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 2020  aprile 05 Domenica calendario

Il calcio giocato in Tagikistan

L’Istiklol ha battuto il Khujand 2-1, primo atto della stagione calcistica del Tagikistan e per qualche strano motivo un pallone che rotola nell’Asia centrale provoca struggimento nel cuore d’Europa. La partita funziona come il battito d’ali della farfalla, muove onde di nostalgia interplanetaria. 
Di chi ha segnato e quando importa solo a chi ci ha scommesso sopra (non pochissimi comunque). Non inizieremo a seguire il campionato che parte oggi dopo l’antipasto della Supercoppa e non impareremo i nomi dei calciatori bielorussi che non si sono mai fermati, secondo le indicazioni di un despota convinto che il virus si batta a vodka o sauna. Non tiferemo per un club in Nicaragua o in Burundi, le sole altre nazioni dove ci si presenta in campo eppure i Paesi giocanti vendono diritti quasi inesistenti e soprattutto trovano pubblicità locale per dirette streaming improvvisamente globali. Un motivo c’è: la palla. E il brivido della sfida. 
Forse la serie A nemmeno ci manca davvero perché il tifo coinvolge integralmente e adesso è impossibile praticare l’arte dell’abbandono, concedersi il raptus della passione. Pensare ai grandi campioni, ai risultati sospesi, a Messi e a Ronaldo ci fa quasi sentire in colpa, abbiamo troppi problemi per dedicarci all’astinenza. Ma una palla presa a calci, forse tirata in qualche cesto ad altre latitudini, lanciata a tutta velocità, presa a racchettate, stoppata, parata, fatta volare dentro o oltre una rete ci emoziona. Un gesto atletico ci esalta, una corsa contro il tempo ci cattura. E più il gioco è semplice più la voglia sale. La razionalità non ha alcuna parte nello schema, essere chiusi in casa moltiplica quel desiderio ancestrale. Si guarderebbe in streaming pure la partita dei ragazzini dentro al cortile dei vicini, un due contro due ascoltato dai balconi: arrivano i suoni senza alcuna visione, con tonnellate di immaginazione. 
Per lo stesso motivo divoriamo ore infinite di repliche, riscopriamo Tardelli già fenomeno in Argentina, nel 1978, molto prima di urlare, ci chiediamo ancora come sia possibile che l’Olanda degli Anni settanta non abbia vinto un Mondiale. 
Il calcio vero è un’idea remota, non sapremmo come gestirlo in questo momento, ma il fatto che ci abbiano tolto il pallone, con tutta la magnifica libertà che si porta dietro, è insopportabile. Tanto da farci buttare giù pure la Vysshaya Liga del Tagikistan. Oggi, alle 13, c’è Kuktosh contro Regar-Tadaz. Buona (struggente) visione.