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 2020  marzo 31 Martedì calendario

L’astronave della Porsche

Il futuro è scritto nelle stelle. Una certezza per chi crede nell’astrologia, impossibile per chi pensa che astri terrosi, distanti milioni di anni luce, non possono influenzare il destino e la vita delle persone. Nulla invece vieta di fantasticare il futuro negli spazi siderali, magari immaginando un’astronave ispirata ad una delle automobili più iconiche del nostro tempo. Lo hanno fatto la Porsche e la Lucasfilm creando un punto di incontro tra il più terrestre e contemporaneo dei mezzi e la più stellare ed eterna delle saghe che, proprio in questi giorni, celebra il suo nono ed ultimo episodio con L’ascesa di Skywalker. Il nome lo conoscono tutti dal 1977, da quando Guerre Stellari rivoluzionò il rapporto tra fantascienza e favola, rendendo il genere space opera un fenomeno di massa. In quell’anno il cinema italiano andava da Un borghese piccolo piccolo a In nome del papa re passando per Sandokan alla riscossa fino a Tre tigri contro tre tigri.

LINGUAGGIO UNIVERSALE
A Miami vedono, per la prima ed ultima volta, il bianco della neve mentre la Rai diventa a colori e manda in onda Mistero Buffo. Ci lasciano Elvis Presley e Maria Callas, ma si formano i Dire Straits e i Kraftwerk pubblicano Trans-Europe Express. Nascono Chris Martin, il leader dei Coldplay, ed Elisa. In Spagna ci sono le prime elezioni dopo la morte del dittatore Francisco Franco e in Francia, mentre viene azionata per l’ultima volta la ghigliottina, alla 24 Ore di Le Mans si sono due quarte volte: una è per il belga Jacky Ickx, che avrebbe vinto altre 2 edizioni, e l’altra è per la Porsche che avrebbe fatto sue altre 15 Le Mans. Invece, da una galassia lontana lontana arrivano gli echi di un’altra leggenda della velocità: il Millenium Falcon, l’unica nave spaziale ad aver fatto la rotta di Kessel in meno di 12 Parsec che fanno circa 370 milioni di miliardi di chilometri. Due mondi distanti come non mai, non solo nella fantasia, eppure più vicini di quel che si crede visto che l’automobile ha sempre guardato agli oggetti volanti, dagli aerei in su. Da suggestioni aeronautiche e spaziali sono nate le pinne della Cadillac Eldorado del 1948, l’Alfa Romeo Disco Volante e la Lamborghini Egoista. È la dimostrazione che il design è uno dei linguaggi universali che la mente umana ha creato e che può essere speso in qualsiasi in ambito mettendo in comunicazione mondi lontani anche anni luce. Se la nave di Boba Fett il cacciatore di taglie che consegna Han Solo congelato nella grafite a Jabba the Hutt è ispirata ad un lampione per l’illuminazione pubblica, allora nulla è impossibile ai designer.

CAPOLAVORO IN SEI SETTIMANE
Neppure creare dal nulla una nuova astronave per Guerre Stellari ispirata ad una Porsche. Lo ha fatto in 6 settimane un team congiunto di 7 persone e il risultato si chiama Tri-Wing S-91x Pegasus Starfighter. Non la vedremo nei listini Porsche e neppure al cinema, almeno per il momento. E allora quale sarebbe il senso di questo esercizio? Catturare la polvere delle stelle per trovare nuovi spunti, nuove rotte nell’esplorazione delle forme, missione e aspirazione dei designer di razza. «Quando si lavora senza pressioni, quello è il momento in cui vengono le idee migliori» dice Michael Mauer, l’uomo che tiene la spada laser dello stile Porsche da più di un decennio, il maestro Jedi del design che ha declinato le forme di una sportiva a motore posteriore in altri modelli di successo dimostrando che lo stile può essere per gli oggetti quello che la Forza di Guerre Stellari è per gli esseri viventi: un’energia che unisce e avvolge.
Se lo ha fatto per mezzi terrestri, può farlo anche per quelli volanti. Del resto, la storia di Porsche è segnata dallo stile, in un modo duplice quanto antitetico: da una parte la maledizione di chi non può disegnare auto che non somiglino alla 911, dall’altra una risorsa talmente feconda da farne un marchio a parte come Porsche Design, presente su una moltitudine di oggetti. Qui però non parliamo di un paio di occhiali, ma di un caccia della Repubblica e i designer l’hanno immaginato con due cannoni simili ai parafanghi di una 911, i fari a 4 punti di luce circondati da prese d’aria della Taycan e una cabina di pilotaggio che riprende i canoni delle più moderne sportive con la Cavallina di Stoccarda sul cofano. La forma del tetto e la finestratura sembrano prese infine dalla 917K, la prima Porsche ad aver vinto la 24 Ore di Le Mans nel 1970. Fu una battaglia, quasi quanto quella tra i TIE dell’Impero e gli X-Wing dei ribelli: al traguardo arrivarono solo 7 vetture su 51 partenti. Un po’ come aver distrutto la Morte Nera con un colpo o fatto la rotta di Kessel in meno di 12 Parsec. Comunque abbastanza per diventare immortali e scrivere il proprio nome tra le stelle.