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 2020  aprile 09 Giovedì calendario

Turchia infettata dai pellegrini

L’esercito limita i suoi movimenti in Siria, mentre la stampa viene censurata, i medici intimiditi: attenti a quello che dite sul coronavirus, il Sultano Recep Tayyip Erdogan vigila. Qui Turchia, dove il primo caso d’infezione da Covid-19 risale all’11 marzo scorso e dove, già il 24 marzo scorso, il timore di diventare un Paese nei guai come l’Italia, con una curva contagi in rapida ascesa erano molto alti. Al 6 aprile Ankara registra 649 morti secondo il ministro della Salute Fahrettin Koca; gli infetti sono a quota 30.217, rendendo la Turchia il nono Paese al mondo per contagi (fonte: Al-Monitor). Ansamed riferisce al 7 aprile che il numero degli internati è di 18.156 persone.Il Sultano sta facendo costruire due ospedali da duemila posti vicino agli aeroporti di Istanbul (zona rossa sigillata insieme con altre 30 città turche): saranno pronti in 45 giorni al servizio della città che più ha patito per il Covid-19; già il mese scorso il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, aveva proposto di usare l’aeroporto Ataturk (ora in disuso) come ospedale da campo. Scuole chiuse, quarantena per chi arriva dall’estero, megapacchetto economico da 14,3 miliardi di euro per sostenere le imprese turche. Pagamento delle tasse slittato in avanti di 6 mesi per una quantità di aziende tra cui retail e acciaio, logistica, trasporto, cibo e bevande, industria automobilistica, cinema e teatro, tessili, management, edilizia e hotel.
Fondo di garanzia aumentato a 50 miliardi di lire turche a tutela delle banche private, due miliardi di lire turche (285 milioni di euro) per le famiglie povere, pensioni per gli over 70 pagate direttamente a domicilio, più un mese extra ad aprile. Da notare che Erdogan ha ordinato la serrata degli uffici postali perché la gente si accalcava per prendersi la pensione fregandosene del distanziamento sociale.
A Istanbul, poi, c’è anche la politica di mezzo: Imamoglu, il sindaco, è espressione dell’opposizione e deve fare fronte al 60% delle infezioni registrate in tutta la Turchia, ma (fonte: Ahval) lo Stato si è manifestato solo in un incontro lo scorso weekend con il governatore provinciale e ad oggi il sindaco di Istanbul (o se preferite: Costantinopoli, la nuova Roma) non ha avuto la possibilità di incontrare Erdogan. Zero. Già che ci siamo: a Costantinopoli vive il 20% della popolazione turca (80 milioni), se i contagi continueranno con i rapidi tassi di crescita osservati in questi giorni, il rischio è di vedere 300 mila infetti rendendo la Turchia il primo Paese del pianeta in questo campo.
Ma perché contagi e infezioni sono esplosi così rapidamente? Su Al Jazeera parla il professor Caghan Kizil, associato di neuroscienze e genetica all’associazione Helmholtz dei centri di ricerca tedeschi: «Il fatto è che non si è bloccata la mobilità sociale. Se guardiamo alla Cina – continua – sono stati bravi perché hanno identificato i pazienti asintomatici che non mostravano sintomi d’infezione. Dopo il lockdown a Wuhan, il numero di casi causati da gente infetta non rilevata né conteggiata si sono ridotti in modo significativo». I turchi, dicono gli esperti, si sarebbero infettati importando il virus da Europa, Iran e per l’Umrah, il pellegrinaggo alle città sante di Mecca e Medina in Arabia Saudita che adesso Riyad ha proibito.
Intanto si cerca di fare fronte al virus. Mascherine gratis per tutti a carico dello Stato, coprifuoco per gli under 18: motivazioni? Non si sa. La collega Miray Erbey, su Deutsche Welle (e non è un caso che lo faccia su questa testata tedesca, avendo la Germania la principale minoranza turca d’Europa), lo ha spiegato il 6 aprile. Primo esempio: il 13 marzo scorso, quando Ankara stava già emanando le disposizioni sulla quarantena e aveva già introdotto misure per obbligare a chiudersi in casa tanti pellegrini di ritorno dalla Mecca, su Twitter erano spuntate le foto di vari sindaci e politicanti dell’Akp, il partito del Sultano, che andavano bellamente a visitare i pellegrini fregandosene delle regole sulla quarantena. Appena la cosa è stata fatta notare, le foto sono sparite. E il 18, continua implacabile Erbey, il dottor Gule Cinar, professore alla facoltà di Medicina dell’università dell’Ankara, è stato registrato di nascosto mentre in una riunione col suo staff diceva ai colleghi: guardate che gli infetti potrebbero essere a migliaia, visto che di pellegrini di ritorno dalla Mecca ce ne sono in giro a bizzeffe. Detto fatto: l’audio è finito su Twitter, la facoltà ha emanato un comunicato dicendo che Cinar avrebbe pubblicamente chiesto scusa, il medico si è esposto alla gogna. Ah: e il governo l’ha messo sotto inchiesta.
Il 26 marzo l’Associazione medica turca, la Ttb, ha annunciato che, siccome c’erano pochi kit per i tamponi, troppi risultati falsati e ritardi per ottenere le analisi, i dottori hanno deciso di affidarsi alla rilevazione della temperatura corporea per valutare se iniziare con le cure per coronavirus o no. Risultato? Morti per Covid-19 indicati come casi di «morte naturale» dal momento che i pazienti non hanno mai saputo se avessero il virus o no.
La Turchia sta rilasciando i condannati per omicidio premeditato e criminalità organizzata per alleggerire i possibili contagi nelle carceri. I giornalisti, invece, restano in galera. Proprio vero: la penna è più forte della spada. O delle 44 Magnum.