Il Sole 24 Ore, 8 aprile 2020
Biografia di Dominic Raab
Dominic Raab è stato catapultato a Downing Street nel pieno dell’emergenza coronavirus. L’aggravarsi delle condizioni di Boris Johnson, che resta ricoverato in ospedale in terapia intensiva, ha reso il ministro degli Esteri e primo segretario di Stato premier de facto in uno dei momenti più difficili della storia britannica.
L’ufficio di Johnson ha confermato che Raab «farà le veci del premier quando è necessario», presiedendo alle riunioni, per ora virtuali, del Governo, e alle riunioni quotidiane del Cobra, il comitato di emergenza. L’epidemia continua a devastare la Gran Bretagna e ieri ha fatto un numero record di vittime: 786 morti, portando il totale a 6.159.
Ieri il ministro degli Esteri ha detto di volersi limitare a eseguire le «istruzioni chiare e dettagliate» ricevute dal premier in perfetto accordo con il Governo, «all’insegna della responsabilità collettiva». Raab ha voluto minimizzare il suo potere decisionale e sottolineato che il suo ruolo è transitorio perché «Johnson è un combattente e ce la farà», ma di fatto da ieri è diventato il volto del Governo. È una svolta imprevista e improvvisa per un politico estremamente ambizioso ma che finora non si è trovato in prima linea e che è conosciuto soprattutto come un ardente sostenitore di Brexit.
l 46enne avvocato, figlio di un rifugiato ebreo cecoslovacco fuggito dai nazisti, è entrato in politica solo nel 2010 quando è stato eletto deputato conservatore.
In Parlamento Raab si è conquistato la reputazione di “duro”, ferocemente contrario all’Unione Europea e schierato alla destra del partito. La sua entusiastica partecipazione alla campagna anti-Ue prima del referendum del 2016 gli ha guadagnato la fiducia di Johnson.
Nel 2018 ha dato le dimissioni da ministro responsabile di Brexit per protesta contro l’accordo di recesso proposto da Theresa May, che secondo lui offriva troppe concessioni a Bruxelles. Lo scorso anno dopo le dimissioni della May si era lanciato nella corsa a diventare premier, presentandosi come un Brexiter radicale e favorevole a un “no deal”, ma era stato eliminato prima dell’ultimo round di votazioni.
Diventato premier, Johnson lo aveva scelto come ministro degli Esteri e primo segretario di Stato, di fatto vice-premier. Raab lo ha ripagato assicurandogli pieno sostegno nella sua battaglia con la Ue, schierandosi a favore di una linea dura.
Negli ultimi mesi Raab non è stato in prima linea ma ha lavorato dietro le quinte. Anche in queste settimane di crescente crisi non ha partecipato alla gestione quotidiana dell’emergenza sanitaria, ma ha organizzato il rimpatrio di decine di migliaia di cittadini britannici bloccati in vari Paesi del mondo.
L’emergenza coronavirus ha fatto passare Brexit in secondo piano, ma i negoziati per definire un accordo commerciale e i futuri rapporti con la Ue continuano via video-conferenza. Il Governo britannico dovrà decidere entro giugno se chiedere un’estensione del periodo di transizione oltre il 31 dicembre. Raab condivide la linea di Johnson, che aveva escluso un rinvio della data di uscita definitiva della Gran Bretagna dalla Ue. Se Raab sarà al comando, si profila la più dura delle Brexit possibili.