la Repubblica, 1 aprile 2020
Presto muschi e licheni in Antartide
È appena stato pubblicato un altro infausto bollettino sul cambio climatico per informarci che è caldo record in Antartide. Di nuovo, verrebbe da dire, tanto questi allarmi di temperature estreme ai Poli o del distaccamento di iceberg ciclopici ricorrono ormai a scadenze sempre più ravvicinate. Anche stavolta sono state registrate temperature mai viste prima, tanto che gli scienziati temono per i danni di lungo termine che potranno subire gli ecosistemi del nostro pianeta. Lo stesso accade all’altro Polo, nell’Artico, dove, da sei anni, ogni mese si misurano valori record e dove, alle isole Svalbard, l’aumento complessivo della temperatura è stato di circa 10 gradi Celsius.
In Antartide, presso la stazione australiana di ricerca di Casey, dal 23 al 26 gennaio sono state rilevate massime e minime da primato, tanto che per quei quattro giorni gli scienziati hanno parlato di «un’eccezionale ondata di calore», durante la quale nella zona settentrionale del continente il termometro ha perfino superato i 18 gradi. Il 24 gennaio, alla stazione Casey la temperatura massima più alta è stata 9.2 gradi, quasi 7 gradi in più rispetto alla media stagionale. La mattina dopo, il termometro è salito fino a 2,5 gradi, segnando un nuovo record per le temperature minime.
Questo studio allarmante è stato appena pubblicato sul Global Change Biology, rivista scientifica che si occupa delle conseguenze degli sconvolgimenti climatici sui sistemi biologici. Gli autori, che sono gli scienziati delle Università australiane di Wollongong e della Tasmania e della Divisione antartica australiana, descrivono anche l’impatto di queste temperature record sugli ecosistemi polari. «In Antartide, la maggior parte della vita esiste in piccole oasi prive di ghiaccio», scrivono. «Le inondazioni da scioglimento possono causare una crescita e riproduzione maggiore di muschi, licheni, microbi e invertebrati e lo stress termico potrebbe danneggiare in maniera irreparabile l’ambiente polare».
Ai due Poli sono proprio le regioni senza ghiaccio quelle in maggiore espansione. Ed è lì che il surriscaldamento è pericolosamente amplificato. Infatti, sono le acque sempre più calde degli oceani, Artico e Antartico, che fanno fondere la crosta ghiacciata che li ricopre. E con il suo scioglimento, la superficie bianca che riflette i raggi solari è sostituita da quella nerastra del mare, che invece assorbe il calore. Lo stesso accade sulla terraferma con la neve che scompare all’inizio della primavera, immagazzinando al suolo più energia solare. Una volta innestato questo processo è come un pericoloso quanto inarrestabile circolo vizioso. Ovviamente, il caldo registrato a quelle latitudini estreme avrà conseguenze nefaste anche in altri luoghi della Terra. Il primo agosto scorso, dalla calotta glaciale che ricopre quasi interamente la Groenlandia si sono sciolte ben 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio, sversando negli oceani l’equivalente di 4,4 milioni di piscine olimpiche. Ossia tre volte più del solito. Poche settimane dopo, la foto scattata da un climatologo danese con i suoi cani da slitta che corrono sull’acqua ha fatto il giro del mondo, perché i disastri del surriscaldamento ci riguardano tutti. Il recente scioglimento dei ghiacci groenlandesi ha provocato l’innalzamento degli oceani di 2,2 millimetri. Ma sull’isola c’è tanto ghiaccio da far salire il livello dei mari di 7 metri.