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 2020  aprile 04 Sabato calendario

I segreti della primavera, la stagione più inquieta

Siamo appena entrati nella primavera. Il suo esordio ufficiale nell’emisfero boreale corrisponde all’equinozio, «quando la notte sarà uguale al giorno»; il 21 marzo. La primavera è la prima stagione dell’anno, ma è anche la più difficile da descrivere, come spiega Alessandro Vanoli nel suo Primavera. Si tratta infatti di un periodo strano, stretto tra l’inverno, che la precede, stagione identificabile col freddo, il gelo e la neve, e l’estate che la segue, dominata invece dal caldo e dall’afa. Vanoli, storico e scrittore, racconta di aver avuto in mente all’inizio del suo studio una battuta pronunciata dal trio Marchesini, Lopez e Solenghi: «Non esiste più la mezza stagione… Si passa dal freddo freddo al caldo caldo caldo… Non sai mai cosa mettere». La primavera come mezza stagione? C’è da dire che in quanto stagione del trapasso la primavera non è sempre esistita. Per Omero, e siamo intorno al VIII secolo a. C., le stagioni sono solo tre, poi nel V secolo a.C. diventano quattro. La primavera fa il suo ingresso nell’universo dei Greci in relazione alla teoria dei quattro elementi e dei quattro umori trattata da Ippocrate. Tuttavia, come si capisce leggendo il libro di Vanoli, resta una stagione sfuggente, quasi inafferrabile. Bisogna infatti distinguere tra il suo aspetto climatologico, sempre fluttuante e instabile, e quello culturale e simbolico più consistente. C’è la Primavera di Botticelli e quella cantata da Leopardi ed è sempre la primavera come rinnovamento, come trionfo della Natura. Vanoli la definisce inquieta, dai confini mai chiari e dall’andamento inevitabilmente alterno. Quando mai la primavera è uguale a se stessa? La medesima cosa non lo si può dire né dell’inverno né dell’estate, le quali possono essere più o meno fredde o calde, e tuttavia la loro caratteristica di fondo permane fissa. La primavera invece è scarmigliata, arruffata, scomposta. Stagione misteriosa, è anche quella che più si apparenta all’elemento femminile. Non è un caso che nel mito la primavera (la parola viene dal latino ver, e dal greco vas, “splendore”) sia legata a Persefone, figlia di Zeus e Demetra, la Terra, rapita agli inferi da Ade mentre sta cogliendo fiori; restituita alla madre disperata per la sua perdita dividerà il suo tempo tra la Terra e gli Inferi, un terzo con la madre e due terzi con Ade. Persefone è la divinità della rinascita, per questo è venerata in innumerevoli riti, anche se non è esattamente la primavera in senso stretto, quanto piuttosto l’idea della rinascita e del ricominciamento, come mostra J. G. Frazer in Il ramo d’oro: i riti del risveglio del mondo vegetale sono il fondamento delle comunità umane agricole. Flora, ricorda Vanoli, è la dea della primavera, in quanto potenza vegetativa che presiede «a tutto ciò che fiorisce». Secondo la leggenda il suo culto fu introdotto a Roma da Tito Tazio insieme con altre divinità sabine. Primavera è la stagione dell’amore. Il libro di Vanoli mostra come sia sfuggente proprio perché collegata a Eros. Per afferrarla e tenerla stretta Vanoli appronta un baricentro rituale e cronologico, quello della Pasqua, sia ebraica che cristiana. Tutto accade tra marzo e aprile, il periodo in cui si fissa la festa di Pesach; mentre la Pasqua di resurrezione oscilla nei primi secoli del cristianesimo, per poi trovare la propria regola: è la domenica che segue il plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Nel suo aggirarsi nel labirinto mutevole della primavera Vanoli ci fa incontrare i poeti provenzali e i loro miti, i pellegrini e i mercanti, che si mettono in viaggio a primavera, nel mese di marzo, che è anche il mese di Marte, quello in cui si fa la guerra; l’antica festa crudele si risveglia insieme agli alberi e ai fiori. Poi c’è il Rinascimento con il suo ritorno ai miti greci, quindi i Romantici, che hanno costruito con le loro poesie, con i romanzi e i quadri, molte delle mitologie della modernità. Eppure proprio loro, che hanno cercato nella Natura «la forza della passione», scrive Vanoli, non l’hanno trovata nella primavera, bensì nei rigori dell’inverno e nelle gelide piogge dell’autunno, come mostrano i quadri di Caspar David Friedrich. Il verde, oggi colore ecologico, è associato alla primavera; eppure ha faticato a imporsi, salvo nel mondo islamico, come mostra Michel Pastoureau. Tutto cambia, e spesso rapidamente. Così la rapinosa primavera sta per tornare. Come sarà quest’anno? Lunga, corta o cortissima? E poi, cosa ci metteremo per accoglierla degnamente?