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 2020  marzo 31 Martedì calendario

Le ragioni del silenzio e del canto

L’assalto ai forni che, malgrado le abusate suggestioni manzoniane, non c’è stato nella Lombardia tragicamente infettata, è invece molto temuto nel Sud, dove contagi e vittime sono (ancora) contenuti. In questi giorni di lutto, noi italiani, che più che a Manzoni ci ispiriamo a Moriconi, l’Alberto Sordi che scopriva l’America, abbiamo appunto “scoperto” che il Sud è povero, e con milioni di lavoratori in nero da aiutare subito. Ecco perché temiamo che le grandi città, belle ed estroverse ma cafone e illegali, siano le prime a ribellarsi al “lockdown” che a Palermo si chiama ancora “carcerazione”.
Addirittura, secondo “i servizi segreti”, l’assalto ai supermercati si starebbe organizzando su Facebook. Ci sono già stati casi di spesa non pagata a Palermo, scippi di cibo a Napoli; e a Roma, ormai più sud del sud, scorazza la banda delle farmacie. Accadeva durante le grandi infezioni del passato che, mentre gli scienziati si dividevano tra chi credeva nel contagio “per contatto” e chi “per spostamento”, il popolo impoverito si rivoltava contro il potere e contro lo Stato.
Si sa che il colera per tutto l’Ottocento fece strage di siciliani.E infatti nel 1837, convinti che le classi dirigenti avvelenassero quelle subalterne, i siracusani presero le armi contro “lor signori” al grido di “Megghiu moriri sparannu sparannu ca moriri cacannu cacannu”. Non so cosa grideranno adesso, ma è sicuro che lo grideranno dai balconi, che sono il conforto e la virtù che l’architettura dei climi miti ha inventato proprio per liberare le tensioni delle case povere, con la stessa funzione sociale dei boulevard a Parigi. Non so se è una virtù, ma il Sud “espone” rivolte che in realtà non fa. E sarà anche vero che la civiltà del silenzio è l’amara saggezza del lutto, ma più soffriranno chiusi in casa e più forte sui balconi gli italiani canteranno, grideranno, applaudiranno i morti, i medici e i preti, e ovviamente litigheranno e organizzeranno appunto “rivolte” e assalti ai supermercati e fischieranno pure gli sbirri, come è accaduto a Sulmona dove la polizia provava a “sedare” i balconi di un intero palazzo dove si esibiscono un dj e un prete in canzoni e preghiere. Capisco le ragioni di chi crede al silenzio e anche alla preghiera come supplica muta o magari duello muto con Dio che ci lascia morire soffocati, un battibecco senza suono tra i poveri sordi e il potentissimo muto. Ma capisco meglio le ragioni del canto, di chi si sente messo “di canto” e perciò si sporge, si esibisce e si rivolta nel solo luogo fuori luogo della sua casa prigione. Il canto al balcone è il canto dei carcerati che nessuno ha il diritto di zittire con l’indice della mano destra sulle labbra: Ssst!. Ed è purissimo rispetto per i morti quando, a Napoli, a Bari, a Palermo, a Genova, a Trieste, a Roma … spente tutte le luci, arriva l’angoscia della Lombardia insieme all’aria della notte e al battito del mare.