La Stampa, 1 aprile 2020
Obesità e diabete, così negli usa il virus uccide di più
L’obesità è il nemico evidente degli americani, che rischia di rendere assai più letale il nemico invisibile del coronavirus. Colpisce due cittadini su tre, incluso il presidente Trump, ed è uno dei fattori aggravanti che rendono letale il Covid-19. L’allarme viene da diversi medici e specialisti, proprio mentre la Casa Bianca pubblica i suoi modelli matematici di previsione dello sviluppo dell’epidemia, che ormai negli Usa ha superato le vittime fatte dagli attentati dell’11 settembre 2001, ha scavalcato i morti della Cina, e rischia di uccidere fino a 200.000 americani. Sulla base di questa minaccia, ieri il presidente ha annunciato nuove linee guida di social distancing più ferree per l’intero Paese, allo scopo di evitare che nel prossimo mese si realizzi lo scenario peggiore.
Condizioni sfavorevoli
Secondo i dati dei Centers for Disease Control, nel 2018 erano obesi il 42,4% degli americani adulti, e il 18,5% di quelli sotto i 19 anni d’età. In sostanza oltre cento milioni di persone, ma se si considerano i casi meno gravi il totale sale ancora di più. Tra di loro c’è Trump, che pesa 243 libbre (110,2 kg) e ha un indice di massa corporea di 30.4, cioè oltre la soglia clinica di 30 che determina l’obesità.
Uno studio condotto dal dottor Stefan de Hert, ex presidente della European Society of Anaesthesiology, ha dimostrato che essere sovrappeso è uno dei fattori di rischio più comuni tra i pazienti ammessi nei reparti di rianimazione in Italia: «L’età media dei malati di Covid-19 è 70 anni, e l’obesità è una fonte delle complicazioni più gravi». Questo si spiega con il fatto che spesso essere sovrappeso porta anche al diabete, favorisce i problemi cardiaci e indebolisce il sistema immunitario, cioè quelle che i Cdc classificano come le «underlying conditions», le condizioni cliniche di base, più diffuse e pericolose tra i pazienti di coronavirus ricoverati in ospedale. Solo il 12% degli americani è considerato «metabolicamente in salute», e il 10% soffre di diabete. Tutto ciò ha contribuito al fatto che il 40% dei malati finiti nei nosocomi degli Stati Uniti ha un’età compresa tra 20 e 54 anni, ossia parecchio più bassa di quella media degli altri Paesi più colpiti.
Perciò diversi medici, come lo specialista di malattie infettive alla University of Minnesota Michael Osterholm, o i colleghi David Ludwig e Richard Malley del Boston Children’s Hospital e Harvard, hanno lanciato l’allarme. L’obesità rischia di rendere il coronavirus molto più letale in America, a maggior ragione perché ormai è diventata il nuovo epicentro della pandemia, con numeri di contagi assai più alti di Cina e Italia.