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 2020  aprile 05 Domenica calendario

Charles Leclerc si racconta

La vista del mare di Montecarlo, il caldo della primavera che entra dalle finestre, un appartamento attrezzato a palestra, il simulatore di guida e un’ora d’aria per allenarsi all’aperto: il distanziamento sociale di Charles Leclerc è appena un po’ più dorato, ma resta carico dei desideri di tutti: uscire, lasciarsi alle spalle un’interminabile quarantena e riprendere il lavoro da dove l’aveva lasciato. Il pilota della Ferrari si tiene pronto in vista di una partenza del Mondiale di F1 che continua a slittare in avanti. Tra un Gran premio in tv («nei giorni scorsi hanno trasmesso Monza 2019») e uno virtuale (stasera alle 21 correrà alla console sul circuito dell’Albert Park a Melbourne, diretta su Sky e sui social) Leclerc ha risposto via twitter alle domande dei tifosi.
«Ho ogni tipo di attrezzatura in casa - racconta -. Una bici, i pesi, insomma mi preparo come posso. Qui a Montecarlo abbiamo l’autorizzazione a svolgere attività fisica per un’ora al giorno all’aperto. Ci si adatta, anche se non è l’ideale». Leclerc risponde in video, sullo sfondo di una parete bianca e accanto ai suoi caschi. Da Senna all’ultimo Gp d’Italia, dal primo giorno a Maranello ai retroscena del lavoro in pista, il pilota simbolo della nuova generazione di talenti assieme a Max Verstappen si racconta. 
Comincia dall’ultimo, esaltante ricordo: la gara di Monza. Come si gestisce una corsa tanto importante con le due Mercedes alle spalle? «C’era molta pressione perché venivamo dalla vittoria a Spa la settimana prima e avevamo tutta l’Italia con noi. Dietro la visiera ero molto teso, continuavo a dirmi di stare calmo, di rimanere concentrato e di portare a casa il primo posto». 
La prima lezione che ha imparato in Ferrari è stata la pazienza. «Ho scoperto che a volte c’è bisogno di aspettare e di imparare dai migliori, da Sebastian (il suo compagno di squadra Vettel, ndr) e dal team. Ho commesso errori che mi hanno fatto diventare il pilota che sono, quindi non cambierei quello che è stato».
Poi un tuffo nel passato: il primo giorno a Maranello assieme al compianto amico Jules Bianchi. «Avevo 11-12 anni, non mi fecero entrare perché non avevo il pass. Oggi non ho più quel problema». Sorride. E racconta di quando varcò i cancelli della fabbrica per entrare a far parte della Driver Academy, il vivaio del Cavallino rampante. «Era il 2015, andai con papà. Fu una emozione. Due giorni dopo mi comunicarono che mi avevano preso». 
Indietro ancora nel tempo, alle prime pagine dell’album dei ricordi. «Il mio idolo era Michael Schumacher, quando ero piccolo lui vinceva tantissimo, era impressionante. Senna? Se lo incontrassi gli chiederei di andare nella pista più vicina per gareggiare con lui. Mi hanno ispirato il talento e il lavoro che è riuscito a combinare per diventare il migliore».
Tra i piccoli misteri di Leclerc c’è il numero che ha scelto e che si terrà appiccicato addosso per sempre: il 16. «Avrei voluto il 7 - racconta - ma ce l’aveva già Raikkonen. Il 10 era di Gasly, allora ho scelto 1 + 6, perché il 7 è il giorno del mio compleanno». L’ultima curiosità dei suoi fan riguarda i rituali che precedono una gara: «Mi riscaldo fisicamente con una serie di elastici e gioco a calcio per svegliare i riflessi. Poi mi piace sedermi in macchina e immaginarmi il giro perfetto per essere mentalmente pronto». Qualifica o gara? «La qualifica è divertente perché devi mettere tutto insieme in un giro, ma la vera battaglia è in gara. Non vedo l’ora di ricominciare».