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 2020  aprile 08 Mercoledì calendario

Con il crac dei cieli a rischio 25 milioni di posti

Sono a rischio 25 milioni di posti di lavoro nel mondo a causa del crollo del traffico aereo provocato dal Coronavirus. Il rischio disoccupazione non riguarda solo le compagnie, ma anche le attività che dipendono dal trasporto aereo, in particolare il settore dei viaggi, il turismo, inclusi gli alberghi.
La stima è della Iata, l’associazione mondiale che ieri ha aggiornato il bollettino di guerra con le «vittime» della pandemia. Dopo l’allarme per il forte peggioramento dei risultati economici e finanziari delle aviolinee da Ginevra è arrivato quello sul lavoro. Del resto ormai, anche a livello politico, si sta ponderando il fatto che i danni alle persone per il rischio della perdita del lavoro causati dal blocco prolungato alle attività economiche rischiano di essere più nocivi del virus.
Secondo la Iata l’aviazione commerciale dà lavoro a 2,7 milioni di persone in tutto il mondo. Questi sono gli occupati diretti. L’associazione ha affermato che un terzo dei dipendenti delle compagnie ha perso il lavoro. Ma i posti di lavoro «che dipendono dal trasporto aereo», secondo la Iata, sono molti di più, 65,5 milioni. Pertanto sarebbero a rischio il 38% dei posti che dipendono dal trasporto aereo.
La stima è basata sull’ipotesi che ci siano «severe restrizioni ai viaggi per tre mesi», ha spiegato Alexandre de Juniac, direttore generale Iata. Il secondo trimestre di quest’anno vedrà il crollo maggiore del traffico, è previsto -70% dei voli a livello mondiale nel punto peggiore. «L’Europa è la regione più colpita con un crollo del 90% dei voli».
Le compagnie di tutto il mondo, secondo la Iata, in questo trimestre bruceranno 61 miliardi di dollari di cassa e avranno una perdita netta aggregata di 39 miliardi di dollari. Quest’anno il settore chiuderà in rosso. A dicembre era stato stimato un utile netto per tutte le compagnie pari a 29,3 miliardi di dollari.
A livello regionale, la Iata divide così il rischio di scomparsa di posti di lavoro: 11,2 milioni nell’Asia-Pacifico; 5,6 milioni in Europa; 2,9 milioni in America Latina; 2 milioni in Nord America; 2 milioni in Africa; 900mila nel Medio Oriente.
La Iata ha già stimato una diminuzione dei ricavi di 252 miliardi di dollari per quest’anno rispetto al 2019 (-44%).
«Apprezziamo gli impegni assunti dai governi per sostenere l’aviazione, ma bisogna fare di più», ha sottolineato il d.g. della Iata. «Le compagnie hanno una crisi di liquidità. Servono 200 miliardi di dollari di aiuti, in varie forme: iniezioni dirette di denaro, prestiti agevolati, garanzie, agevolazioni fiscali. Ma qualsiasi cosa si voglia fare va fatta adesso».
De Juniac e l’associazione europea A4E hanno «ringraziato» Eurocontrol, i 41 Stati membri e le società che controllano il traffico aereo (come l’Enav in Italia) per aver accettato di rimandare i pagamenti dovuti dalle compagnie per i servizi di navigazione di febbraio a novembre prossimo e quelli da marzo a maggio al 2021.
De Juniac ha detto che «il traffico aereo internazionale è praticamente scomparso. Ci sono i voli di rimpatrio, che sono una specie di servizio pubblico fatto dalle compagnie per il proprio paese. C’è ancora attività nel mercato interno negli Stati Uniti e in Cina. I voli internazionali in Cina sono solo quelli di compagnie cinesi autorizzate dal governo. La ripresa in Cina è molto lenta,i voli cancellati sono il 55%».