Corriere della Sera, 14 aprile 2020
La sorella di Kim torna a brillare
Brilla a Pyongyang la stella Kim Yo-jong. Il nome della sorella minore di Kim Jong-un compare nell’elenco dei membri del Politburo del partito dei lavoratori. C’è stato un rimpasto: 5 dei 13 componenti sono stati sostituiti e sorella Kim è stata inserita come «membro a rotazione». Materia per analisti di intelligence, sottile e oscura. Perché in ogni atto pubblico del regime nordcoreano c’è un segnale. Per Kim Yo-jong si tratta di un ritorno: era entrata nel Politburo nell’ottobre 2017. A inizio 2018 fu mandata a Seul ad annunciare la sospensione dei test missilistici, la partecipazione nordcoreana alle Olimpiadi invernali al Sud. Accompagnò il fratello al primo vertice con Trump, lustrando la penna con cui fu firmato il documento di amicizia tra i due. E fu anche ad Hanoi, nel febbraio 2019. Ma allora Trump si alzò dal tavolo e disse che l’amico Kim stava bluffando. Poche settimane dopo, il nome della sorella fu depennato dal Politburo. Kim era scontento per il lavoro diplomatico di Yo-jong? O voleva chiudere il canale di dialogo? Non si sa.
Sta di fatto che la signora tornò nell’ombra. Per uscirne nuovamente lo scorso ottobre: cavalcò dietro il fratello sul sacro Monte Paektu. Se mai era stata davvero ridimensionata, Yo-jong era rientrata in prima fila. A marzo un nuovo segnale del suo ruolo importante: la signora ha firmato per la prima volta un documento. Un insulto contro la Sud Corea, definita «Cane spaventato che abbaia in modo idiota». Nuova dichiarazione di Yo-jong pochi giorni dopo, per annunciare che Trump aveva mandato una lettera di auguri al Rispettato Maresciallo. Ora la nuova promozione nel Politburo. Il grande fratello Kim vuole far sapere a sudcoreani e americani che se hanno nuove proposte possono farle arrivare alla sorella? O sta solo muovendo le pedine in un gioco che lo vede comunque unico protagonista?