Corriere della Sera, 12 aprile 2020
Il virus si è spostato con i tir?
«Il virus ha viaggiato in autostrada» è il teorema di Giovanni Sebastiani, ricercatore dell’Istituto per le applicazioni del calcolo «Mauro Picone», del Cnr, che ha appena pubblicato sul tema un articolo sul sito Scienzainrete.
E come ha viaggiato il virus in autostrada?
«Probabilmente si è spostato col traffico degli autotrasportatori e sarebbe interessante verificare la frequenza dei contagi in questa categoria. Meno probabile che il veicolo siano state le automobili private. Siamo giunti a queste conclusioni sulla base di due evidenze».
Qual è la prima?
«Abbiamo osservato all’interno della penisola la distribuzione delle province più colpite in termini di contagi. Si distribuivano tutte quante su 4 direttrici autostradali di carattere internazionale: la E35 da Milano a Napoli (meglio conosciuta come A1), la E70 da Torino a Venezia, poi altre due direttrici più brevi ma caratterizzate da grande traffico, la A22 Modena-Trento-Bolzano, infine la E55 da Bologna ad Ancona. Il 5 aprile solo le province di Piacenza e Cremona superavano l’1% dei contagiati. Il capoluogo della prima si trova nell’intersezione tra E35 e E70, per la seconda a 40 chilometri dal primo lungo la E70. Non è casuale che siano posizionate lungo arterie così trafficate».
La seconda evidenza?
«Abbiamo determinato la distribuzione nello spazio delle province più colpite che hanno avuto la stessa evoluzione nazionale raddoppiando il numero dei positivi osservati in certe date dal 6 al 25 marzo, giorno di massima velocità di propagazione. Tra esse troviamo Milano, Venezia e Pesaro, lontane tra loro ma unite da grandi direttrici».
Lavora pure sulla letalità?
«Quella apparente – vale a dire il numero di morti diviso per il numero totale dei contagiati, in pratica sottostimati – è superiore al 12% con variazioni notevoli. Ad esempio il Veneto, tra le più colpite come numero di contagiati, è sotto il 6% ed anche per mortalità è un ottavo della Lombardia che ha letalità attorno al 18%. Le differenze tra le province sono ancora maggiori. È difficile spiegare la causa di queste diversità. Per quanto riguarda il Veneto credo che il grado di ospedalizzazione possa essere una delle spiegazioni. Qui la percentuale dei ricoverati è stata la metà della Lombardia, significa che sono state fatte scelte strategiche molto buone e che la fase emergenziale è stata meglio gestita evitando che i pazienti non Covid-19 arrivassero nei nosocomi, dove le infezioni trovano terreno fertile».
Ha pubblicato sul «European Journal of Epidemiology» lo studio di un modello matematico per quantificare l’epidemia. Conferma la frenata?
«Fino a ieri 98 province sul totale delle 107 italiane avevano superato il picco. Col nostro modello possiamo prevedere quando arriveremo alla stabilizzazione della curva o quando il tasso dei contagiati sarà sceso a livelli trascurabili. Le posso dire che, molto probabilmente, Perugia entro una settimana avrà controllato l’epidemia e che da fine aprile a fine maggio in tutte le regioni il numero dei nuovi casi al giorno sarà prossimo allo zero».