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 2020  aprile 06 Lunedì calendario

Intervista alla maratoneta Valeria Straneo

Un compleanno in casa, con un pranzo di famiglia in videoconferenza, senza esprimere il desiderio al momento della candelina sulla torta: «Ero troppo concentrata a spegnerla con le mani, soffiare sul cibo oggi credo sia reato». Valeria Straneo compie 44 anni, l’età che aveva scelto per l’addio all’atletica, ma le Olimpiadi si sono spostate e così pure i suoi programmi che seguono il calendario di una maratoneta rimasta senza strada. 
Come si passa da macinare decine di km su lunghe distanze a 200 metri intorno a casa?
«È la triste realtà. Con la nuova ordinanza correre sarebbe fuorilegge anche per me e devo ancora riuscire a spiegarlo bene al mio fisico». 
Quanto correva mentre si stava allenando per le Olimpiadi? 
«Io dovevo ancora ottenere il minimo perché sono reduce da due stagioni segnate dagli infortuni. A inizio marzo, proprio a ridosso della prima stretta, ero tornata a lavori apprezzabili, da 187 km a settimana. L’ultimo raduno, a Tirrenia è stato perfetto, da anni non ero tanto in forma». 
Quando hanno spostato le Olimpiadi che cosa è successo? 
«Ho ridotto di settimana in settimana, sono scesa a patti con l’inevitabile mazzata emozionale. Ma faccio l’atleta, ho mantenuto una media di 20 km al giorno. Forzando meno». 
E adesso? 
«Sto nella mia tavernetta, nel sottosuolo, dove c’è un vecchio tapis roulant non professionale. Ridotta così. Cerco di fare almeno 10 km al giorno, li divido in due sessioni perché è una noia mortale. In mezzo ci metto delle rampe di scale e degli esercizi. Poi esco a fare gli allunghi sulla mia via, che per fortuna è lunga 80 metri». 
Ha avuto la tentazione di correre in aperta campagna? 
«Dove abito io, ad Alessandria, i campi arrivano dopo appena un chilometro e io correvo lì, a distanza da chiunque. Ma no, non mi va di fare la fuorilegge anche perché la gente si è incattivita. E tanto». 
Guardano storto? 
«A me è andata bene, lì mi conoscono tutti, ma i miei colleghi sono stati insultati di brutto. Emma Quaglia e Giovanna Epis per restare alle maratonete, ma anche Yeman Crippa. Eppure avevamo regolare permesso. Niente, le peggio parole. Da non crederci». 
Trova il divieto assoluto troppo duro? 
«Sono misure dell’ultimo momento in un periodo assurdo quindi non condivido ma capisco. Le provano tutte. I recenti governi non hanno mai incentivato l’atletica, l’attività fisica in generale, e non mi stupisce che ora non ne riconoscano l’importanza. Trovo sbagliato che i bambini stiano in cattività totale, per esempio. Ma abbiamo sprecato la libertà e ora scontiamo la reclusione». 
In che senso? 
«La gente si è assembrata invece di cercare spazi e orari per evitare affollamento, nelle grandi città soprattutto. È come a scuola: quando due fanno casino e viene messa in punizione tutta la classe. Qualcuno si è dimenticato di accendere il cervello e ci siamo ritrovati chiusi in casa». 
Riesce a immaginarsi la prossima maratona? 
«Spero a fine anno, con tutte le gare da recuperare non sarà difficile trovare un’iscrizione. Probabilmente sarà una 42 km senza pubblico». 
Quindi senza vitalità? 
«No, io la penso come una gioia, vorrà dire che, anche se per gradi, saremo ripartiti. E che si può correre». 
Quanto potrà stare in forma senza poter uscire? 
«Chi lo sa, è un inedito per tutti. Gli ultimi 18 chilometri liberi li ho corsi il 4 aprile, sapevo che ci sarebbe stata la restrizione il giorno dopo, ho provato a godermeli. Perderò di sicuro brillantezza e velocità a breve, non avrò i lunghi nelle gambe, sarà difficile avere tempi di riferimento. Ma troveremo il modo, sperando di potersi allenare presto». 
Sicura di voler inseguire l’Olimpiade? Avrà 45 anni nel 2021. 
«Fa impressione dirlo, però smettere da ferma no. Non sarebbe giusto. Spero in una stagione senza infortuni, in caso contrario smetto. Non è divertente fare atletica di secondo livello quando hai avuto altre prospettive. Certo per il mio fisico il 2020 sarebbe stato meglio». 
Giusto posticipare al 2021? 
«Inevitabile. Primo c’è una pandemia e di per sé significa che il virus non è sotto controllo e poi ogni nazione sarebbe arrivata con una preparazione diversa e i criteri di qualificazione non avrebbero più avuto senso». 
Che cosa dice il suo allenatore, Stefano Baldini. 
«Lui è ottimista, continua a cambiare le tabelle a seconda dei decreti e mi spinge a insistere. Lo faccio anche se non mi è concesso guardare troppo in là, ho un’età, ma ancora tanta voglia e non mi ci vedo proprio a dire ciao da un tapis roulant».