Avvenire, 31 marzo 2020
Acquisti di armi quadruplicati negli Usa
«La vendita è limitata a due prodotti per persona». Il cartello, esposto davanti agli scaffali quasi vuoti di un negozio di Meridian, nell’Idaho, non fa riferimento a pacchi di carta igienica o a dozzine di uova. Si parla di pistole. Il numero, continua, scende a uno in caso di fucili Ar-15, i più richiesti. Di fronte all’impennata di casi di Covid-19, gli americani si sono chiusi in casa con cibo per un mese e abbonamenti a Netflix. Ma non prima di essersi costruiti un piccolo arsenale.
Il più grande negozio di armi al mondo, Adventure Outdoors ad Atlanta, da due settimane, ha ogni giorno almeno otto persone in attesa davanti alla porta. A Los Angeles le file si estendono fino alle strade vicine. Le vendite online sono quadruplicate, e i controlli sui precedenti penali sono aumentati del 300 per cento rispetto al 2019. L’impennata è più marcata negli Stati colpiti con maggiore forza dal virus, a conferma che la corsa alle pistole ha una sola motivazione: la paura che il Paese stia per sprofondare nel caos. «Non ho mai visto niente del genere. Questo è panico. Questo è dirsi “Non sarò in grado di proteggere la mia famiglia dalle orde di gente disperata”», dice Ed Turner, da 27 anni proprietario di un grande magazzino di armi a Stockbridge, in Georgia, dove in un mese le vendite si sono moltiplicate per cinque. A convincere Bridget P, che non ha mai posseduto un’arma, a comprarsi una Glock, è stata la scena vista di recente al supermercato. «La gente era impazzita, spingevano, insultavano, ho avuto paura», racconta su Twitter.
Una paura che diventa terrore per gli americani di origine cinese, accusati sulle reti sociali di aver dato via al contagio, come spiega David Liu, proprietario di Arcadia Firearm & Safety nella San Gabriel Valley, in California, che ha visto 10 volte più clienti dai connotati asiatici varcare la sua soglia nelle ultime settimane. La domanda è tale che l’industria delle armi sta facendo pressioni sui governi federali e statali per classificare i produttori e i rivenditori di pistole e fucili come servizi essenziali. In molti casi, ci sono riusciti. In Ohio, Illinois e Michigan, i negozi di armi sono stati considerati «infrastrutture critiche». New York, New Jersey e Massachusetts non l’hanno fatto, ma qui le vendite continuano su Internet. Il rivenditore online, Ammo.com, sta registrando enormi aumenti da febbraio provenienti dal Nordest degli Usa.
A Los Angeles, lo sceriffo della contea prima ha ordinato ai negozi di armi di chiudere. Poi, martedì scorso, ha cambiato idea. Ma la miscela letale di milioni di armi nei cassetti di persone spaventate e inesperte, spesso chiuse in casa con bambini annoiati, ha già dato i primi tragici risultati. La polizia di Alpharetta, in Georgia, domenica ha arrestato un uomo che ha puntato una pistola a due donne con maschere e guanti perché lo infettassero. Un uomo nel New Mexico è stato accusato la scorsa settimana della morte accidentale di suo cugino di 13 anni con un’arma che aveva appena comprato. Nel Vermont un bambino di 3 anni ha sparato alla sorella di 8 anni. La famiglia aveva acquistato la pistola qualche giorno prima.