Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2020
Il triumvirato che decide le sorti dell’energia globale
Quattro giorni di negoziati hanno cambiato il mercato del petrolio, rendendolo forse più resistente ai colpi del coronavirus – grazie ai maxi tagli di produzione approvati nel weekend – ma anche meno trasparente.
Del controllo dell’offerta si è incaricato di fatto un improbabile triumvirato costituito da Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita, che ha costruito una rete di accordi mentre le borse erano chiuse per le festività pasquali e attraverso trattative che si sono svolte (e continueranno a svolgersi) soprattutto in forma riservata.
Ogni fase critica è stata superata con giri di telefonate fra Donald Trump, Vladimir Putin e re Salman, un terzetto di leader dalla personalità forte e poco propensa a compromessi che non siano giustificati da un tornaconto personale. Tutti gli altri hanno agito come comparse, o al massimo come attori non protagonisti, nella grande recita che ha portato al primo taglio “globale” dell’offerta (più che della produzione) di petrolio nella storia.
Nel corso della domenica di Pasqua l’Opec Plus ha finalmente sancito in modo ufficiale un taglio delle estrazioni di greggio da 9,7 milioni di barili al giorno (doveva essere 10 mbg, ma per uscire dall’impasse è stato necessario cedere ai “capricci” del Messico).
Il ministro saudita Abdulaziz bin Salman – il più intransigente durante le trattative, dicono i rumors – è stato ammorbidito da pressioni arrivate dall’alto: le telefonate del padre (il re Salman) con Trump e Putin hanno saputo smuovere le acque. Lo stesso Abdulaziz ha dichiarato alla Reuters che Riad, insieme a Emirati arabi e Kuwait, taglierà 2 mbg extra perché i tre Paesi del Golfo Persico ad aprile si erano messi a pompare più degli altri.
Il ministri dell’Opec PLus danno intanto per certo che arriverà un graduale contributo ai tagli di 3,,7 mbg dai Paesi esterni – come Usa, Canada, Brasile e Norvegia – anche se non è chiaro se (e nel caso con quali modalità) verrà formalizzato. Inoltre ci si attende che l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) presenti un piano di collaborazione dei Paesi consumatori: accumulo di scorte strategiche, per aiutare a ridurre il surplus di petrolio dovuto al coronavirus. Il risultato finale dovrebbe essere un taglio da 19-20 mbg, un quinto dell’offerta globale. Ma un documento ufficiale che definisca gli impegni di ciascuno al di fuori dell’Opec Plus forse non vedrà mai la luce.
La pandemia crea un ottimo alibi per agire dietro le quinte. Il vertice Opec Plus e la riunione del G20 Energia si sono svolti in videoconferenza, ancora più lontano dallo sguardo dei media (e dunque dell’opinione pubblica) di quanto accada di solito. L’Opec Plus ha comunicato fin d’ora che sarà virtuale anche il prossimo meeting, il 10 giugno.
Ma ad essere tagliati fuori non sono soltanto i media. I Paesi europei probabilmente non verranno più informati di quello che accade, dopo l’esperienza del G20 Energia: la Ue – per timore di veder ammaccate le credenziali di alfiere della green economy – ha ottenuto che dal comunicato finale fosse espulso ogni riferimento al petrolio. La sua rischia di essere una vittoria di Pirro. D’ora in poi, c’è da scommetterci, Bruxelles non riceverà nemmeno telefonate di cortesia dal triumvirato del petrolio. Ma i Paesi europei saranno comunque indotti a “dare una mano” facendo scorta di barili. Meglio se americani, sauditi o russi.