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 2020  marzo 30 Lunedì calendario

L’esperimento sanitario della Svezia

I parchi e le strade di Stoccolma sono più tranquilli del solito, ma comunque pieni di gente. I ragazzi stendono le coperte sull’erba per i pic-nic, gruppi di amiche si godono l’happy-hour nei deohrs del Norr Malastrand, sulle rive del lago Mahlaren. In tempi di quarantena globale sono immagini straordinarie. In Svezia non si vedono mascherine e quando gli amici si incontrano si salutano con un abbraccio, come al solito. 
Dopo il lungo inverno scandinavo la pandemia non ha tenuto gli svedesi a casa, non ha chiuso i bar e i ristoranti, non ha stravolto – per ora – le loro abitudini. La Svezia rimane l’eccezione europea: restano aperte le scuole primarie, i cinema, i centri sciistici, i parrucchieri, i trasporti, tutto. Poco importa che le vicine Danimarca, Finlandia e Norvegia abbiano blindato confini e cittadini e che il «Financial Times» abbia definito quello svedese «un esperimento sanitario». «Mi fido del governo – dice Johan, 30 anni, consulente aziendale –. Non credo si arriverà alla stessa situazione dell’Italia. Quello che mi spaventa sono piuttosto le misure autoritarie prese nell’Europa del Sud, spero sappiano quello che stanno facendo». Proprio così, il dibattito più acceso in Svezia è sulle misure «da regimi autoritari» degli altri Paesi, la battaglia tra gli scienziati e i politici ne consegue. Con chi scommette sulle scelte «rilassate» del governo e chi, come i virologi dell’Università di Umea, invocano misure più strette: «Quando il sistema sanitario andrà in crisi dovremo chiudere l’intera Svezia». 
L’eminenza grigia dietro la strategia svedese è Anders Tegnell, l’epidemiologo di Stato. È lui, di fatto, che decide come il Paese si deve comportare di fronte all’epidemia: «L’ho già detto e lo ripeto: fino a quando la diffusione del virus sarà a questo livello non vedo alcuna ragione per applicare misure che comunque possono essere tenute in vigore per un periodo limitato di tempo». Stoccolma non ha mai parlato apertamente di «immunità di gregge» come ha fatto Boris Johnson nel Regno Unito – salvo poi una precipitosa marcia indietro – ma la teoria di Tegnell è che fino a quando sarà possibile è meglio evitare il lockdown e non solo per l’impatto sull’economia: «Stiamo cercando di rallentare la diffusione del virus. Rallentare, non fermare, perché non sono sicuro che questa malattia scomparirà mai. Fermarlo potrebbe addirittura essere controproducente: una volta allentate le misure di contenimento potrebbe tornare, e in un modo ancora più violento». Tegnell sa benissimo che se in Svezia succederà come in Italia lui sarà messo all’angolo: «Lo so, ma non sarei sorpreso se finisse allo stesso modo per tutti i Paesi del mondo, a prescindere da quello che facciamo per fermare il virus». 
Appena due giorni fa il premier Lofven ha comunque deciso di inasprire le misure che si limitavano a vietare gli assembramenti oltre le 500 persone, il servizio al banco dei pub e l’invito agli over 70 al distanziamento sociale. Ora sono 50 le persone ammesse insieme contemporaneamente e si sta valutando se chiudere i centri sciistici in vista delle vacanze di Pasqua. Il premier ha anche chiesto agli svedesi di non spostarsi all’interno del Paese per le imminenti vacanze di Pasqua. «Se non avete necessità di muovervi, rimanete a casa, la cosa ora è seria».
La Svezia ha registrato 3.046 casi di Covid-19 e 92 decessi. Per ora le precauzioni vengono prese su base volontaria. Dopo l’invito del governo al distanziamento sociale per gli over 70 sono migliaia gli svedesi - anche giovani - che hanno deciso di mettersi comunque in auto-isolamento: «Penso che ogni Paese stia prendendo le decisioni più adatte a ciascuna situazione - dice Marten, 74 anni, che da un mese ha deciso di mettersi in quarantena nel suo cottage in campagna -. E’ una situazione difficile, ma mi fido dello Stato, sanno quello che fanno».