Corriere della Sera, 12 aprile 2020
La nuova corsa all’oro nell’Amazzonia
Nell’Amazzonia brasiliana è partita la nuova corsa all’oro, bene rifugio per eccellenza in periodi di incertezza come quelli che stiamo vivendo. «In soli tre mesi il prezzo dell’oro è aumentato di un terzo, da 40 a 53 euro al grammo – avverte Greenpeace Brasile —. L’impegno del governo di Jair Bolsonaro per soddisfare le esigenze del settore minerario, consentendo lo sfruttamento nelle terre indigene e legalizzando migliaia di miniere d’oro illegali è allarmante». Almeno 18 territori indigeni sono invasi dai minatori, o «garimpeiros», tra cui le riserve dei Munduruku e degli Yanomami. Popolazioni che presentano spaventosi livelli di contaminazione da mercurio, che viene utilizzato per estrarre l’oro e poi finisce nelle falde acquifere circostanti. «L’anno scorso sono stati distrutti 9.762 chilometri quadrati di foresta, pari all’estensione della Puglia, e il 30 per cento in più rispetto al 2018 – spiega Martina Borghi, responsabile foreste di Greenpeace Italia —. Tale scempio è in gran parte dovuto all’agribusiness e alla ricerca di legname ma l’aumento del prezzo dell’oro a causa della pandemia provocherà sicuramente un ulteriore disboscamento dovuto all’azione dei garimpeiros». Il Coordinamento delle organizzazioni indigene nell’Amazzonia brasiliana (Coiab) ha chiesto il 24 marzo al governo Bolsonaro di interrompere le operazioni nelle miniere d’oro e di garantire la protezione dei territori indigeni dalla pandemia Covid, e quindi da un probabile nuovo genocidio. Un appello inascoltato, secondo alcune testimonianze. Nello Stato del Parà, epicentro dell’industria illegale dell’oro in Brasile, è stato decretato un «lockdown» molto parziale: ristoranti e bar sono chiusi per ridurre al minimo la diffusione del coronavirus, ma nelle zone minerarie di Novo Progresso e Itaituba la polizia chiude un occhio e i ritrovi dei «garimpeiros» rimangono aperti. «Scuole, chiese e centri commerciali sono chiusi per decreto nazionale, ma le officine che vendono pezzi di ricambio e riparano gli escavatori utilizzati nella fiorente industria mineraria sono aperte – riporta il sito di news di Greenpeace Unhearted —. Lo stesso avviene nello Stato di Rondonia, dove i negozi che vendono e noleggiano motoseghe e altre attrezzature nelle città di Ji Paraná, Ariquemes ed Espigão do Oeste continuano a lavorare a pieno ritmo». Le politiche di Bolsonaro e ora la pandemia limitano le già difficili operazioni di controllo delle agenzie ambientali. Senza contare che la presenza dei «garimpeiros» da sempre scatena fenomeni di degrado sociale, prostituzione e traffico di droga. Il terreno ideale per la diffusione di un virus come Covid-19.