il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2020
La Settimana Santa senza processioni
È cominciata ieri, dunque, la settimana più importante per i cristiani. La Settimana Santa. Dalla Domenica delle Palme, ingresso di Gesù a Gerusalemme, alla Pasqua di Resurrezione. In mezzo il triduo che comprende l’Ultima Cena del giovedì, il venerdì della crocifissione e morte di Cristo, la veglia del sabato.
E per la prima volta in duemila anni, riti e celebrazioni saranno senza fedeli. Nemmeno guerre e terremoti avevano fermato la devozione popolare. In particolare quella delle processioni di incappucciati. Monsignor Claudio Magnoli, esperto di liturgia e consultore della Congregazione per il Culto divino, ha calcolato che saranno 9mila le processioni che non si terranno, la gran parte concentrate nel Venerdì Santo. Un dato “non scientifico ma ragionevole”, come ha detto all’Adnkronos. Una questione non solo italiana.
Anche in Spagna la Semana Santa è un evento centrale sentitissimo: un video che circola su Youtube s’intitola ¿Qué no hay Semana Santa?, Quest’anno niente Settimana Santa? e racconta che in questo drammatico Venti i veri Nazareni sono medici, infermieri e malati e il vero Calvario sono gli ospedali. In tutta Europa le confraternite sono 15mila per sette milioni di iscritti. Un esercito di penitenti che si manifesta appunto nella Settimana Santa.
In Puglia, in Sicilia e in costiera sorrentina, per esempio, le processioni iniziano il loro cammino nella notte tra giovedì e venerdì. Le tenebre dell’arresto di Gesù dopo l’estrema preghiera del Getsemani (“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”). Mai come quest’anno, allora, nelle strade vuote del Venerdì Santo risuonano i versi di padre Turoldo: “Si è levata la più densa Notte sul mondo (…) Notte senza un lume: disperata tua e nostra Notte. ‘Perché’”.
Chi scrive non farà le processioni nel suo paese, Piano di Sorrento, dopo 42 anni, e solo adesso, in questo tempo pandemico di silenzio e meditazione, nota come i cortei di incappucciati si basano da secoli su due regole fondamentali di oggi: il cappuccio come mascherina e la distanza di almeno tre metri tra una fila e l’altra.