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 2020  aprile 05 Domenica calendario

Tremila metri sotto i mari il virus è segreto militare

Incrociano silenziosi, inabissandosi per mesi. Sono gli equipaggi dei sottomarini nucleari. Russi, francesi, americani, britannici e cinesi sono dappertutto sotto i mari. Solcano le profondità degli Oceani, in missioni top secret. Alcuni sono negli abissi da più di due mesi in silenzio radio. Probabilmente non sanno nulla dell’epidemia di coronavirus e della tragedia dei rispettivi Paesi. Per loro, vige il silenzio più assoluto. É la regola a bordo. Solo il comandante ha qualche sentore. Gli altri, i suoi sottoposti, non devono distrarsi. Assorti nella missione, non ricevono notizie dall’esterno. Non hanno Internet, né radio, né televisione, né giornali. Solo mappe digitali, sensori, radar e tecnologie sofisticate. Di altro non filtra nulla. Niente esce e nulla entra. Primo, per non essere individuati. Secondo, perché le notizie cattive sarebbero la peggiore delle iatture per l’equipaggio in missione: il morale è tutto, incrinarlo potrebbe alterare equilibri delicatissimi. I marinai a bordo, non devono sapere degli eventuali travagli che affliggono le rispettive famiglie. Ci pensa la squadriglia di sottomarini a occuparsi dei loro cari. È un contratto che vige da sempre fra i sommergibilisti. Alcuni fanno missioni delle più delicate. Anche a tremila metri di profondità. Spiano per giorni e giorni i cavi sottomarini. Posano stazioni d’ascolto. O compiono sabotaggi, come era addestrato a fare il Losharik del Gugi russo.
Se i sommergibilisti in pattuglia nucleare sono forse gli unici al mondo a non sapere ancora del coronavirus, altri hanno anticipato gli scenari in maniera lungimirante. Il sito “military.com” rivela che, nel settembre 2019, una cinquantina di esperti americani si era già addestrata a uno scenario epidemico in una città “immaginaria” di 21 milioni di abitanti, con 90mila morti ipotetici.
Nell’esercitazione, ribattezzata «Urban Outbreak 2019», vennero adottate misure di confinamento, ma l’urgenza e l’ampiezza della crisi imposero piano piano una risposta sinergica civile e militare. C’era già tutto della drammaticità della nostra pandemia.