ItaliaOggi, 9 aprile 2020
Biografia di Markus Söder
È alto un centimetro più del colossale Helmut Kohl, un metro e 94, ma peserà almeno 50 chili di meno, Markus Söder, che secondo Die Zeit, potrebbe essere il Corona-Kanzler, il successore di Angela Merkel, dopo le elezioni del settembre 2021. Wer regiert, glänzt, chi sa governare brilla, è il sintetico giudizio del settimanale che, particolare molto importante, è della nordica Amburgo, dove i bavaresi sono detestati, o quasi.
Söder, 53 anni, sposato, tre figli, studi in legge, giornalista alla radio da giovane, è primo ministro della Baviera da due anni, e da uno capo della Csu, i cristianosociali che si presentano solo nel Land meridionale, il più ricco e ordinato della Germania, uno dei più ricchi d’Europa, come la nostra Lombardia, a cui è legata da stretti rapporti commerciali e culturali. Unico handicap: i primi della classe bavaresi non sono simpatici nel resto del paese. Perfino Franz-Josef Strauss fallì quando si candidò alla Cancelleria, come Edmund Stoiber.
Il coronavirus farà vincere Söder? Era il premier regionale meno amato fino all’anno scorso, oggi è il più stimato e, secondo i sondaggi, ha superato perfino Frau Angela. La Csu è un partito fratello della Cdu della Merkel, ma pur sempre un altro partito. I cristianodemocratici sono divisi, non trovano un successore alla Merkel. A Berlino si resiste alle richieste di solidarietà europee anche per timore delle reazioni in casa, e di un’avanzata dei populisti dell’AfD, nazionaisti di estrema destra. Ma il virus del populismo non dilaga in Baviera. Il fronte dei duri si incrina, grazie a Gerhard Schröder, Joschka Fischer, i verdi, perfino l’antitaliano Spiegel pubblica un severo commento a nostro favore. Ma nessuno di loro ha potere. Chi conta rimane intransigente.
L’altro fattore positivo, secondo Die Zeit, è che Söder non si vuole candidare, così parla liberamente, e i tedeschi si fidano di lui. Dice quel che pensa, agisce di conseguenza, «sempre il più veloce nell’emergenza, un passo avanti agli altri». La stragande maggioranza dei tedeschi, il 95%, è per il rigore assoluto: prima la salute, poi i soldi. E in Baviera non mancano: secondo i calcoli europei (la soglia di povertà è al 60% del reddito medio), si sarebbe poveri a Monaco con 2.400 euro lordi al mese.
La Baviera è cattolica, la Vandea tedesca, ma Söder è evangelico, il che non gli ha impedito di fare carriera. Sarebbe come se nella Napoli di San Gennaro avessero eletto un sindaco di religione valdese. È una sintesi di virtù luterane, che per noi sono, a volte, difetti, e di qualità cattoliche, a volte apprezzate anche dai prussiani. Diciamo che Söder è un pragmatico, e conosce l’arte del compromesso.
Il suo curriculum è indicativo: deputato regionale a 27 anni, poi ministro per i rapporti federali e europei, quindi ministro per l’ambiente e la sanità, infine ministro delle finanze, che a Monaco, è responsabile dello sviluppo regionale e della tutela dell’Heimat, la piccola patria locale. Come dire, responsabile del bilancio di una regione più ricca del Belgio o dell’Olanda, senza dimenticare i Lederhosen, i calzoncini di cuoio.
Il Freistaat Bayern, è orgoglioso della sua indipendenza, Monaco ha avuto un suo re fino al 1918, ma fedele alla patria tedesca. Il Bund, la federazione, è basato sulla solidarietà, le regioni più ricche aiutano le povere, al contrario di quel che credeva Bossi. La Baviera mugugna ma di fatto finanzia con 4 miliardi all’anno il deficit di Berlino, città-Stato. I bavaresi sanno che senza le forniture dall’Italia si fermerebbero la Bmw a Monaco, e la Audi, a Ingolstadt.
Il braccio di ferro tra chi, come noi e i francesi, vuole i coronabond, e i duri che vogliono il Mes, cioè aiuti che potrebbero metterci sotto controllo come ieri la Grecia, fa perdere tempo e non potrà che portare a un compromesso: crediti veloci, e generosi, ma debiti non in comune, e condizioni misurate, non un capestro. Sarebbe la linea bavarese. Siamo tutti sulla stessa barca, se va a fondo l’Italia, naufraga l’Europa, ne sono convinti tutti i tedeschi. Ma qualcuno teme che gli italiani, o gli spagnoli, perfino i francesi stimati da noi ma non dai prussiani, a bordo della barca comune, se non si sta attenti, potrebbero allargare la falla.