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 2020  aprile 11 Sabato calendario

Buffon non si ritira

Il calcio è fermo, ma Gigi Buffon va avanti un’altra stagione, per scrivere nuovi record, per festeggiare i 25 anni in campo (a novembre) e per spingere più in là il pensiero del futuro. Il contratto con la Juve doveva essere rinnovato in queste settimane, assieme a quello di capitan Chiellini (che potrebbe firmare fino al 2022), ma l’emergenza detta l’agenda, per cui se ne parlerà quando tornerà una parvenza di normalità. I segnali però sono chiari. E la situazione che si è creata aumenta la voglia di continuare a giocare. «Non smetto perché sto bene – ha spiegato Gigi a Juventus.tv –. E per avere rispetto dei sogni che avevo da bambino. A quell’età mi sarei emozionato anche se mi avessero detto che sarei diventato un portiere di serie C…».
Si fa per dire, ovviamente, perché il sogno di Buffon – appena si è convertito da centrocampista a portiere, folgorato da N’Kono a Italia ‘90 – è sempre stato quello di diventare il migliore del mondo, non per presunzione, ma per quella sana follia che è ancora il suo vero segreto. Fin dal giorno del famoso debutto a 17 anni in Parma-Milan 0-0, quando gli fu chiesto della sua parentela con Lorenzo Buffon (cugino del padre) e di eventuali consigli ricevuti da lui: «No, non mi ha detto come si para anche perché, non per immodestia, non vado nemmeno a chiedere in giro come si para. Se posso ci arrivo da solo, altrimenti è uguale, non c’è problema…». 
Buffon ci è arrivato, eccome. Attraversando ere geologiche del calcio – da Roberto Baggio a Mbappé passando per Totti, Zidane, Messi e tutti e due i Ronaldo – senza mai perdere quella vena, che ogni tanto l’ha portato sopra le righe, è vero, ma non gli ha mai fatto perdere la naturalezza e l’istinto: le due caratteristiche che da (ex) c.t. azzurro e ovviamente da mito coi guantoni, Dino Zoff indicò all’Avvocato Agnelli quando si trattò di scegliere tra Buffon e Toldo il nuovo portiere della Juve a inizio millennio. Gigi è ancora qui, pronto a superare le 647 presenze di Paolo Maldini in serie A (già eguagliate) e a festeggiare il ventennale del matrimonio in bianconero (con la parentesi parigina di mezzo) ancora da giocatore. 
E il fatto che a 42 anni Buffon sia ancora importante per la Juve, in campo, nello spogliatoio e da uomo immagine (come nella campagna di beneficenza a sostegno della Croce Rossa, con la mascherina tricolore, assieme a Ronaldo e a Lapo Elkann), conferma qual è il suo posto nei sacri testi: «Quello di portiere più forte della storia del calcio» dice il suo preparatore alla Juve, Claudio Filippi. Parere interessato? Ovvio, ma le motivazioni vanno ascoltate: «Gigi è l’unico che è riuscito a percorrere più periodi sempre ad alti livelli. C’era il dualismo con Dida, Julio Cesar, Kahn, Casillas, Neuer... Lui c’è sempre. E questo dimostra la sua grandezza. Quando ce l’hai davanti ti rendi conto che effettivamente è molto diverso dagli altri portieri. Il suo segreto? La sua grande dote è quella mentale. Lui è fuori concorso. E gli altri portieri riconoscono questa diversità». 
La riconosceranno anche quando Buffon smetterà, c’è da crederci. Nel dubbio però lui va ancora avanti: sognando la Champions e nuovi record e rischiando anche altri gol balordi e certe critiche feroci, come accaduto contro il Sassuolo in autunno. Ma altrimenti che follia sarebbe?