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 2020  aprile 01 Mercoledì calendario

Anthony Fauci, il virologo che può salvare gli Usa da Trump

Anthony Fauci, negli Usa la massima autorità in materia di malattie infettive, è il ‘virologo in chief‘ come è stato ribattezzato. È lo scienziato che Donald Trump ha voluto nella task force anti-coronavirus e per molti l’unica persona davvero competente e credibile del gruppo. Dunque il più a rischio, soprattutto in una fase in cui il presidente americano, in barba ai consigli di medici ed esperti, mantiene un atteggiamento ondivago sulla gestione dell’epidemia. Il tycoon è arrivato molte volte vicino a perdere la pazienza di fronte alle continue critiche e ai continui rimbrotti dello studioso italoamericano, che oramai spesso ruba la scena allo stesso presidente, dall’alto della sua esperienza e professionalità. Le ultime notizie dagli Usa suggeriscono che, per ora, il buon senso abbia prevalso sull’istintività del presidente.

NESSUNA RIAPERTURA PER PASQUA Trump ha accantonato l’idea di riaprire gli Stati Uniti per Pasqua e ha annunciato che le attuali linee guida per il contenimento del virus resteranno in vigore fino al 30 aprile, un mese in più del previsto. Fauci ha plaudito alla decisione: «È una mossa saggia e prudente», ha spiegato il virologo ribadendo che il coronavirus potrebbe causare negli Stati Uniti fra i 100 e i 200 mila morti. «Noi stiamo lavorando affinché questo non accada», ha aggiunto.

DAL 1984 ALLA GUIDA DEL CENTRO NAZIONALE PER LE MALATTIE INFETTIVE Fauci, 79 anni, scienziato con la passione della corsa, ha un curriculum importante. Ha servito tutti i presidenti Usa da Ronald Reagan in poi, ed il suo apporto è stato cruciale nella ricerca e nella lotta contro l’Aids, l’Ebola, la peste suina. Il suo motto, come riporta il Daily Beast, è «lottare sempre per l’eccellenza». Non a caso dal 1984 guida l‘Istituto nazionale delle malattie infettive (Niaid), e tutti ricordano anche il suo contributo durante la crisi degli attacchi all’antrace nel 2001. Ma a far infuriare Trump sono soprattutto quelle ‘faccette’ esibite alle sue spalle durante i briefing con la stampa, divenute ormai virali sui social: gli occhi al cielo, le risatine, gli sguardi corrucciati, le mani sul volto.

LA FRUSTRAZIONE PER LE USCITE DEL PRESIDENTE È chiaro che quei gesti sono la spia di una incontenibile frustrazione di fronte alle uscite poco ortodosse del presidente. Uno scienziato del suo calibro non può sopportare quello che il tycoon afferma sui tempi irrealistici per avere un vaccino, oppure sugli improbabili farmaci per combattere il virus. Nell’intervista ad una rivista scientifica l’immunologo ha confessato che a volte strapperebbe volentieri quel microfono dalle mani del presidente. Da una parte il piglio severo e rigoroso dello scienziato, dall’altra i metodi spiccioli e imprevedibili di un presidente da sempre sospettoso verso la scienza e che punta dritto al messaggio che vuole inviare al suo elettorato. «Se fosse per i medici il mondo intero sarebbe chiuso», una delle ultime uscite del tycoon. «He’s a good man», è un brav’uomo, «una persona straordinaria», ha detto di lui Trump, per rassicurare.

GLI ATTACCHI DELL’ESTREMA DESTRA Lo scienziato è anche nel mirino dell’estrema destra che, sui social, ne mette in dubbio l’affidabilità e lo bolla come un amico dei liberal. Nelle ultime settimane, riporta il New York Times, i post contro di lui si sono moltiplicati prendendo spunto da una email che Fauci inviò nel 2013 all’allora segretario di Stato, Hillary Clinton, complimentandosi per la sua forza durante l’audizione su Bengasi. Una email che, secondo la destra, è la prova che Fauci appartiene a un gruppo contrario a Trump.