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 2020  aprile 02 Giovedì calendario

Parlano le sceneggiatrici di Nanni Moretti

L’intervista che segue è parte dell’ampio speciale che il numero di aprile della Rivista del Cinematografo dedica a Nanni Moretti. Edita dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e diretta da Davide Milani, RdC è la più antica (1928) pubblicazione cinematografica in Italia: eccezionalmente, questo numero è disponibile gratis su www.cinematografo.it

Il nuovo, attesissimo – e rimandato per Coronavirus: l’uscita in sala era prevista il 23 aprile – film di Nanni Moretti è Tre piani. Nel cast egli stesso, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio e Adriano Giannini, è tratto dal romanzo omonimo (Neri Pozza) dell’israeliano Eshkol Nevo.
Primo soggetto non originale in oltre quarant’anni passati dietro la macchina da presa (l’esordio Io sono un autarchico è del 1976), Moretti trasloca la storia dai sobborghi residenziali di Tel Aviv a Roma, quartiere Prati: i tre piani sono quelli di una palazzina borghese, dove le istanze intrapsichiche freudiane Es, Io e Super Io, si attagliano ad altrettante famiglie.
A firmare la sceneggiatura con Nanni sono Federica Pontremoli (Il Caimano, Habemus Papam) e Valia Santella (Mia madre), che incontriamo nel tempio morettiano, il Cinema Nuovo Sacher.
Inedito: Moretti alle prese con un libro.Valia Santella (VS): Eravamo al lavoro su altre idee da un anno e mezzo, lui diceva: ‘Ma guardiamoci in giro, nessun problema a prendere altre storie, se c’è un libro che mi corrisponde ben venga’.
La politica (Il Caimano), la Chiesa (Habemus Papam): qui l’universalità dove sta?Federica Pontremoli (FP): Nell’umano dei personaggi, la loro fragilità, forza, ambiguità. Nell’essere raccontati in maniera molto sincera e vera, negli scarti quotidiani di indecisioni, sbagli, errori. Ed effetti palla di neve: da piccola impasse a grande tragedia.
VS: L’universalità del dolore, guardare le persone in un momento in cui la loro vita sta diventando traumaticamente altro.
Come lavorate a sei mani?VS: Sempre insieme, virgole comprese, fino all’ultima rilettura, che è davvero dedicata alla punteggiatura.
Se doveste definirvi in base alle categorie intrapsichiche freudiane – Io, Es, Super Io – del romanzo?VS: Super Io (ridono), lasciamoglielo tranquillamente a Nanni…
Come siete arrivate a Tre piani?FP: Conoscevo Eshkol Nevo da Simmetria dei desideri, avevo letto una recensione di Tre piani, buona, e mi sono comprata il libro: l’ho letto velocissimo, e stranamente anche Moretti. Ha avuto un’adesione totale.
Simmetrie tra Moretti e Sorrentino: Berlusconi, il Papa e ora, entrambi per la prima volta, un soggetto non originale.FP: Sono alla ricerca di cose grosse, hanno voglia di confrontarsi con grandi temi. La sfida di andare dentro i grandi istituti, la politica e la chiesa, il tentativo di capire un po’ di più, non dare solo la propria opinione, ma indagare.
Differenze?FP: Sorrentino trasforma con il suo immaginario quel che affronta, lo trasfigura; Moretti ha la capacità di andare a beccare quella piccola cosa che poi diviene chiave di lettura per il futuro. Quando lavora, ripete: ‘Non voglio fermarmi alla cronaca, voglio andare più in là’.
Che sta anticipando?FP: Ci ho pensato, io credo che stia analizzando il confine dell’umanità con il senso etico, la morale più in generale. Questo film coglie l’umanità nel momento in cui si sta confrontando con i grandi temi etici: oggi è difficile riconoscerci nella collettività, dunque il singolo uomo si trova solo di fronte a un sistema di valori.
Solitudine?FP: Sì, il senso di panico di fronte alla scelte individuali. È un film serio, serio nel senso più etico che si possa concepire. I soggetti che stavamo elaborando prevedevano un mondo morettiano, leggerezza, più commedia, questo è serio e nel suo mondo c’è il rigore. E questa è la scommessa, perché ovviamente i fan chiederanno la battuta, ma si porteranno a casa qualcos’altro.
Il personaggio di Nanni ha un figlio responsabile di un incidente mortale: come non pensare a Paolo Genovese?FP: C’è di più, quando scrivevamo è accaduto l’incidente di Domenico Diele (attore, condannato per omicidio stradale avvenuto il 24 giugno del 2017, ndr), ed è stato scioccante. Poi adesso pure il figlio di Genovese… Non ci siamo confrontati, ma ognuno di noi lo ha pensato.
VS: È un dramma, noi siamo tutti e tre genitori, possiamo capire.
FP: Mi dispiace quasi aver raccontato questa storia.