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 2020  aprile 07 Martedì calendario

Intervista alla scrittrice Lisa Taddeo

Cosa sappiamo davvero del desiderio? Quando si parla di eros, ci sono un mucchio di parole che scegliamo di non dire, ricorrendo ad allusioni, sfiorando il ridicolo. Dinnanzi a questa scelta, Lisa Taddeo si è mossa in direzione ostinata e contraria. Così, al tempo dei memoir sulla violenza di genere, si è messa in viaggio per gli Stati Uniti. Otto anni a caccia di donne che volessero parlare di sesso e desiderio, per far luce nelle tenebre.
Ecco com’è nato Tre donne (Mondadori). Un libro inchiesta best seller in America (la Showtime ne farà una serie tv, vincendo l’asta per i diritti), un romanzo reportage, in cui la Taddeo racconta Lina – rifiutata sessualmente dal marito e poi Maggie – la studentessa a cui nessuno vuol credere e infine Sloane, una donna felicemente sposata che fa sesso con altri uomini, sotto gli occhi del marito. Ma ancor prima, l’autrice racconta della propria madre e di un segreto inconfessabile. Attenzione, però. Ciò che vi troverete in mano non è un instant book, non è un libro bollente da leggere sotto le lenzuola. La Taddeo scrittrice 40enne, americana con sangue italiano – ha impiegato anni per scriverlo, chiedendo una sincerità totale, parlando di desiderio e orgasmo, matrimonio e tradimento e soprattutto, della paura del giudizio altrui, del resto, dice a Il Messaggero dalla sua casa nel Connecticut, «cosa c’è di più privato del sesso?»
Mrs. Taddeo, il desiderio femminile è ancora considerato tabù? 
«Sì, decisamente. Finalmente oggi si parla di ciò che non vogliamo, di quel tipo di attenzioni indesiderate. Ma nessuno si occupa dei nostri desideri intimi. Perché quando e se lo facciamo, rischiamo troppo». 
Perché?
«Principalmente perché abbiamo paura dell’altro, abbiamo paura del giudizio delle altre donne. Abbiamo paura di desiderare la cosa sbagliata in questo nuovo clima in cui tutti dovremmo desiderare la stessa cosa. La liberazione sessuale, ovviamente, ma tutto ciò che è in contrasto con l’obiettivo generale, viene criticato».
Questo libro doveva parlare del tema del desiderio al maschile. Poi cos’è accaduto?
«Ho iniziato a parlare con alcuni uomini ma il desiderio maschile ha uno schema predefinito; invece, quello femminile rimane complesso. A volte è persino spaventoso per sua essenza oscura, inafferrabile».
Come ha scovato le tre donne che stava cercando?
«Mi sono mossa da vera reporter. Ho pubblicato annunci su bacheche. Ho chiamato redattori, avvocati, terapisti e agenti di polizia. Ho distribuito biglietti da visita e li ho appuntati nelle bacheche dei caffè, nelle stazioni di servizio, nelle chiese e nei negozi di alimentari. 
Ho attraversato il paese sei volte. Era diventata una ossessione e un giorno ho deciso di trasferirmi in Indiana».
Perché?
«Non è casuale. il Kinsey Institute (Alfred Kinsey, il celebre Doctor Sex che per primo scrisse delle abitudini sessuali femminili nel 1953, ndr) si trova lì. La scintilla è stato l’incontro con Lina che mi ha raccontato la sua storia: suo marito non la desiderava più, non voleva nemmeno baciarla sulle labbra e lei aveva iniziato una relazione con il suo amante delle superiori. Era selvaggio ed era senza veli». 
E poi c’è Maggie, la studentessa.
«Ho letto la sua storia in un quotidiano. Ho chiamato la casa di sua madre, mi sono presentata e il giorno ero già in viaggio».
Infine, Sloane.
«Si era sparsa la voce della mia ricerca. Una conoscenza in comune mi disse che questa donna poteva essere una scambista. Ma c’era molto di più. Sposata ad un uomo di successo che voleva vederla in rapporti intimi con altri uomini. Sloane precipitò nella vergogna e nessuno le chiedeva: ma tu cosa desideri veramente?». 
È stata dura pretendere sempre la verità?
«Preferisco pensare che sia nata una amicizia con tutte loro. Pensi, mi sono trasferita per oltre un anno a pochi passi da dove vivevano e in tal modo abbiamo lavorato insieme, preso un caffè, cenato, pranzato e siamo andate a fare shopping».
Il progetto è sempre stato su queste tre donne?
«Oh no, questo libro ha preso otto anni della mia vita. Molte donne hanno accettato e poi si sono tirate indietro. O magari ad un certo punto, volevano proteggere la privacy, svicolando».
Si aspettava tante difficoltà?
«Il sesso è una cosa privata. D’altra parte, chiusa in macchina e sulle loro tracce, a volte mi sembrava di andare a caccia di oche selvatiche».
Tutte loro si raccontano senza filtri ma Maggie ha anche scelto di comparire con il proprio nome. Perché?
«Aveva reso pubblica la sua relazione con un insegnante sposato. Era una studentessa 17enne ma la giudicavano colpevole. Quando l’ho chiamata nessuno conosceva la sua versione dei fatti. Maggie non voleva più essere un numero in una statistica. Sa qual è il problema?»
Quale?
«Ci sono donne che non raccontano le loro storie perché non possono permettersi di non essere credute».
Corpo e desiderio: quanto è importante la bellezza come valore assoluto?
«Proviamo a fingere che non sia così ma la bellezza conta ancora moltissimo nella nostra società. Giudicarci sull’aspetto fisico sembra fuori tempo massimo ma la biologia non ci lascia».
Alcuni libri, serie tv e Pornhub stanno sdoganando i tabù legati alla sessualità?
«Possiamo usare più parole cattive ma ancora oggi non riusciamo a svincolarci dai sensi di colpa legati al piacere. Già negli Anni 70/’80 eravamo liberi di guardare materiale pornografico e oggi possiamo farlo comodamente sullo smartphone. Ma la libertà di cui abbiamo bisogno è quella di non venir giudicati per le nostre voglie e i nostri reciproci desideri».
A proposito, sua madre le ha rivelato un amore del passato. È stato uno shock?
«Quando mio padre è morto, il solo pensiero che mia madre potesse avere un altro uomo, lo consideravo un vero e proprio tradimento. La rabbia di mio padre è parte del mio carattere». 
Cos’hanno in comune le tre donne che racconta?
«La voglia di vivere, il desiderio di amare, il bisogno di essere visti, come tutti noi. Ma loro tre avevano soprattutto bisogno di liberarsi da quel giudizio grottesco e stereotipato che le aveva condannate per le loro scelte».
In un’intervista dice: «Come donna, mi sono scusata per tutta la vita». Perché?
«Ho la sensazione che una donna ambiziosa e con fiducia nei propri mezzi, dia fastidio. Mi scuso soprattutto con le donne, alcune pensano che abbia preso una strada sbagliata e che non sappia stare al mio posto».