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 2020  aprile 02 Giovedì calendario

Periscopio

La disperazione è alla filosofia ciò che il caviale è alla gastronomia: un lusso di ricchi. Gabriele Matzneff, Élie et Phaéton. La Table ronde, 1991.
Il calcio di oggi non mi piace più perché il gioco è diventato troppo calcolatore e attendista, per cui fare un dribbling è quasi una colpa. Gianni Mura (Giorgio Lambri). Libertà.

Vidi una sola volta, da bambino, Mina dal vivo, cantava in un veglione, come si chiamavano allora i concerti con ballo, in un teatro a Bisceglie. Ma interruppe la sua esibizione perché fu insultata da alcuni cafoncelli che le rivolsero allusioni pesanti alla sua vita privata, che agli occhi di oggi sarebbero vicende del tutto comuni. Lei s’offese e piantò il palcoscenico. Patii da allora il cantus interruptus di Mina, che mi lasciò un desiderio insaziabile di lei. Marcello Veneziani. LaVerità.

Un collega mi ha cercato perché aveva curato un anziano risultato positivo al Covid-19 che doveva mettersi in quarantena. Mi ha chiesto di sostituirlo in ambulatorio e io ho subito accettato. In realtà si è trattato di pochi giorni, ma poi sono iniziate ad arrivare le telefonate: vecchi pazienti, amici, conoscenti. Sapevano che ero tornato in servizio e si sono rivolti a me. Consigli telefonici e almeno un paio di visite a domicilio al giorno. Andrea Vitali, scrittore (Barbara Gerosa). Corsera.

Vatileaks 1 esplose infatti quando l’allora segretario generale, Carlo Maria Viganò, tentò di esternalizzare la gestione della telefonia del Vaticano. Immediatamente si scontrò con Domenico Giani, da sempre fedele agli ultimi tre Pontefici, il quale comprese che qualcosa non stava girando per il verso giusto; fu proprio quella notizia che, un anno dopo, portò in carcere il maggiordomo infedele di Ratzinger, Paolo Gabriele. Ma quello che ha scoperto l’ex Comandante in questi 20 anni di indefesso servizio è molto di più, rigorosamente avvolto da un silenzio sacrale. Fino a quando la Segreteria di Stato è stata retta da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale Angelo Becciu, Giani ha operato indisturbato, ma dopo la promozione del porporato a Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, la situazione si è complicata, arrivando addirittura a far inquisire la Segreteria di Stato da parte di un organismo esterno in una velenosa guerra finale per la successione a Papa Francesco. Luigi Bisignani. Il Tempo.

«Anche in un mondo che muore continuano a nascere nuovi amori». Solo uno scrittore come Jonathan Franzen poteva scegliere di chiudere in questo modo un saggio estremo fin dal titolo, La fine della Terra. Una frase dove c’è tutto, la vita e il suo contrario, l’origine e il limite, il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà, sempre solo sfumature perché il mondo è condannato a sfuggire a ogni correzione. E se i ghiacci si sciolgono, gli oceani evaporano, i volatili smettono di volare e il riscaldamento globale minaccia la stessa specie umana, a salvarci provvederà sempre qualcosa, un sentimento implacabile o la letteratura. Jonathan Franzen, scrittore (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Pasolini è un problema per me. Fu lui a chiamarmi una mattina, verso le cinque, per chiedermi se poteva scrivere una prefazione al mio primo romanzo. Non sapevo che Garzanti glielo avesse dato in lettura. Poi scrisse una prefazione alle mie poesie. Poi dedicò un saggio al mio primo libro di saggi. Ferdinando Camon, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Passai con Vladimir Luxuria un’oretta gradevole, con qualche confidenza. Alla fine, chiesi: «Qual è la cosa peggiore che hai fatto e prometti di non ripetere?». Sorridendo rispose: «Una volta ho soffiato il ragazzo a mia sorella. Assicuro le mogli dei deputati che non ci proverò con i loro mariti». Giancarlo Perna. LaVerità.

A Patti, il paese dove sono nato 74 anni fa, c’era la campagna appena fuori porta, il mare che si raggiungeva attraversando gli orti e i frutti che si raccoglievano dagli alberi. Alle scuole mi appassionai all’epica, imparai alcuni canti dell’Iliade e dell’Odissea a memoria e fingevo a volte di essere Achille, altre Ettore, ma più spesso Ulisse. Salvatore Natoli, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Quello lo conosco, quella pure. Quello ha fatto fallire tre concessionarie d’auto e ora ricicla orologi rubati in una gioielleria di Prati. Quell’altro è un architetto che ha svoltato fidanzandosi con un ricchissimo costruttore di Dubai. Questa ha trasformato la sua palestra nella miglior piazza di spaccio dei Parioli. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Noi Gino Strada non lo conosciamo, non discutiamo quel che fa negli ospedali afghani, ma quel che dice in Italia, ospite fisso di speciali e di talk-show, non ci convince. Potremmo sbagliarci (non sarebbe la prima volta né l’ultima) ma le sue sortite e le sue sparate ci sanno di demagogia tanto al chilo. Per questo mancato dottor Schweitzer, che non suona Bach e non legge la Bibbia e conosce Marx, magari in formato Bignami, le guerre giuste sono quelle della sinistra. Roberto Gervaso, Italiani pecore anarchiche. Mondadori, 2003

I quattro fratelli Mosca, come gli altri «figli dei giornalisti» come gli «interni» dei Salesiani, i Confalonieri e i Berlusconi, come i ragazzi che andavano al Leone XIII o al Gonzaga o al San Carlo, esprimevano, respirandola dai loro genitori, la comica e penosa spocchia dei parvenu della piccola borghesia degli anni 50. Mentre noi, da ragazzini, portavamo tutti i calzoncini corti fino all’inguine, i Mosca li avevano lunghi fino al ginocchio «perché così li porta Carlo d’Inghilterra». Massimo Fini, Ragazzo. Marsilio, 2007.

Si segnalava nelle scuole che il prezzo di un compito di versione dall’italiano al latino era cresciuto da 20 a 40 pennini. Giuseppe Prezzolini, L’italiano inutile. Rusconi libri, 1994.

Non immaginavo che il vento rosso avesse cominciato a soffiare anche qui, in mezzo al nulla. Sono più numerosi di noi, ma hanno l’aria di poveracci allo sbando, di straccioni affamati in groppa a ronzini ancor più mal ridotti di loro. Probabilmente agiscono spinti solo dalla miseria o dall’avidità, senza un piano preciso. Dal modo in cui storpiano la nostra lingua è chiaro che si tratta di russi. Vi terremo a bada, questa è la nostra terra, maledetti! Piera Graffer, Caucaso. LoGisma,1999.

Tutt’Italia era in arme: i Francesi parevano i più forti; e oltre l’amor di patria che mi spingeva a combattere il nimico più pericoloso, avevo una vecchia ruggine co’ Francesi e colle loro insolenze. Massimo D’Azeglio, Ettore Fieramosca. Vallardi, 1963 (prima edizione 1833).

Grillo Prodi: la compagnia di giro. Roberto Gervaso. Il Giornale.