Avvenire, 10 aprile 2020
Biografia di Luther Blissett
Lutero da Falmouth, il bidone perfetto arrivato nel nostro calcio nell’estate 1983. Se Zico era il “Pelè bianco”, lui era il “Pelè all’incontrario”, l’attaccante che sbagliava anche i gol più facili. Nel Milan, Luther Blissett prese il posto dello scozzese Jordan. Le sue referenze erano molto buone: dall’esordio a 17 anni come centravanti del Watford, club inglese di proprietà di Elton John, fino al titolo di capocannoniere, con convocazione in nazionale e uno score di 95 gol in 245 partite. Le prime dichiarazioni del nuovo centravanti furono roboanti. «Farò più gol di Platini, diventerò l’idolo dei tifosi, mi ispiro a Gianni Rivera». Proprio l’ex Golden boy, in estate, gli consegnò la “Scarpa d’oro” di miglior bomber del football inglese. Già nelle prime uscite estive, Blissett si segnalò per alcune conclusioni in rete finite in fallo laterale. In una partita di Coppa Italia, l’anglo– giamaicano si avviò sul dischetto del rigore. Corsa decisa, conclusione potente e sfera oltre il terzo anello. L’esordio in campionato, a San Siro, fu più che incoraggiante: Lutero segnò un gol al Verona risultando tra i migliori in campo. Contro la Lazio andò in gol di testa anticipando il portiere Cacciatori: a quella rete seguì un digiuno di oltre due mesi prima della sua marcatura successiva in un rocambolesco Milan–Udinese. Per deviare la palla in rete di testa nella porta bianconera, Blissett si schiantò sul palo. Il 3–1, a 9’ dal termine, sembrò chiudere la partita ma tra i friulani brillava la stella di Zico. Il fuoriclasse brasiliano accorciò le distanze e propiziò il 3–3 finale di Causio. Le prestazioni di Blissett furono infarcite di errori grossolani. Il rendimento del numero 9, nei primi mesi del 1984, regredì a livelli di “simpatiche canaglie”, con topiche in rapida sequenza. Bastava dargli la sfera per avere risate assicurate: Luther superava in velocità un paio di avversari poi s’incartava e scodellava il pallone oltre la tribuna. In una circostanza, era un derby, a due passi dalla porta sguarnita riuscì a mettere la palla incredibilmente a lato. I tifosi, impietriti, dopo un istante di smarrimento, lasciarono partire un applauso di incoraggiamento mentre il suo allenatore, Ilario Castagner, sconsolato e rassegnato, andò a sedersi in panchina. Contro la Fiorentina, su lancio millimetrico di Verza, Blissett partì in progressione, superando anche il pallone e stramazzando al suolo nella più comica delle cadute. Al futuro portiere rossonero Giovanni Galli scappò quasi da ridere. Si capì il significato del soprannome di Blissett (“Miss it”, sbaglialo) che stava ad indicare la sua principale caratteristica: fare cilecca anche nelle palle gol più facili. Alcuni associarono l’acquisto di Blissett ad un mero scambio di persona. In realtà sarebbe dovuto arrivare un altro attaccante di colore, quel John Barnes poi messosi in evidenza con la maglia del Liverpool. Farina indicò in un giardiniere londinese la fonte del suggerimento sbagliato. Il presidente gli scrisse persino una lettera. «Caro Blissett, quando sbagli a due passi dalla porta mi sembra di sognare». In quel periodo, il Milan vinceva un derby solo quando la Santa Pasqua cadeva di giovedì. Prendendo a riferimento solo i gol mangiati, Blissett si troverebbe almeno nelle prime tre posizioni. L’ex centravanti del Watford ebbe uno scatto d’orgoglio a fine annata. Ma tre buone partite contro Torino, Pisa e Udinese non cambiarono il suo destino. Tornò al Watford, lasciando spazio a Mark Hateley, attaccante all’altezza del blasone rossonero. La carriera di Blissett si concluse nel ‘93 con il Derry City. Nell’aprile del 2007 ha fondato una scuderia automobilistica. Nella classifica dei bidoni, scaturita da un sondaggio effettuato nel 2000, Blissett giunse 2°, preceduto da Darko Pancev, il “ramarro interista” che in broccaggine superò persino il bombardiere di Falmouth. Il nome di Blissett diventerà lo pseudonimo di un collettivo letterario che nel 1999 pubblicò Q (Einaudi), romanzo storico finalista al Premio Strega. Almeno a loro, il Lutero rossonero aveva portato fortuna.