https://www.lettera43.it/quarantena-coronavirus-pesci-venezia/, 4 aprile 2020
Ladri disoccupati e pesci mutanti a Venezia: Zibaldone della quarantena
Le ore si dilatano come gli anelli nelle acque di uno stagno. Prima pareva che non riuscissero a contenere gli impegni, le scadenze, gli appuntamenti, adesso non si sa come riempirle. Si dà un’occhiata all’orologio: possibile? Sono appena le quattro… il sole è ancora alto, la notte appare lontanissima.
Via con raffiche di sms, di mail, di telefonate. Nuova occhiata all’orologio: è passata solo un’ora. Si fa strada una parola temibile come il giudizio universale: noia. Anche in versioni più sofisticate: ennui, tedium, aburrimiento. Ci si aggrappa a precedenti illustri. Leopardi notoriamente si annoiava, l’avvocato Agnelli pure. Si è azzardato che Dio stesso si annoiasse prima di dar vita al teatrino del mondo.
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Utile invece secondo alcuni psicologi la noia dei bambini che viene interpretata come positiva premessa all’introspezione. Da ultimo Ungaretti con la sua «titubante ombra dei fili tranviari»…
GLI OMINI DI KEITH HARING, SPECCHIO DELLA NOSTRA SOCIETÀ
Mi capita sott’occhio un poster di Keith Haring con tutti quegli omini irradianti che strillano, danzano come scimmioni, fanno a pugni, percuotono cuori e sederi, vivono, muoiono. È una rappresentazione fumettistica della nostra civiltà, ma singolarmente profonda. Il mondo è così, pieno di omini agitati, folli, incongrui.
MEGLIO MEZZO LITRO DI AMUCHINA CHE DI CABERNET
Virus letale è un film di 16 anni fa con Dustin Hoffman, consigliato, dice la scheda, a tutti quelli che amano i filmoni di contagi, di virus e affini. E chi si prende ora la briga di guardarlo? È singolare come al mutare delle circostanze cambino, fino a rovesciarsi, i significati delle cose, oltre naturalmente alla scala dei valori. Adesso è molto meglio un film romantico di uno catastrofista. Meglio mezzo litro di Amuchina che mezzo litro di cabernet. Meglio una parafarmacia di un bar. E molto, ma molto meglio la castità che rapporti potenzialmente contagiosi.
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Un popolare poeta, con una forte propensione alla critica sociale, ha scritto su un settimanale: scende la Borsa, salgono le quotazioni dell’essenziale. Tenderei a essere d’accordo su ciò che è essenziale: la solidarietà, l’uguaglianza delle opportunità, la democrazia diffusa. Però, lo ammetto, ho bisogno della Borsa. Nel senso che ho investito in fondi il denaro che sono riuscito a risparmiare. E se i fondi, legati agli indici borsistici, vanno in malora, vanno in malora anche i miei risparmi e la possibilità, se fosse necessario, di dare una mano ai miei figli. A quel punto l’essenziale finisce per interessarmi un po’ meno, anche se è il fondamento di un paradigma culturale e antropologico che non si può ignorare. Meglio che l’indice Ftse Mib sia positivo. Anche per le prospettive più essenziali.
CHE FINE HANNO FATTO LADRI E SCIPPATORI?
A proposito di Leopardi, lo Zibaldone era sul serio un antidoto alla noia. L’affastellarsi di osservazioni, di pensieri, di giudizi, di ricordi, riempie un vuoto che in molti momenti sembra essere la scena mentale dominante. Il poeta di Recanati compie un impressionante esercizio di pensiero, di scrittura e di disciplina morale a cui la sua cultura spaventosa offre le strade da percorrere, tutte impervie, tutte sull’orlo dell’abisso.
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In epoca di quarantena ci domandiamo: dove sono finiti i ladri? Si tratta di una categoria fortemente danneggiata. Come fai a ripulire un appartamento se la gente è in casa? Dove puoi tentare uno scippo se in giro non c’è nessuno? Come fai a rapinare una banca con le strade vuote e la possibilità per la Polizia di operare inseguimenti a velocità da formula 1? Qualcuno pensa che purché la vita riprenda pienamente saremmo disposti a sopportare perfino una quota accettabile di delinquenza.
LA PESTE DI LONDRA SECONDO DEFOE
Si è molto parlato di Manzoni, di Camus, di Saramago. Quasi nessuno si è ricordato di Daniel Defoe (quello di Robinson Crusoe), autore del formidabile Diario dell’anno della peste, in cui, fingendosi un sellaio, racconta le scene di delirio e disperazione che gli si presentano agli occhi girando per le vie di una Londra seicentesca, sconvolta dalla pestilenza. Vengono registrate e raccontate le restrizioni, i rimedi fasulli, le fughe, gli atti di generosità, le lugubri apparizioni dei monatti. Il Bill of Mortality, che fu redatto alla fine, dice che i morti furono 68.596. Un quinto della popolazione londinese. Per la stragrande maggioranza poveri, come sempre.
LE OFFERTE DEI CENTRI DI ESTETICA
«Non farti trovare impreparata! Non correre il rischio di finire in lista d’attesa quando terminerà l’emergenza coronavirus!». Che roba è? Niente, si tratta di centri di estetica che invitano a prenotare già da adesso massaggi e maquillage. Sconti.
VIROLOGI SUPER STAR
Ci sono i Burioniani. I Gallisti. I Pregliaschini. Ognuno ha il suo virologo preferito. Questi medici, pieni di conoscenze e di valore, hanno sostituito i Salvini, i Renzi, i Di Maio e non può che essere un bene. Su tutti si erge però la titanica figura di Vittorio Sgarbi che è critico d’arte, politico, opinionista e anche farmacologo. In tivù ha attaccato violentemente il professor Pregliasco accusandolo di non curare in modo adeguato i malati. Poi è passato a tessere le lodi dell’Avigan, un farmaco antivirale adoperato dai giapponesi. La Fujifilm che lo produce ha fatto sapere che al momento non esistono evidenze scientifiche sulla sua efficacia contro il Covid-19. In ogni caso l’Agenzia italiana del farmaco ha annunciato che sarà immediatamente sperimentato. Capovolgiamo la situazione. E se un virologo si mettesse a deridere Carracci, Guido Reni, Giovanni Bellini, grandi maestri della pittura italiana cari a Sgarbi? Lui che direbbe?
IL PROBLEMA MAL POSTO DELLA COMORBILITÀ
Il problema delle comorbilità nei decessi da Covid-19 mi sembra posto male. Uno muore di coronavirus, bè, aveva altre patologie. Era diabetico, cardiopatico, iperteso, afflitto da danni epatici e renali e altre cose ancora. D’accordo, le malattie pregresse hanno accelerato il decesso. Ma senza il virus, quell’uomo sarebbe vivo. L’argomento vorrebbe essere rassicurante, ma è oggettivamente debole. Se io con un’automobile con una ruota sgonfia, i freni malridotti, il carburatore sporco, la frizione che slitta, l’olio ai minimi, riesco ad arrivare comunque al luogo che volevo raggiungere, potrò dirmi fortunato. Ma se qualcuno mi danneggia le candele non ci arrivo proprio. La questione è semplice: l’auto si è fermata per i guasti che la affliggevano o perché sono state manomesse le candele?
MAGARI TORNASSERO DAVVERO I PESCI A VENEZIA
Il mio amico Rumiz dice che a Venezia sono tornati i pesci. Wishful thinking? Ho paura di sì. Se anche fosse, dura poco. E poi, ammetto, temo che i pesci veneziani siano orrende creature mutanti, come nel film Frankenfish. Magari boseghe e bisati nuotassero nelle acque della Serenissima, com’era in un tempo lontano! Vorrebbe dire che si può ripristinare un equilibrio, che non tutto è perduto, che una città può perfino tornare a essere una città invece che un bazar sordido e volgare.
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A fronte del moltiplicarsi dei ricoveri in ospedale per Covid-19 sono drasticamente calati i ricoveri per altre malattie, salvo le urgenze. Ma c’è da sottolineare soprattutto lo svuotamento delle aree di Pronto Soccorso, che molto spesso parevano un suq mediorientale. Meglio, così il personale può dedicarsi con più agio ai casi più seri. Tuttavia c’è da riflettere. Possibile che gli infarti, le ischemie, le coliche, i traumi di vario tipo, siano in così netto calo? C’è qualcosa di poco chiaro: o le persone rinunciano ad andare in ospedale per paura del contagio o prima ci andavano anche per motivi fasulli.
Leggo il mio oroscopo settimanale. Tra i consigli vari: fate due passi nel verde. Allora faccio un paio di giri attorno al ficus che ho in salotto.