Il Sole 24 Ore, 12 aprile 2020
Com’è cambiata Bruxelles con il virus
Oltre a una tragica scia di morti e di lutti, le pandemie mettono a soqquadro l’ordine politico e l’assetto statale. Tucidide racconta nella Guerra del Peloponneso che durante l’epidemia di tifo che falcidiò Atene nel 430 a.C. il governo della città si arrese. Secondo Boccaccio, durante la peste nera del Trecento le ronde di polizia furono sospese. Colpita dall’influenza spagnola nel 1918, Madrid decise di serrare molti uffici pubblici e di interrompere le corse dei tram. Nella Bruxelles del 2020, la tecnologia sta facendo miracoli per permettere alle istituzioni comunitarie di continuare a lavorare nonostante il Coronavirus.
Anche qui il traffico nelle strade è diminuito, il tasso di inquinamento è calato, il silenzio è ormai ovattato. Solitamente brulicante di persone, il quartiere europeo si è improvvisamente svuotato. Le migliaia di funzionari, deputati, diplomatici, lobbisti e giornalisti che ne percorrono frettolosamente le vie sono confinate a casa. Ma il lavoro prosegue al telefono, o su piattaforme informatiche. Sono stati rivisti metodi, protocolli e regolamenti. Da un mese la peculiare democrazia europea lavora da remoto. Per ora senza problemi, ma quali saranno le conseguenze di lungo termine?
Il Parlamento europeo ha cancellato le sessioni plenarie a Strasburgo; e ha tenuto a Bruxelles nei giorni scorsi la sua prima riunione per via elettronica. Con una modifica dei regolamenti, l’assemblea ha permesso solo a una manciata di parlamentari di essere presente in aula. Gli altri hanno votato per e-mail urgenti misure legislative. «Dobbiamo dimostrare ai nostri cittadini – ha detto il presidente David Sassoli – che l’Unione europea è la risposta a questa emergenza (…) Per questo è cruciale garantire la continuità operativa delle nostre istituzioni».
Nel frattempo, l’istituzione è stata costretta a interrompere le visite, ridurre la presenza dei giornalisti, rivedere il suo funzionamento. Il lungo Transatlantico bruxellese è virtualmente chiuso. Non dissimile per importanza e per numeri dall’attività lobbistica a Washington, la vita di un partecipante alla bolla bruxellese è normalmente un lungo e frenetico inanellarsi di incontri, conferenze, riunioni, caffè, tè, pranzi, cene e prime colazioni. Per i più socievoli è una manna; per altri una tortura.
La Commissione europea si è riorganizzata per rimanere pienamente operativa durante questa crisi senza precedenti. Con tre obiettivi: continuità, risultati e trasparenza, spiega Margaritis Schinas, vicepresidente dell’esecutivo comunitario. «In Commissione, tutti i nostri incontri si svolgono tramite video o teleconferenza. Anche la riunione settimanale del Collegio. Personalmente, ho scelto per motivi di sicurezza nelle comunicazioni di fare tutte le teleconferenze sui temi di mia competenza dal mio ufficio, nell’emblematico – ma al momento crudelmente vuoto – edificio Berlaymont».
Di questi tempi le chiamate quotidiane su Skype tra gli oltre 30mila funzionari comunitari sono 230mila, mentre le riunioni online sono 10mila sempre al giorno, un aumento di dieci volte rispetto al periodo precedente la crisi. Lo stesso punto stampa giornaliero ha sembianze surreali. La grande sala dai colori tenui è vuota. Dal podio parlano alcuni portavoce, altri sono collegati da casa, e le domande dei giornalisti arrivano per posta elettronica.
Il Consiglio europeo non è da meno. Racconta Maurizio Massari, l’ambasciatore che rappresenta l’Italia nei consessi comunitari, e in particolare nel Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti: «Le riunioni ministeriali sono ormai tutte per videoconferenza, anche quelle tra i capi di Stato e di governo. L’unica riunione fisica che ancora ha luogo, due o tre volte alla settimana, è quella che riunisce i ventisette ambasciatori. Temevamo, altrimenti, di lanciare un messaggio di resa. In realtà, la situazione straordinaria ci ha indotti tutti a serrare le file, anche con riunioni ristrette tra alcuni Paesi in video-conferenze».
La bolla bruxellese crea legami. Spesso i diplomatici si sono incontrati in precedenza in altre sedi, e al di là degli interessi nazionali hanno coltivato rapporti personali. «Capita che l’ambasciatore tedesco venga a seguire una riunione in video-conferenza nel mio ufficio», nota divertito il diplomatico italiano. Con una modifica dei regolamenti, gli stessi ambasciatori hanno stabilito che le decisioni ministeriali possono essere prese per iscritto e non più solo de visu - in queste settimane hanno varato tra le altre cose la missione militare Irini nel Mediterraneo centrale.
Resta da capire quanto la politica possa prendere decisioni da remoto. I dibattiti in video-conferenza sono spesso spossanti. Proprio l’ambasciatore tedesco presso l’Unione Michael Clauss ha scritto un telegramma a Berlino, di cui ha dato conto «Der Spiegel», per avvertire che anche se finora l’Unione è stata in grado di mantenere la sua capacità decisionale grazie ad adeguamenti giuridici e tecnici, la sua capacità ad agire rimarrà ampiamente limitata fino a nuovo ordine. La Germania presiederà la Ue da luglio in poi.
La fine del confinamento e il ritorno alla normalità non sono ancora prevedibili, ma come non chiedersi quali conseguenze lascerà la pandemia sul fronte politico? Tornando a Tucidide, lo storico greco attribuì all’epidemia di tifo la sconfitta di Atene contro Sparta. Da Ginevra, Thomas Fitzsimons, portavoce dell’Unione inter-parlamentare, nota che l’insolita situazione giunge mentre la democrazia rappresentativa è sotto attacco; cresce il desiderio (o l’illusione) della democrazia diretta o addirittura la tentazione autoritaria, come in Ungheria: «Per molte assemblee il lavoro da remoto è un campanello d’allarme». Due sono le principali funzioni di un Parlamento: quella legislativa e quella di controllo del governo. Quanto pesa e peserà il confinamento?
«Faccio un parallelo con il Coronavirus», riassume Nicola Lupi, professore di diritto delle assemblee elettive alla Luiss di Roma. «Se l’organismo è in buona salute, il virus ha vita generalmente più difficile. Nello stesso modo, se l’istituzione è robusta ed è stata lungimirante, allora la situazione straordinaria potrebbe accelerare cambiamenti positivi».
La pandemia di queste settimane giunge mentre il Parlamento europeo sta assumendo un ruolo sempre più cruciale nell’iter politico. Nel loro ambito, lo stesso non può dirsi per altre assemblee, da Budapest a Roma.