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 2020  aprile 03 Venerdì calendario

Coronavirus, non solo mascherine: le mafie puntano a nuovi business

Nel mirino delle mafie non ci sono solo mascherine e gel disinfettanti per mani. I business dell’emergenza coronavirus, per le organizzazioni criminali, sono molti. Sì, perché la crisi che stiamo vivendo, altro non è che «un’opportunità di nuovi guadagni, perché qualunque business attira la loro attenzione», spiega all’Ansa il procuratore aggiunto della Dda di Milano Alessandra Dolci. «Dobbiamo fare molta attenzione e puntare il nostro focus investigativo anche sul mercato nero dei presidi sanitari».

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LE MAFIE NON SOFFRONO IL LOCKDOWN Nei giorni in cui nella città e in tutta la Lombardia sono ferme anche molte imprese e altre attività apparentemente legali ma nelle mani delle cosche, le mafie, chiarisce il capo della Dda milanese, continuano, comunque, ad avere «una grande liquidità a disposizione e prova ne sia il fatto che solo pochi giorni fa nella piana di Gioia Tauro sono stati sequestrati oltre 500 kg di cocaina». Non soffrono il “lockdown“, dunque, anzi si stanno «organizzando», spiega ancora Dolci, «in vista dei futuri guadagni e puntano ai nuovi business» di questa fase di emergenza, «perché sono assolutamente in grado di entrarci».

Puntano ai nuovi business perché sono assolutamente in grado di entrarci

Alessandra Dolci, procuratore aggiunto della Dda di Milano  INFRASTRUTTURE E INTERMEDIARI I clan sanno, ad esempio, riferisce il procuratore aggiunto, che più avanti per far ripartire il Paese «ci saranno grossi piani di investimenti pubblici nelle infrastrutture e, dunque, su questo fronte bisognerà fare molta attenzione». Allo stesso modo va tenuta la guardia alta su altri nuovi affari illeciti nel mirino dei boss, «come il business delle mascherine», introvabili e quindi redditizie e spesso oggetto di compravendite attraverso canali esteri, nei quali si muovono anche figure di intermediari. In più, le associazione mafiose potranno trovare maggiori spazi per incassi «nelle loro attività illecite caratteristiche: usura, recupero crediti, estorsioni, l’alimentazione di un sistema parallelo di accesso al credito».

DOLCI: «BISOGNA RIFLETTERE SU UNA RIORGANIZZAZIONE ECONOMICA» Se gli imprenditori milanesi e lombardi ma non solo, infatti, non verranno protetti adeguatamente con norme ad hoc, in tantissimi rischieranno di fallire «e di ritrovarsi», spiega Dolci, «per stato di necessità stavolta nelle mani della criminalità organizzata». Da questo punto di vista, «bisognerà riflettere su una riorganizzazione economica» di molti settori. In più, le mafie, anche se in un contesto diverso da quello del Sud ma comunque «in una Lombardia che potrebbe essere più povera», potrebbero riuscire «a pescare nuovi affiliati e “simpatizzanti” nel disagio sociale».

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DOLCI: «OK SVUOTARE I PENITENZIARI DAI DETENUTI “COMUNI”» Sul fronte delle carceri, infine, il procuratore aggiunto è favorevole al tentativo, che si sta facendo in questi giorni, di «svuotare i penitenziari dai detenuti cosiddetti “comuni”, anche per evitare che la situazione finisca fuori controllo e ci si ritrovi costretti a far uscire anche quelli in regime di alta sicurezza».