Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  aprile 14 Martedì calendario

Il regime cinese imbavaglia i ricercatori

Ha goduto di uno spazio di (relativa) libertà. Ora quello spazio sta per essere chiuso. La scienza cinese è costretta a fare un passo indietro. La rivelazione arriva dalla Cnn: le ricerche accademiche sull’origine del virus, prodotte nel gigante asiatico, dovranno essere “filtrate”. Lo stabilisce una direttiva del governo centrale, diktat subito recepito e rilanciato da due comunicazioni online pubblicate da due università cinesi, poi rimosse dal Web. In soldoni: tutto ciò che il mondo accademico cinese produrrà, da oggi in poi, deve essere controllato dal partito. E solo dopo potrà essere pubblicato. L’obiettivo? Epurare la narrazione sull’origine dell’epidemia che ha messo in ginocchio il mondo e che in Cina sta rialzando la testa: 108 nuovi contagi, di cui 98 sono “importati”. Un’operazione che serve a Pechino per scucirsi di dosso l’immagine di Paese “untore” e per indossare quella più benevola di Paese soccorritore. Ma anche per garantirsi una patente di buon operato all’interno: il consenso goduto dal partito non è affatto così monolitico. 
Il provvedimento minaccia di avere una pesantissima ricaduta nella battaglia per arginare l’epidemia. Perché fino ad oggi i contributi della comunità scientifica cinese sono stati importanti. Hanno fornito le prime chiavi di ricerca, alimentato piste di indagine. Il mondo vi ha attinto. Tutto questo rischia di prosciugarsi. Quale sarà il meccanismo che governerà la produzione dei nuovi lavori accademici? Secondo la direttiva emessa dal dipartimento scientifico del ministero della Pubblica Istruzione, «i documenti sull’origine del virus devono essere gestiti in modo rigoroso». Fissati tre livelli di approvazione. Primo filtro: i comitati accademici delle università. Secondo: il dipartimento scientifico del ministero dell’Educazione. Terzo: una task force che opererà sotto il Consiglio di Stato. Solo a quel punto sarà possibile la divulgazione. Il documento è stato pubblicato venerdì per la prima volta sul sito web dell’Università Fudan di Shanghai. Poi è stata la volta della China University of Geoscience di Wuhan. In entrambi i casi è stato poi rimosso.
Da tempo la Cina cerca di offrire versioni alternativi sull’origine del virus. Il mese scorso il ministero degli Esteri, aveva respinto la palla nel campo avversario: il virus sarebbe stato portato in Cina dai militari Usa. La partita è, insomma, tutta politica.