell’export continentale, già affossato dal crollo dei prezzi del greggio e le frizioni interne al cartello dei produttori Opec. La banca di investimento Goldman Sachs prevede che il Pil possa inabissarsi fino a picchi del -9% in Angola e Zambia, del -6% in Sudafrica (dove il lockdown ha paralizzato le miniere) e del -4% in Nigeria. 
Le misure di stimolo
Ora i governi dovranno anche mettere in conto la ricerca di risorse economiche per fronteggiare la crisi. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa stima che l’epidemia comporti sforzi nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari in spese sanitarie aggiuntive e ha auspicato un primo pacchetto di stimoli per almeno 100 miliardi di dollari. Un’esigenza che si scontra con la difficoltà di diverse economie africane di ottenere nuovi prestiti, dopo che il debito pubblico medio si è gonfiato fino a una media del 59% del Pil tra 2010 e 2019 e anche l’affidabilità creditizia di giganti (relativi) come il Sudafrica è stata tagliata al livello spazzatura dalle principali agenzie di rating. 
Eppure c’è chi vede nella crisi del Covid-19 un’occasione di riscatto per le economie e le società dell’Africa subsahariana. Jonathan Said del Tony Blair Institute, un centro studi, spiega che lo shock ereditato dalla crisi potrebbe costringere a un cambio di mentalità e strategie. La battuta d’arresto dell’economia globale ha messo in risalto la dipendenza eccessiva dell’economia africana e l’urgenza di un’industrializzazione: «Questa crisi – dice – potrebbe portare nuove élite a una spinta maggiore su industrializzazione, manifattura e tecnologie agricole per ridurre la dipendenza da materie prime e partner esterni. L’Africa ha bisogno di essere autonoma». 
«Un’Africa autonoma»
Se prima si pensava che «la materie prime sarebbero bastate per sempre», dice Said, i contraccolpi del Covid-19 stanno già dimostrando che non è così. Non si tratterebbe, ovviamente, di un risveglio immediato. Se i governi africani hanno risposto all’emergenza in maniera anche più tempestiva di quelli europei, con la chiusura delle frontiere, la crisi lascerà i suoi segni in un quadro che nasceva già complicati. Le economie di giganti come la Nigeria e il Sudafrica versavano in condizioni di instabilità.
Il terrorismo jihadista prolifera nel Sahel e sta iniziando ad attecchire anche in Mozambico, con rischi di propagazione nell’Africa australe. Il Corno d’Africa è in balìa di un’invasione di locuste finita quasi in sordina per via dell’epidemia di coronavirus, ma dagli effetti catastrofici. Sullo sfondo la Cina continua la sua penetrazione grazia a una massiccia campagna di auto-promozione dei suoi aiuti, anche se con qualche incidente di troppo. Prima della «rinascita», bisognerà pensare anche a quello.