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 2020  aprile 05 Domenica calendario

In Libia un anno di guerra civile

Nessuna tregua per la Libia che ieri, nel primo anniversario della guerra civile, ha registrato un altro attacco ai danni della popolazione civile di Tripoli. Una donna e una guardia di sicurezza sono rimasti ferite nel bombardamento dell’ospedale universitario della capitale da un colpo di mortaio lanciato dalle forze di Khalifa Haftar. La comunità internazionale, dinanzi all’emergenza Coronavirus in crescita anche nel Maghreb, aveva chiesto una tregua, saltata per i continui attacchi delle forze del generale, ultimo quello di ieri. La missione Onu nel Paese (Unsmil) ha chiesto di nuovo l’immediato cessate il fuoco: «La situazione umanitaria è peggiorata a livelli mai visti in precedenza in Libia. Tra il 1 aprile 2019 e il 31 marzo 2020, sono state registrate almeno 356 morti e 329 feriti. Circa 149 mila persone a Tripoli e dintorni sono state costrette a fuggire dalle loro case dall’inizio dell’offensiva». 
Sul terreno un ruolo sostanziale lo hanno, dalla parte di Haftar, i mercenari della russa Wagner, dall’altro dalle forze del sultano Erdogan. Il missile turco, lanciato alcuni giorni fa da una nave militare di Ankara, che ha abbattuto un drone verso il confine con la Tunisia è da intendersi come un avvertimento. I turchi non vogliono una guerra totale ma non sono disposti ad accettare la caduta di Tripoli e la vittoria del generale. 
Al momento il conflitto è su tre fronti. Il primo è attorno a Tripoli, dove il Gna sta cercando di respingere Haftar con risultati parzialmente positivi, perché si tratta di una guerra di attrito e si procede pochi metri per volta. Il secondo è ad est, ad Abu Ghrein, tra Misurata e Sirte, dove c’è un tentativo progressivo del Gna di tornare verso la città natale di Gheddafi col rischio di infilarsi in un confronto molto sanguinoso specie per un conflitto a bassa intensità come quello libico. Il terzo fronte è ad ovest, a ridosso della base aerea haftarina di Watiya vicino Zintan, dove il Gna ha condotto di recente un’operazione senza però prenderne il controllo. 
La pace appare quindi più lontana di un anno fa e il momento è molto più rischioso dell’inizio del conflitto perché in caso di pandemia l’effetto moltiplicativo della guerra potrebbe essere letale. Nonostante questo sembra inevitabile che solo un avanzamento o una ritirata di una delle compagini possa portare ad una tregua, certificando di fatto l’impotenza della politica.