https://www.lettera43.it/coronavirus-italia-new-york-times/, 7 aprile 2020
Disperata, affamata e spaventata: l'Italia vista dal Nyt
Il resto del mondo guarda all’Italia per cercare di prevedere lo sviluppo del contagio da coronavirus e prendere le giuste precauzioni in anticipo. A New York, epicentro della pandemia americana, osservare l’andamento della crisi al di là dell’oceano può essere vitale, ed è quello che sta facendo il New York Times da settimane ormai.
«ITALIA APRIPISTA DELL’OCCIDENTE»
In un’editoriale scritto da Napoli, il quotidiano fa notare che l’Italia è ormai passata a una nuova fase dell’emergenza: quella della crisi economica. «La prima nazione ad essere colpita duramente dal virus è diventata un’apripista per il resto d’Europa e d’America», commenta il giornale di New York – dove almeno mezzo milione di newyorchesi è già senza lavoro o sta per perderlo – «per prima cosa c’è stato il lockdown. Poi le immagini del sistema sanitario vicino al collasso e il terrore di un crescente bilancio delle vittime. Ora, quasi un mese dopo l’inizio del lockdown, l’Italia sta mandando un altro segnale d’allarme».
I LAVORATORI IN NERO DOPPIAMENTE VULNERABILI
«L’economia è in crisi, verso una contrazione significativa. E i lavoratori più precari – tra autonomi, stagionali e in nero – sono quelli che soffrono di più. Non è chiaro per quanto potranno sopravvivere», continua il quotidiano, «sebbene il virus sia più concentrato al Nord, i contraccolpi economici sono più pesanti al Sud. I lavoratori in nero sono doppiamente vulnerabili. Prima di tutto perché la loro occupazione è scomparsa. Secondo, perché le misure messe in atto dal governo non li proteggono».
NEGLI USA GIÀ CENTINAIA DI MIGLIAIA DI NUOVI POVERI
La situazione italiana si sta già riflettendo su quella americana. Chef, camerieri, personal trainer, estetiste, baristi: sono centinaia di migliaia i nuovi poveri negli Stati Uniti a causa del coronavirus, in tanti casi persone che hanno avuto un lavoro per tutta la vita e ora si trovano in una situazione drammatica. A tracciare la mappa dei nuovi bisognosi, costretti a rivolgersi alla banca alimentare, è stato proprio il New York Times. Alla Crossroads Community Services di Dallas, ad esempio, degli individui che si sono presentati lo scorso 24 marzo il 70% non ci era mai stato prima. A New York City, invece, David Greenfield, amministratore delegato del Met Council, un’organizzazione no profit che fornisce assistenza alimentare e abitativa, dice di aver visto arrivare «commessi, chef, camerieri, proprietari di ristoranti e dipendenti di studi legali, persone che in molti casi hanno lavorato per tutta la vita».
OLTRE 70 MILA CASI A NY
Nella Grande Mela il bilancio dei morti è a 3.485, con 72.181 casi confermati (dati del pomeriggio del 7 aprile). Una situazione tragica, con il governatore dello Stato Andrew Cuomo che ha esteso la stretta con la chiusura di tutte le attività non essenziali almeno fino al 29 aprile. «Non è il momento di allentare le restrizioni», ha affermato, annunciando anche il raddoppio della multa – da 500 a mille dollari – per chi viola le norme.