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 2020  aprile 06 Lunedì calendario

Crollano le vendite di agnelli e uova

«Stiamo vendendo la carne di agnello a 2,30 euro al chilo, una miseria. Negli anni scorsi, non era mai successo nella settimana prima di Pasqua», denuncia Mattia Moro, pastore di Mamoiada, in Sardegna. Dalla Toscana gli fa eco Nicola Musina, con gregge a Paganico. «Ho rispetto del mio lavoro ed ho una dignità: non accetto l’elemosina e pertanto dono 30 agnelli a chi ha bisogno».
Il grido d’allarme arriva da tutta Italia. «In questi giorni secondo Confagricoltura – dovrebbero fioccare gli ordinativi per le carni di agnello e capretto con il 90% di nascite e crescite programmate proprio per il periodo». Di fronte al crollo degli acquisti, Confagricoltura chiede misure di ammasso privato e pubblico per l’eccesso di offerta con la possibilità di realizzare bandi pubblici per l’acquisto di agnelli da distribuire agli indigenti. In Italia sono circa 2,8 milioni gli ovini e 150 mila i caprini allevati per un valore di poco meno di 170 milioni di euro solo per la carne (450 per il latte).
LE TRADIZIONIFinora i tradizionali acquisti pasquali sono stati sostanzialmente inesistenti. Coldiretti stima in 6 miliardi di euro il costo complessivo dello stop sulla base dei 20 milioni di italiani che lo scorso anno trascorsero fuori casa le feste pasquali. «Sull’orlo del crack spiega – sono alberghi, ristoranti e i 23 mila agriturismi presenti in Italia per i quali la Pasqua segna tradizionalmente l’inizio della stagione turistica con il risveglio della natura che in primavera offre il miglior spettacolo delle campagne italiane».
Uno dei comparti che rischia di non risollevarsi dalla crisi è quello dei dolci da ricorrenza che tiene in piedi 40 medie aziende e una miriade di piccole che incentrano prevalentemente la produzione su uova al cioccolato (275 milioni di euro di giro d’affari nel 2019) e colombe pasquali (160 milioni di euro). Le previsioni dell’Unione Italiana Food indicano una calo degli acquisti tra il 40 e il 50 %, anche perché – chiusi bar e ristoranti – nella grande distribuzione gli spazi per l’esposizione dei dolci sono attualmente ridotti al minimo. Difficilmente nell’ultima settimana si potranno replicare i fatturati dello scorso anno. «Registriamo perdite intorno al 40% nella vendita dei prodotti da forno», segnala Marco Brandani, ad della torinese Maina. 
E Gianluca Cazzulo, direttore commerciale di Paluani (Verona), segnala di «aver ricevuto annullamenti di ordini e perdite intorno al 20-25%». Mario Piccialuti, direttore generale di Uif, teme che «per chi non ha una diversificazione di prodotto e fa solo lievitati da ricorrenza, la Pasqua può arrivare a rappresentare anche la metà del fatturato annuale, con prospettive di perdita molto gravi». «Se tradizionalmente uova e colombe venivano acquistate come dono da portare ad amici e parenti aggiunge Piccialuti – quest’anno il nostro auspicio è che le persone li acquistino per sé e per il proprio nucleo familiare. Tutti abbiamo bisogno di una coccola, di un momento dolce e spensierato. Soprattutto in questa inedita Pasqua da passare tra le quattro mura domestiche».
Comune, tra tutte le associazioni, è così l’appello a consumare prodotti italiani durante le feste. L’ha fatto anche la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova che ha lanciato l’hastag #iononrinuncioalletradizioni. Il solo segnale positivo arriva dalle uova vere con un incremento delle vendite del 45 %, «perché secondo Coldiretti essendo bloccati a casa si consumano più ingredienti in cucina per fare pastiere, casatielli e altri dolci di Pasqua».