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 2020  aprile 03 Venerdì calendario

I sei fratelli medici

TORINO – Davide Tizzani è il fratello scrittore. Medico e appassionato di parole. Ha 3a5nni. Lavora in medicina d’urgenza all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, la zona più popolare della città. Qualche giorno fa, sul blog online “Empills” dedicato alla medicina d’urgenza, ha pubblicato pensieri e impressioni: “Dieci cose che ho imparato. Report da una trincea qualunque di un paese in guerra”. In cima alla lista mette la paura. Ma non quella del contagio: «La mia è differente. È la paura di non essere pronto. Di non essere abbastanza». Al secondo posto una confessione che titola: “Voglia di dimissioni, di licenziamenti e fughe": «Ho scoperto il desiderio di abbandonare. Aveva la forma di una sedia vuota vicino a un 90enne che stava morendo». Davide ha dieci fratelli e sorelle. Cinque sono medici. Quattro sono in prima fila in pronto soccorso. Emanuele è l’unico fuori da coro, si fa per dire. Lui è cardiologo, ma anche se per un momento può aver pensato di essere fuori dalla mischia, è durata poco. Il suo reparto è diventato Covid-19 dopo pochi giorni. I fratelli Tizzani sono figli di Pierluigi, primario e direttore sanitario dell’ospedale di Giaveno, capoluogo della Val Sangone. Nipoti di Felice, amatissimo medico condotto del paese. Una dinastia: «Probabile sia stata l’aria che respiravano a convincere sei dei miei figli a indossare il camice. Ma di figli ne ho undici, uno lavora per l’Organizzazione mondiale della sanità come veterinario a Parigi, gli altri sono ingegneri e la preoccupazione è per tutti», dice Rosina, vedova di Pierluigi, mamma timida e combattiva. «Siamo cresciuti con il mito di un papà che usciva alla mattina e tornava la sera e passava la giornata ad aiutare gli altri – racconta Davide – Per me e i miei fratelli innamorarci di questo mestiere è stato inevitabile». Alessandra, geriatra, è la più giovane delle donne di famiglia, ha 38 anni e lavora al pronto soccorso del piccolo ospedale di Ciriè, area metropolitana di Torino. Barbara è all’ospedale di Rivoli. A fine turno toglie maschera e tuta e prova a raccontare con un filo di voce. Sale in macchina per tornare a Giaveno, dove vive con i suoi due bimbi di 10 e 7 anni e il marito: «Abbiamo una chat di noi fratelli Tizzani medici. Ci scambiamo impressioni, consigli. Ci raccontiamo come sta andando. Poi c’è la chat allargata, quella familiare, mamma, nipoti, cognati. In questi giorni dominano le questioni organizzative-gestionali: bimbi, spesa, storie di isolamento». Pietro, come Davide, è in emergenza al Giovanni Bosco. Ha 39 anni. Maria, classe 1974, è in prima linea alle Molinette. L’ospedale dei trapianti, quello che molti ritenevano dovesse restare incontaminato per potersi occupare degli interventi ad altissima difficoltà. Speranza vana. Sono arrivate le tende della Protezione civile e dopo pochi giorni dalla partenza fulminea del virus a Torino, era già entrato nella rete della guerra al virus. Due giorni fa, sul suo profilo Facebook, Maria ha pubblicato la foto di un sacchettino di dolci, regalo di un caffè storico cittadino che ha voluto portare un omaggio a medici e infermieri. Lei ha scelto questa immagine, insieme alla foto sorridente con due colleghe, per raccontare la vita di questi giorni. Piccole gioie in giornate interminabili. Emanuele preferisce che l’attenzione si sposti su chi lavora al suo fianco: «Più che parlare di noi medici, bisognerebbe fare un plauso agli infermieri». Il simbolo scelto da Barbara sta tutto nel video dell’infermiera che al pronto soccorso del suo ospedale si è messa a suonare Imagine di John Lennon. Prove di resistenza. Forse di sopravvivenza: «Cerchiamo di alleviare il senso di solitudine dei pazienti che non possono vedere i loro familiari – racconta – Abbiamo preso dei tablet, li aiutiamo con le videochiamate». Il timore di Barbara è per i figli piccoli: «La sera torno a casa, per fortuna abbiamo una casa grande, stiamo tutti a distanza. Per me c’è un bagno separato. Viviamo così, chissà per quanto». Ai bimbi di giorno pensa nonna Rosina. Anche lei ha studiato Medicina. Una passione interrotta da una forza più grande: «Non ho finito, ho avuto tanti figli». Ora cucina per i due bambini di Barbara, compiti da fare, lezioni online. Se c’è bisogno segue anche gli altri nipoti, sette. Per ora. «Provo a vivere come se tutto fosse normale, a organizzare la vita in questi giorni assurdi. Poi ogni tanto mi assalgono i pensieri. Pare vada un po’ meglio. È così?». j La famiglia nel 2005 Da sinistra: Maria (medico), papà Pierluigi, Alessandra (medico), mamma Rosina, Matteo con la moglie Daniela, Francesca, Barbara (medico), Fernanda. In seconda fila da sinistra: Emanuele (medico), Luca, Davide (medico), Pietro (medico), Paolo