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 2020  aprile 09 Giovedì calendario

Periscopio

Occhiello letto nel titolo di un quotidiano del Nord: «Aveva solo 61 anni e si è spento per una brutta malattia». Sarà bello il coronavirus. (www.stefanolorenzetto.it).
Con il taglio dei parlamentari si allontaneranno ulteriormente gli eletti dagli elettori e sempre più per fare politica occorreranno risorse inaccessibili all’uomo perbene. Andrea Cangini. Il Giornale.

Il premier Giuseppe Conte ogni tanto viene definito democristiano. Mi pare un insulto alla Storia. Marco Follini, vicepremier in un governo Berlusconi (Concetto Vecchio). il venerdì.

Succede che mentre in politica c’è chi considera lo Stato come un succedaneo della sua azienda e si propone di amministrarlo con uno stuolo di funzionari tratti dai suoi uffici, nel mondo religioso emerge l’aspirazione, paradossale e persino spiritosa, a legittimare i governi solo a patto di poterli parificare alle ong (organizzazioni non governative). Saverio Vertone, Le rivoluzioni incrociate. Passigli Editori, 2001.

Obietterete: ma Salvini che ha tanti voti potrà mai passare all’incasso? È nel suo diritto ma nei suoi panni non mi sarei precipitato. Prima avrei vinto qualche altra elezione parziale. Poi, quando fosse stato evidente a tutti lo iato tra parlamento ed elettori (nei fatti, non nei sondaggi), avrei preso il tè con Sergio Mattarella per chiedergli: «Vogliamo finalmente tornare alle urne?». E se al solito faceva lo gnorri, puntavo i piedi. Giancarlo Perna. LaVerità.

Orfini è un quarantacinquenne cresciuto a Roma con il mito di Togliatti, capetto delle occupazioni al liceo Mamiani, studente senza laurea in Archeologia ma subito segretario della sezione Ds di piazza Mazzini: quella di Massimo D’Alema. Incontro fatale. Matteo Orfini diventa prima collaboratore, poi portavoce, infine strepitoso clone. Stesso modo d’incedere di colui che Giampaolo Pansa definì «baffino di ferro», stessi abiti grigi («Però io compro le scarpe da Decathlon»), stesse pause nell’eloquio, identica aria saccente, e un filo disgustata, nei confronti dell’interlocutore. Fabrizio Roncone. 7. Corsera.

Il ministro degli Esteri è Luigi Di Maio. Purtroppo non si impara in un giorno a guidare la diplomazia italiana. Tra l’altro, grazie al populismo del signor Di Maio e dei suoi urlatori, la mia pensione da parlamentare è stata tagliata del 57,9%: ridotta a duemiladuecento euro. In politica l’onestà consiste nella capacità. E di capaci se ne vedono davvero pochi. Claudio Martelli, già numero due del Psi (Vittorio Zincone). 7. Corsera.

I Nutrizio erano una famiglia borghese di origine dalmata che fu costretta dai comunisti a trasferirsi a Trieste. I titini ci depredarono di ogni bene. Costringendoci a una fuga angosciante su una barca di fortuna. Ma il peggio, per mio padre, doveva ancora venire. Il 28 marzo 1941 papà era a bordo dell’incrociatore «Pola», dove si era imbarcato come corrispondente di guerra per Il Popolo d’Italia. Un bombardamento affondò il «Pola» e lui, dopo otto ore in mare aggrappato a una trave, venne recuperato da un nave inglese. Fu buttato nella stiva insieme a decine di cadaveri. Credevano che anche lui fosse ormai morto. Lo attendevano sette anni (dal 1941 al 1947) di campo di prigionia. Cristina Nutrizio, figlia di Nino, fondatore de la Notte (Nino Materi). Il. Giornale.

Misi in dubbio vent’anni fa che i bellissimi articoli che Mina scriveva su un periodico fossero farina del suo sacco. «Caro Marcello Bello», mi scrisse allora Mina chiamandomi con lo pseudonimo che usavo nella rubrica satirica, «la mia mamma adorata sostiene, fin da quando io ero piccola, che scrivo bene. Ora tu mi confermi che ha ragione. Sì, perché il fatto che tu pensi che i miei pezzi li scriva il direttore è per me un complimento talmente grande che mai mi sarei sognata di meritare. Tu dici che sono una grande cantante perché ho l’ugola d’oro. Invece è perché ho un cervello fenomenale… E anch’io te lo dico con ammirazione e non con perfidia, ma soprattutto te lo dico perché il tuo pezzo (molto carino, se avessi un giornale ti vorrei con me) mi ha messo una grande voglia di scherzare». E così continuava tra carezze e sgridate... Sto ancora aspettando che Mina fondi un giornale e mi chiami a scrivere con lei, in modo che possa anch’io vantarmi come altri noti parolieri di aver scritto per Mina... Marcello Veneziani. Panorama.

Gaia Servadio ha tre figli, un secondo matrimonio con un uomo deliziosamente discreto e un congruo numero di libri alle spalle. Il primo, il romanzo Tanto gentile e tanto onesta pare, decretò quasi per caso il successo letterario. L’ultimo è la storia di Giovanni Battista Belzoni: egittologo, avventuriero, esploratore e uomo di invidiabili risorse mentali e fisiche. Diventò famoso in Inghilterra anche grazie alle ammirate descrizioni di Charles Dickens e Walter Scott. Mi chiedo se nel ripercorrerne la vita, Gaia non abbia trovato in lui argomenti e gesti consimili al suo carattere. Antonio Gnoli. la Repubblica.

Boeri e Baroncelli sarebbero una coppia perfetta, lei romana e lui milanese, Sordi e Franca Valeri nel Vedovo, edizione 2019, esattamente sessant’anni dopo l’originale. Col Bosco al posto della Torre Velasca (solo che appunto lei è romana e lui milanese, e lui non tenta di farla fuori, ma anzi non può fare a meno di lei).Lorenza Baroncelli, direttrice della Triennale di Milano (Michele Masneri). Il Foglio.

Divenni una coreografa. A Budapest, tredicenne, presi a frequentare la Scuola di ballo e belle maniere fondata da mia madre. È morta a quasi 97 anni, nel 1994. Dopo la strage di Superga, la mamma ha abitato con me, l’ho aiutata a tirare avanti. Si erano conosciuti a 20 anni e sposati a 25. A 50 lui era già morto. È sepolta a Verona, nella tomba della famiglia De Bosio. Io ho già pronto il loculo accanto al babbo, a Valentino Mazzola, a Ezio Loik, a Guglielmo Gabetto e agli altri campioni, nel cimitero di Torino. Susanna Egri, ballerina, 93 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Nel suo Viaggio in Russia, del 1927, lo scrittore austriaco Joseph Roth scrive che la piazza del Palazzo di San Pietroburgo è «smisurata come piazza quanto la Russia è smisurata come regno. Attraverso i vetri delle finestre, che hanno una tonalità giallastra, la si guarda come si guarda un lago gelato. Sale da essa una malinconia di pietra e di ghiaccio, come sale la nebbia da un lago vivo. Le persone che la attraversano sono minuscole, sembrano fiammiferi travestiti da uomini». Paolo Nori, La grande Russia portatile. Salani Editore, 2018.

L’onore è dato dalla virtù più il coraggio. Roberto Gervaso. Il Giornale.