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 2020  aprile 06 Lunedì calendario

Il problema dei calciatori di Serie C

«Va bene, chiamateci calciatori, ma…», dice Simone Ciancio, 32 anni, difensore della Carrarese, seconda nel girone A di Serie C alle spalle del Monza di Berlusconi. In quel «ma» c’è l’abisso che separa il taglio degli stipendi dei super-pagati campioni della Serie A da quello dei giocatori di una categoria dove tanti atleti guadagnano come lavoratori normali. Ciancio, genovese, cresciuto nel vivaio della Sampdoria, da un mese e mezzo è bloccato ad Alessandria con la famiglia. Nella città piemontese ha giocato 4 stagioni e conosciuto la moglie Elisa, infermiera, ora in maternità. Il 21 febbraio scorso (il giorno della notizia del paziente-1 a Codogno) è nata Agata: «Il nome è un omaggio alla santa patrona di Catania, dove è stata concepita e giocavo nella scorsa stagione - racconta Simone che si tiene in forma correndo e facendo giardinaggio nello spazio verde della sua abitazione -. Anche portare le casse d’acqua aiuta».
Perché "chiamateci calciatori, ma…"?
«Perché nella mia squadra 6-7 giocatori guadagnano 1200 euro netti al mese. E parliamo di una formazione importante. Poi esiste un altro scaglione a 2 mila euro. E via a salire. Ma solo gli attaccanti più forti in C hanno ancora ingaggi da 10 mila euro. In molti club i ragazzi della Berretti, aggregati alla prima squadra, non hanno nemmeno un contratto. Tanti di noi guadagnano meno di operai specializzati».
E potete contare solo su 15 anni di carriera.
«Se va bene. I più intelligenti hanno continuato a studiare. Io mi sono fermato al diploma di perito elettronico. Finisci a 35 anni e non sai cosa fare dopo. In molti casi sei l’unico a portare a casa uno stipendio perché si cambia spesso squadra e quindi città. Eppure ci sono ragazze che continuano a credere che siamo come i calciatori di Serie A. Io sono fortunato. Mia moglie è la donna perfetta. È rimasta ad Alessandria per continuare a lavorare. È sempre meglio avere due stipendi in famiglia».
Siete preoccupati per il taglio degli ingaggi?
«Siamo in contatto costante con i colleghi di altre squadre. E mi confronto col mio agente Paolo Bordonaro, avvocato giuslavorista. Mi sta bene rinunciare a qualcosa perché tutti i lavoratori stanno facendo sacrifici, ma togliere 30% a noi non è come farlo con Cristiano Ronaldo. Se lo togli a chi guadagna 1200 euro al mese… Spesso siamo soli in giro per l’Italia con spese e mutuo da pagare. Sono onesto: io non farei fatica perché ho un ingaggio proporzionato alla carriera, ma il peso lo sentirei».
I giocatori del Monza hanno accettato di tagliarsi lo stipendio del 50%.
«Sì, però al Monza chi guadagna meno prende dei bei soldi. E ci sono altre incertezze...».
Quali? 
«Il mio contratto scade il 30 giugno con rinnovo automatico solo in caso di promozione in B. Siamo secondi in classifica e avremmo fatto i playoff. Chissà se la stagione riprenderà. L’ingaggio però passa in secondo piano, è più importante non ammalarsi. Altrimenti come lo trovo un altro contratto la prossima estate? Sono pensieri che facciamo tutti in Serie C».