Il Post, 9 aprile 2020
Quanta febbre è febbre?
Quanta febbre è febbre? La storia di come abbiamo scoperto che la febbre non fosse di per sé una malattia, ma il sintomo di qualcos’altro, è piuttosto affascinante. Carl Reinhold August Wunderlich, medico presso l’ospedale di Lipsia (Germania) fu tra i primi ad accorgersene. Intorno alla metà dell’Ottocento, introdusse l’uso delle cartelle cliniche e della rilevazione periodica della temperatura dei pazienti, con termometri piuttosto precisi. Riteneva che in questo modo potesse tenere meglio traccia dell’evoluzione delle malattie che interessavano i suoi pazienti, rendendo possibili trattamenti più adeguati.
Wunderlich doveva essere un tipo piuttosto preciso e convincente, al punto da ottenere la collaborazione di diversi colleghi e di raccogliere nel tempo oltre 25mila misurazioni della temperatura dei pazienti. Analizzando i dati, concluse che la temperatura ideale del corpo umano fosse 37 °C, indicando un valore che sarebbe stato poi riconosciuto universalmente, e che ancora oggi viene impiegato per stabilire (con una certa approssimazione) se un paziente abbia o meno la febbre.
Tra i sintomi causati dalla COVID-19 c’è anche la febbre, che si può presentare piuttosto bassa o molto alta a seconda dei casi. Il ministero della Salute indica come principali indicatori della malattia la difficoltà a respirare e “febbre maggiore di 37,5 °C”. Il dato è naturalmente indicativo, perché come aveva notato lo stesso Wunderlich ogni persona ha una propria temperatura corporea in condizioni normali: per alcuni è un po’ più bassa di 37 °C e per altri è stabilmente più alta. Questo non implica che ci siano persone che hanno sempre la febbre, ma semplicemente che per loro gli episodi febbrili iniziano dopo qualche linea in più del termometro.
Ma allora perché ci viene la febbre?
Semplificando molto: il centro di controllo della temperatura dell’organismo – il nostro termostato – è l’ipotalamo, una struttura del sistema nervoso centrale collocata alla base del cervello. In condizioni normali usa i mezzi a sua disposizione per regolare la temperatura in base alle informazioni che gli arrivano dalle terminazioni nervose. In caso di infezioni, l’ipotalamo induce un aumento della temperatura corporea perché alcune molecole gli fanno sapere, attraverso il nostro flusso sanguigno, che c’è qualcosa che non va: che bisogna fare qualcosa per stimolare il sistema immunitario e creare un contesto più ostile a eventuali agenti infettivi (come virus e batteri).
La febbre è quindi uno dei meccanismi di difesa del nostro organismo, che nel caso di infezioni virali – come quelle determinate dal coronavirus – si attiva per creare condizioni ostili alla replicazione degli agenti infettivi. L’uso dei farmaci antipiretici (come il paracetamolo, la Tachipirina) può servire per ridurre la febbre quando questa è piuttosto elevata, ma molti medici ne sconsigliano l’assunzione nei casi in cui non sia strettamente necessario, perché si potrebbe ridurre l’efficacia della risposta immunitaria dell’organismo.
Nel Novecento abbiamo scoperto un sacco di cose sulla febbre, ma come avviene spesso con la scienza medica, ci sfuggono ancora alcuni dettagli.