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 2020  aprile 05 Domenica calendario

Il calciomercato dei nuovi Godot

Juve- Pogba: ritorno di fiamma. La giovane Inter cerca Chiesa. Boga già spacca Napoli. Il calcio è fermo e nessuno con un cervello asintomatico può dire quando ripartirà, ma il calciomercato fa finta di proseguire. È un fenomeno sociale, quello della campagna acquisti permanente, come lo sono la campagna elettorale permanente e il desiderio permanente di una vita diversa, magari in campagna. Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Maurizio Mosca che sganciava bombe, ma con disincantata clownerie. Ora scoppiano sequenze di petardi, in contesti semiseri. Sulla superficie si notano: l’affermazione incontrastata della notizia fasulla che non richiede smentita, anche se Morata non si presenta mai nella sede del Milan. La creazione di un apposito linguaggio smussato ("La Roma su Milik”, “Lazio: idea Rugani") che rende autore e fruitore complici di colpi inverosimili. E la nascita di figure pseudo-specializzate nello sciorinare liste di affari così fitte che poi qualcuno si conclude davvero. Unica certezza: la fortuna dei procuratori che l’anno scorso dalla sola Serie A hanno incassato 200 milioni (pari al valore di una squadra di media classifica).
Lo stesso accade in politica: si vota e il giorno dopo si ricomincia, ipotizzando elezioni anticipate, alleanze differenti, passaggi di neo-parlamentari da una formazione all’altra. E sondaggi quotidiani, a movimentare una realtà che dovrebbe restare fissa per 5 anni. Non esistono più formazioni stabili. Scatti la foto di rito, in piedi/accosciati, e viene mossa perché uno si sposta per cambiare maglia. C’è sempre un punto preciso in cui le cose precipitano, nel drammatico o nel ridicolo. Il paziente uno di questa tragicommedia è stato il laterale Max Tonetto. Nell’ottobre del 2000 fu schierato alla prima di campionato dal Bologna contro la Roma, poi ceduto al Lecce che lo mandò in campo subito, di nuovo contro la Roma.
L’avversario di fascia lo guardò incredulo, probabilmente non toccò mai più alcol. Da lì in poi è stata tutta frana. Plusvalenze e partite di giro. Scambi in cui di non sospetto c’era solo il tornaconto. Sensazioni di leggera follia fino all’ultimo istante, quello in cui Conte, l’uomo che deve chiedere sempre, avendo invocato Vidal, centrocampista di lotta e di governo, si è fatto comprare Eriksen, anarchico delle pianure.
Sotto la superficie di questa giostra c’è un sentimento diffuso di insoddisfazione, che rende ogni situazione (familiare, lavorativa, abitativa) instabile. L’idea ansiogena che ci sia una soluzione migliore dietro l’angolo, pur non sapendo quale. Panchine lunghe, sfilze di relazioni, fughe dalle responsabilità di un ruolo designato. Lo zoppo all’ala, con la sua condanna a non essere sostituibile, è la figurina stropicciata di un tempo stoico. La cura per questo disturbo universale minaccia di essere la pandemia. Fermi tutti. La fotografia va in cornice. Quando (chissà) il gioco ripartirà, una delle cose sagge da fare sarebbe regolare il traffico, riportare a tempi ridotti la circolazione e calmierare i prezzi.
Oppure, se non si distingue più il confine tra vita e finzione, si può restare a casa per sempre, aspettando l’arrivo di Morata, il ritorno di Pogba e che la Roma acquisti Godot.