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 2020  aprile 11 Sabato calendario

L’isolamento di Zucchero

«Come diceva il poeta, guardo il fiume scorrere e l’erba crescere». Il poeta non esiste, «è un modo di dire», ride Zucchero. Ma il fiume e l’erba lui li guarda veramente. Il suo isolamento da coronavirus è nella tenuta Lunisiana Soul, a Pontremoli. Un vecchio mulino riadattato immerso nel verde fra animali, orto e coltivazioni. 
Come se la passa? 
«Proprio in questi giorni era previsto il debutto del mio tour mondiale. La prima data avrebbe dovuto essere il 3 aprile a Auckland, Nuova Zelanda. L’idea di essere qui forzatamente bloccato mi mette un po’ di malinconia. Avevo proprio voglia di partire e suonare dal vivo. Immagino che non si potrà fare per un bel po’ e questo mi angoscia». 
Come la combatte? 
«Sono fortunato perché vivo immerso nel verde e non confinato in un appartamento: cammino, giro, guardo le piante e gli animali della fattoria, ma mi mancano le piccole cose. Andare al bar per un caffè, vivere la vita di piazza, vedere gli amici, fare quattro chiacchiere, discutere, parlare. Insomma le cose semplici che ti scaldano». 
Non usa la spesa come scusa per uscire? 
«No. Ma non per paura. Non ne sento la necessità in un tale momento». 
Sta con la famiglia? 
«Siamo in tre: mia moglie Francesca, mio figlio Blue e io. Le mie due figlie, Irene e Alice, vivono a 20 chilometri da qui. Ho voglia di vederle, ma bisogna essere ligi alle regole. Non si scherza. “Meglio aver paura che toccarle”, diceva mio padre. Ecco, credo che questa frase oggi dica tutto. Però ci deve essere speranza come canto nella mia ultima “La canzone che se ne va”, brano che resiste oltre le distanze, che spero si riavvicineranno presto». 
Lei ha la casa e lo studio di registrazione pieni di fogliettini minuscoli riempiti di appunti: ne sta approfittando per fare ordine? 
«Sì e no. Li raccolgo e provo a metterli a posto, ma poi ne faccio altri. Mio figlio sta studiando nella biblioteca di casa e ha spostato quelli che c’erano, c’è pure il gatto che fa casino saltando sul tavolo e il pappagallo Pipitù, ultimo arrivato, che vola libero per le stanze, non aiuta certo...». 
Suo figlio come l’ha presa? 
«Con senso di responsabilità. Si è dimostrato intelligente. Lui è uno a cui piace stare in branco, uscire tutte le sere con la compagnia... Ha smesso e non sta mugugnando. Si è preso il compito di portare armonia in casa: fa battute, scherza...». 
Cosa fate insieme? 

«Sfrutto le sue capacità tecnologiche per i momenti di intrattenimento. Io sarei rimasto a Rai1 Rai2 e Rai3... lui conosce tutte le piattaforme. Scelgo film vecchi da rivedere, lui li trova e li guardiamo insieme. E poi mi faccio consigliare da lui le serie nuove». 
Cosa state guardando? 
«I film di Tarantino di cui sono fan. Novecento di Bertolucci che parla delle mie, delle nostre radici. E poi una serie nuova, Yellowstone, con Kevin Costner: quei paesaggi mi fanno sentire a casa». 
E la musica? 
«Sento che arrivano più idee per i testi che per la musica. Al di là della tragicità del momento, c’è questo senso di inaspettato che fa sembrare tutto irreale, quasi come se fosse un incubo. Un pipistrello che ha fermato il mondo... spero che questo possa servire a rallentare la nostra corsa, a tornare a una vita più sana e tranquilla, a ridurre l’ingordigia di potere. Dove corriamo? Tanto poi la livella sistema tutti». 
Il suo cellulare custodisce un’agenda con i contatti di star internazionali. Ha sentito qualcuno?. 
«Ho scambiato qualche messaggio con Michael Stipe dopo che lui ha pubblicato quel pezzo bellissimo “Stay safe”, riguardati. E poi mi sto sentendo con Bono per una cosa nuova: lui sta lavorando alla musica e io al testo». 
Dove scrive? 
«Ogni tanto nell’autobus riadattato a monolocale dove vado a fare un pisolino. Più spesso nella torretta della House of Blues, il mio studio casalingo, da cui ho riscoperto una vista della vallata che mi ispira». 
Letture? 
«Dopo che gli amici di Topolino mi hanno fatto diventare un personaggio di un fumetto paperizzandomi con una caricatura dolcissima, ho ripreso in mano i miei vecchi albi. Il mio personaggio preferito resta Paperon de’ Paperoni: non per la ricchezza, tantomeno per l’avarizia, ma per l’ironia e il sarcasmo. E poi da buon collezionista di auto d’epoca quale sono ho tirato fuori anche pile di La Manovella che avevo accumulato nei mesi di tour e di lavorazione del disco». 
Lei è sempre caustico con il mondo della politica. Come si sta comportando la nostra classe dirigente? 

«Penso che una cosa del genere sarebbe stata difficilissima per chiunque si fosse trovato al governo. Al di là dei colori e delle opinioni politiche non mi sembra che Conte e i suoi ministri stiano lavorando male. La delusione arriva dall’Europa. Non mi aspettavo un atteggiamento così ostile da parte dell’Olanda. Credo che assieme alla Germania dovrebbe capire che in questa situazione sono necessari gli eurobond».