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 2020  aprile 08 Mercoledì calendario

Dividendi, attesi cali dal 30 al 40%

Il coronavirus fa piazza pulita dei dividendi. Dal 20 febbraio la banca dati S&P Market Intelligence ha censito 345 cancellazioni o sospensioni della cedola da parte di società quotate in tutto il mondo. Per dare un’idea del fenomeno e capire quanto la crisi sia stata determinante basti pensare che, nei 12 mesi precedenti, solo 14 società quotate in tutto il mondo avevano annunciato la cancellazione della cedola. Il grosso delle cancellazioni (268 annunci) è avvenuto nelle ultime due settimane. 
I ricavi sotto pressione
La prospettiva di un crollo degli utili e la necessità di fare cassa per affrontare un periodo eccezionalmente difficile sul fronte del fatturato sono alla base dell’austerity delle società quotate. «Attualmente i mercati prezzano un taglio della remunerazione agli azionisti mediamente intorno al 22% per le società quotate europee» segnala Morgan Stanley in un recente report. La banca d’affari, che stima un calo degli utili del 25% nel Vecchio Continente, ha messo in conto una flessione delle cedole superiore del 30 per cento. 
La caccia alla liquidità
Il fatto che le cedole possano ridursi più degli utili è da mettere in relazione con l’eccezionalità della recessione che ci aspetta. Il blocco delle attività imposto dalle autorità comporterà per molti settori un crollo del fatturato a fronte del quale le aziende faranno con ogni probabilità ricorso a tutte le misure possibili per massimizzare la liquidità a disposizione. Anche gli analisti di Ubs sono convinti che questo sia lo scenario più probabile, ma la loro previsione sul taglio dei dividendi è più pessimistica: se le banche azzereranno i dividendi così come esplicitamente richiesto dalla Bce la flessione delle cedole in Europa potrebbe essere del 42 per cento. 
Il peso delle banche
In un mondo di tassi negativi la cedola è stata per le banche uno strumento molto utilizzato per attrarre gli investitori, ma con la recessione alle porte gli istituti rischiano un deterioramento degli indici patrimoniali per l’inevitabile aumento dei crediti in sofferenza. La Bce, nella sua veste di autorità di vigilanza, allenterà la regolamentazione sul capitale perché ha bisogno che gli istituti eroghino liquidità alle imprese. In cambio però agli istituti è stata fatta, lo scorso 27 marzo, la raccomandazione a congelare il pagamento dei dividendi almeno fino a ottobre per puntellare il patrimonio. 
Alla richiesta non si sono sottratti gli istituti e in pochi giorni c’è stata una raffica di annunci da parte di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Santander, Ing, Commerzbank e altri. Sulla stessa linea si è mossa la Bank of England e sono scattati i tagli ai dividendi da parte di Hsbc, Barlclays e le altre grendi banche britanniche. Ma anche altre autorità di vigilanza in tutto il mondo si sono mosse in questo senso. Negli Stati Uniti finora il settore ha mostrato resistenza a tagliare le cedole ma è probabile che le cose cambino. Un primo segnale è arrivato dal colosso Jp Morgan che – ha fatto sapere il ceo Jamie Dimon lunedì nella lettera agli azionisti – per la prima volta nella sua storia potrebbe sospendere il pagamento della cedola. 
Assicurazioni e petrolio
Anche sul fronte assicurativo si iniziano a vedere segnali in questo senso: giovedì 2 aprile l’Eiopa, l’autorità europea di vigilanza delle assicurazioni, ha chiesto alle compagnie di rinunciare a cedole e buyback. Al momento tuttavia i singoli supervisori nazionali stanno adottando un atteggiamento diverso Paese per Paese. Se l’Ivass ha raccomandato «estrema prudenza», l’Acpr francese ha raccomandato la sospensione del pagamento delle cedole almeno fino ad ottobre mentre la BaFin tedesca ha detto che valuterà caso per caso. Al momento la risposta delle compagnie è stata a macchia di leopardo. 
I dividendi del settore bancario – calcola Morgan Stanley – da soli valgono il 15% del monte cedole in Europa ma anche quelli delle compagnie assicurative sono importanti e valgono circa il 7,9% del totale. Ma c’è un altro settore storicamente molto generoso che al momento non naviga in buone acque: l’energia. Dall’Oil&Gas arriva il 10,8% delle cedole in Europa ed è probabile che, con il crollo dei prezzi del petrolio anche le grandi major decidano di mettere a digiuno gli azionisti.
La grande industria
Il comparto manifatturiero, fortemente esposto per via del blocco della catena di fornitura globale, si è anch’esso mosso annunciando lo stop alla cedola. Airbus e Boeing, colpiti dal crollo del traffico aereo in conseguenza dei blocchi delle autorità in tutto il mondo, sono stati tra i primi a fare annunci in questo senso. Nel settore auto ha tagliato la cedola Ford mentre in Germania i big dell’auto Volkswagen, BMW e Daimler hanno detto di voler distribuire 7,5 miliardi di dividendi. Una scelta che da più parti è stata stigmatizzata, visto che le aziende percepiscono fondi pubblici per il pagamento degli stipendi di 200mila lavoratori lasciati a casa per il lockdown.