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 2020  aprile 12 Domenica calendario

Storia della mezza stagione

Nel 1940, Walt Disney produsse uno dei suoi più straordinari miracoli: Fantasia, un film a cartoni animati nei quali alcuni capolavori mursicali venivano eseguiti dalla Philadelphia Orchestra diretta da Leopold Stokowski e commentati da disegni di una bellezza indimenticabile. Tra gli altri, La sagra della primavera di Igor Strawinski, per illustrare la quale si era scelta la sequenza immaginaria delle origini del pianeta terra, dagli sconvolgimenti planetari ai fiumi di fuoco di un pianeta ancora ardente fino alle scaturigini della vita. 
Mi sono chiesto ripetutamente se Vanoli avesse in mente, fra le millanta altre idee che gli balenano di continuo per la testa, anche qualcuna delle scene di quell’evergreen. Certo, l’ampiezza e la gamma di risonanze culturali del suo Primavera lo darebbe a credere.
«Non è facile scrivere un libro su una stagione. E un po’ più difficile è farlo sulla primavera: periodo strano (…), per sua natura incerto: in bilico tra il gelo dell’inverno e il caldo dell’estate; periodo di colori e di profumi, di piogge e di vento, si tante cose assieme. Troppe probabilmente».
Comincio a mia volta la scheda dedicata a questo libro scippandogli le prime righe della sua «postconclusione» dedicata a Libri, storie, persone. Dietro la primavera, che mi rifiuto di umiliare definendola «bibliografia». Perché è un commento, un vademecum, un caleidoscopio d’idee e di spunti. E, con professorale perfidia, vi consiglio di leggere quelle pagine prima d’intraprender la lettura vera e propria. In questo modo la disincanterete almeno in parte: e l’invidia che provo perché lui è riuscito a scrivere un libro così sarà almeno in parte vendicata. 
D’altronde, questa è la seconda tappa della sua tetralogia dedicata alle stagioni: la prima era L’inverno, uscito nel 2018. Così, in apparenza senza sforzo e comunque in poco tempo, egli è arrivato a metà dell’opera: il più è fatto, il picco è superato, ora comincia la discesa. Eh, via, dopo le asperità invernali e l’aspro e pericoloso incanto appunto della primavera, che cosa volete che siano l’estate così piena e solare, l’autunno così morbido e vinoso col giallorosso delle sue foglie? Ci si versa un bicchiere di vino, si mette su un bel DVD di Vivaldi e il gioco è fatto. 
Con L’inverno, certo, se l’era cavata alla grande. C’era lo spleen nebbioso del novembre, poi il Natale, quindi il Carnevale. Non a caso, mi dicevo, non ha cominciato dalla prima stagione dell’anno, si è nascosto dietro il dito del calendario giuliano-gregoriano che comincia da gennaio. Ma ora comincia il difficile: fategli affrontare il risveglio aspro e misterioso della natura: basta riascoltare le prime note di Strawinski e si capisce subito. Altro che incanto botticelliano: qui c’è il risveglio dei sensi, le lotta per la vita, la volubilità del tempo incerto. «A primavera s’apre la partita», come cantava la vecchia canzone dei volontari del ’40: è la stagione dei tornei cavallereschi, tempo di fiori e di sangue. Non ce la farà, il Vanoli: non la finirà, la sua tetralogia, mica è Richard Wagner. Mollerà l’impresa, masticherà qualche miserabile scusa del tipo «Non ci sono più le mezze stagioni» e fuggirà ripetendo, con Loretta Goggi, Maledetta primavera.
E invece lui, diavolo d’un uomo, ce l’ha fatta. Mobilitando di tutto: il ritorno di Proserpina sulla terra e quello delle rondini in Europa, la quaresima, la Pasqua, la morte di Gesù e quella di Cesare, il mese mariano, la magia del color verde e quella dei fiori in boccio, il bel maggio cavalleresco e il joli  mai del Sessantotto e il Giardino dei ciliegi di Cekov e perfino i sakura, i fiori giapponesi. E dimostrando insomma alla fine, diavolo d’un uomo, che le mezze stagioni ci sono ancora eccome, che noi ce le portiamo comunque dentro con passione, alla faccia dei cambiamenti climatici. È evidente che un libro così non si riassume. Lo si legge. Si deve leggerlo.