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 2020  aprile 05 Domenica calendario

Biografia di Gaia Gozzi

La finale senza baci e abbracci per rispettare la distanza richiesta dal coronavirus. «Ho festeggiato in sordina: una birra in solitudine, le chiamate con la famiglia e gli amici. Ho provato a dormire, ma l’adrenalina era troppa». Gaia Gozzi, vincitrice di Amici 19 (share 22.78%, 4 milioni 822mila spettatori su Canale 5), il giorno dopo. 
La storia di questa 22enne è una di quelle dove è la seconda chance (se non la terza) ad essere quella buona. Aveva provato nel 2016 con X Factor dove aveva perso in finale con i Soul System. Si era avvicinata ad Amici l’anno scorso, ma Maria De Filippi, lo ha ricordato anche durante la diretta, non la sentiva «ancora pronta». Quest’anno è tornata e ha vinto. Non rinnega il passato: «I percorsi sono fatti di situazioni e momenti. X Factor è stato fondamentale perché è lì che ho capito che la mia passione nata in cameretta poteva diventare un lavoro. Io stessa avevo dei dubbi lo scorso anno, ho fatto il provino di Amici ma il materiale che avevo non mi rappresentava. Ho trovato quest’anno la mia identità». 
La musica nella sua vita «c’è sempre stata». La prima volta sul palco, nel primo talent, «ho sentito che lì posso essere più forte, più bella, più sincera... insomma, me stessa».
Che musicalmente è un elettropop elegante che non cerca la scia di quello che funziona, non è urban nel senso che va di moda oggi, ma preferisce la ricerca all’immediatezza. Del resto i suoi ascolti vanno dalla neopsichedelia dei Tame Impala al cantautorato brasiliano di Maria Gadú. Raffinata anche nel gusto estetico (e per questo criticata da chi preferiva Giulia, l’altra finalista che nelle interpretazioni appiattisce tutto urlando), Gaia sembra fuori posto nel mondo ultrapop dei talent. «E invece Amici è stato il posto giusto. Dopo X Factor mi si erano presentate possibilità che non erano affini al mio progetto. Non le ho accettate per non scendere a compromessi». 
Gaia ha pubblicato due settimane fa il suo primo album «Genesi». A fare da biglietto da visita il singolo «Chega», testo in portoghese (si pronuncia «scega»), che «racconta di una relazione in cui non si sta bene e da cui si cerca di uscire, ma c’è anche un sottotesto più generale che parla di chi si sente in un limbo che non gradisce». 
La lingua non è un vezzo. Gaia ha papà italiano e mamma brasiliana: «Quando sono qui mi sento di difendere il Brasile. Quando sono laggiù viceversa. Sono due anime che convivono». E ai Mondiali di calcio? «Non posso scegliere, tifo per chi sta avanti», ride.