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 2020  aprile 04 Sabato calendario

Stagionali agricoli, accordo con la Romania

La ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è al lavoro per cercare l’intesa con i Paesi dell’Est Europa e riportare i lavoratori stagionali nei campi italiani. Ora che la Commissione europea ha dato il via libera al cosiddetto “corridoio verde”, cioè alla libera circolazione nella Ue dei lavoratori agricoli al pari di quelli del settore sanitario, è questa la via maestra per rispondere all’emergenza dell’agricoltura italiana. «Sono in contatto con quei Paesi – ha detto la ministra – e lunedì incontrerò l’ambasciatore rumeno in Italia. I corridoi verdi sono importanti, ma da soli non bastano. È necessario individuare soluzioni condivise Paese per Paese e stiamo lavorando anche su questo fronte».
Non basta aver prorogato automaticamente i permessi di soggiorno fino al 15 giugno dei lavoratori extracomunitari, per risolvere la carenza di manodopera che si venuta a creare nei campi. Perché all’appello mancano soprattutto i lavoratori comunitari: soltanto dalla Romania arrivano ogni anno nel nostro Paese oltre 107mila stagionali, un terzo di tutta la manodopera straniera. Sono loro che è urgente far tornare. 
Plaude all’iniziativa Ettore Prandini, presidente della Coldiretti: «Biosgna raggiungere l’accordo con i governi dei Paesi dell’Est Europa perché riprenda l’arrivo dei loro lavoratori nei campi italiani. Con questi Paesi dobbiamo concordare un piano di garanzia della sicurezza e della salute dei lavoratori, in modo tale che quando rientreranno nel loro Paese d’origine non dovranno essere sottoposti alla quarantena». 
L’emergenza braccianti, in questo momento, è un problema di tutti i Paesi dell’Europa occidentale. In Francia, per esempio, mancano all’appello circa 200mila stagionali: qui il ministro dell’Agricoltura, Didier Guillaume, ha proposto alle persone che si trovano in stato di disoccupazione tecnica di lavorare nei campi. Parigi ha anche avviato una piattaforma informatica per far incontrare domanda e offerta di lavoro alla quale sembra abbiano già aderito 60mila francesi. Anche a Berlino la ministra dell’Agricoltura, Julia Klockner, ha proposto che quanti hanno perso il lavoro in altri settori, in particolare nel mondo della ristorazione, si riconvertano temporaneamente all’agricoltura. L’incrocio tra domanda e offerta, in questo caso, dovrebbe avvenire a livello regionale, nei singoli land.
«Il modello francese e quello tedesco sono esperienze interessanti – ha detto la ministra Bellanova – ma ho un’ambizione: il modello italiano. Bisogna fare in modo che tanti stagionali di altri settori, come turismo e ristorazione, possano guardare al lavoro agricolo come un’opportunità di reddito. Ma allo stesso modo bisogna accelerare l’emanazione del decreto flussi, che vedrà per la prima volta una collaborazione attiva delle organizzazioni agricole per gestire le quote regolari e trasformarle in contratti di lavoro. E dico che servono aiuti al lavoro agricolo anche dall’Europa. La nostra sicurezza alimentare dipende da qui».
Senza una soluzione al problema dei lavoratori stagionali, dice la Coldiretti, sui campi rischia di rimanere il 40% della frutta e della verdura non raccolta. I permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali sono già stati prorogati fino a giugno: «Penso dovremo farlo fino a dicembre – sostiene la ministra Bellanova – avviamo presto la mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo: è già prevista nel Piano triennale di prevenzione contro il caporalato, come le piattaforme telematiche dove incrociare in modo trasparente domanda e offerta di lavoro».
Sul tavolo resta ancora il tema dei voucher. Un terreno minato: la politica è spaccata e i tre sindacati confederali sono scesi apertamente in campo con un secco no. Non servono ad attrarre più lavoratori dall’estero – hanno detto ieri Cgil, Cisl e Uil – e non servono nemmeno a garantire migliori condizioni di sicurezza, servono solo a precarizzare il lavoro. 
«Resto dell’idea che i voucher in questo momento siano una via obbligata – ribadisce il presidente della Coldiretti, Prandini -. Posso accettare che valgano solo per questo periodo di emergenza e non per sempre, ma i voucher ora sono necessari. Per esempio, sono lo strumento più semplice per reclutare nei campi chi oggi è in cassa integrazione e potrebbe così integrare il proprio reddito. Ho parlato con molte aziende edili, che sarebbero ben felici di offrire ai loro lavoratori oggi disoccupati la possibilità di prestare servizio nei campi».

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Durante tutto l’anno, nei campi italiani arrivano 370mila lavoratori agricoli stranieri. Ma la stagione in cui ne servono di più sta per cominciare proprio ora e all’appello, dicono le associazioni agricole, mancano qualcosa come 250mila lavoratori. Dove ce n’è più bisogno? Secondo i dati della Coldiretti, quasi la metà della manodopera straniera si concentra in sole 15 province e quelle che registrano i valori assoluti più elevati sono Bolzano, Verona, Foggia, Latina, Trento e Cuneo. Al Nord, dunque.
Nel Veronese si occupano delle fragole e degli asparagi e poi, più avanti, della vendemmia. Nel Cuneese seguono la raccolta di pesche, mele, pere, kiwi e susine. In Trentino Alto-Adige i lavoratori stranieri sono sempre arrivati per le fragole e i frutti di bosco e si sono fermati fino alla raccolta delle mele e dell’uva. A Latina c’è la campagna degli ortaggi in serra, mentre nel Foggiano raccolgono prima gli asparagi e poi i pomodori, i broccoli, i cavoli e i finocchi. Soltanto in Veneto, dice la Coldiretti, 7mila lavoratori serviranno già a partire dalla prossima settimana.
Da dove arriva, tradizionalmente, tutta questa forza lavoro? La comunità più presente in Italia è quella rumena, con 107.591 occupati, più o meno un terzo di tutti i lavoratori stagionali che arrivano nel nostr Paese. A seguire, tutti sopra le 30mila presenze, ci sono i braccianti marocchini, gli indiani e gli albanesi. Tra i 15mila e i 10mila sono invece i senegalesi, i polacchi, i tunisini e i bulgari.