la Repubblica, 1 aprile 2020
I giganti della Rete fanno affari col virus
Quando due giorni fa il Financial Times gli ha chiesto di commentare la decisione di Jeff Bezos di distribuire solo prodotti essenziali – beni di prima necessità e farmaci – durante la crisi globale del coronavirus, James Thomson, ex responsabile di Amazon Services, ha risposto con una battuta: «Ho capito, Amazon è diventata la nuova Croce Rossa».
Mentre l’economia è ferma o già in recessione, e molte aziende non sanno quando e in che condizioni riapriranno, alcune compagnie tengono o persino migliorano i loro affari. Tra queste soprattutto le big tech, Amazon in testa, ma anche Alphabet (casa madre di Google), Apple, Facebook, Microsoft e in Cina Alibaba, Tencent, Baidu. La pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e le nostre abitudini di consumo, incentivando quella che gli americani chiamano la stay-at-home economy, l’economia dello stare a casa, e le grandi aziende tecnologiche capaci di fornirci beni o servizi a domicilio rispondono a questi nuovi bisogni. Per molti analisti, nonostante le perdite di valore in Borsa e il calo della pubblicità, queste aziende potrebbero uscire rafforzate dalla crisi, come successe alle grandi case automobilistiche dopo la Seconda guerra mondiale, se il coronavirus cambierà in maniera definitiva una parte dei nostri comportamenti.
Comprare online
In uno studio pubblicato la scorsa settimana, gli analisti di Jefferies hanno provato a capire come stanno cambiando le abitudini di consumo degli americani. Il 34% degli intervistati ha detto che sta spendendo di più su Amazon da quando è iniziata la crisi. Per Criteo più della metà (52%) dei consumatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito pensa di fare acquisti online a causa del Covid-19. La richiesta cresce. E nonostante le difficoltà nella catena di approvvigionamento, i problemi nel predisporre i piani di distanziamento sociale per tutti i suoi circa 800 mila lavoratori nel mondo, il 18 marzo scorso Amazon ha annunciato che dovrà assumere 100 mila nuovi dipendenti tra l’Europa e gli Stati Uniti per far fronte alla domanda in crescita. Dal 20 febbraio al 15 marzo, secondo i dati riportati dal New York Times, le vendite di medicine da banco su Amazon sono cresciute di nove volte rispetto all’anno prima. Del resto, fu un’altra epidemia, tra il 2002 e il 2003, a trasformare un’altra società di e-commerce nel colosso che è oggi: la Sars in Asia ha cambiato la storia della cinese Alibaba, che – nata pochi anni prima – rischiava di fallire. Durante la crisi sanitaria i suoi manager lanciarono Taobao per consentire alle persone chiuse in casa di comprare online e quella divenne la divisione più remunerativa dell’azienda che oggi vale 400 miliardi di dollari.
Lavorare da casa
Le misure di distanziamento sociale e di quarantena hanno obbligato migliaia di aziende nel mondo a riorganizzarsi per consentire lo smart working e questo, unito alla necessità di comunicare con gli amici o i familiari, ha fatto aumentare di molto l’utilizzo dei servizi di videochiamata e messaggistica. Il caso più eclatante è Zoom, il servizio di videoconferenza che dal 31 gennaio al 23 marzo ha guadagnato il 101% in Borsa, ma sul quale il procuratore di New York ha aperto un’inchiesta per i costanti hackeraggi durante le videoconferenze: Letitia James ha chiesto alla società di risolvere il problema e di tutelare la privacy degli utenti. Anche Microsoft ha comunicato un numero di utenti in crescita per il suo Microsoft Teams, il servizio di messaggistica e collaborazione per le aziende, e così pure Mark Zuckerberg di Facebook per le videochiamate e i messaggi sulle sue applicazioni. Ma il business che più di altri sta superando indenne la crisi è quello delle società che forniscono servizi di cloud computing (elaborare e archiviare dati in Rete), le americane Amazon, Microsoft e Google, e le cinesi Alibaba Cloud, Tencent Cloud e Baidu AI Cloud.
Divertirsi dal divano
I film, le serie, i giochi online: con i cinema e i teatri chiusi, e i concerti sospesi, l’intrattenimento è passato tutto online. Netflix, Amazon Prime e Disney+ contano la crescita degli utenti: secondo i dati di Sensor Tower in Italia i download dell’app di Netflix sono aumentati del 66%, in Spagna del 35%. In Cina, a viaggiare in velocità sono le piattaforme di gioco online. «I download totali di giochi sull’app store di Apple in Cina sono aumentati del 27,5% su base annua e le entrate sono aumentate del 12,1%», secondo Sensor Tower.