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 2020  marzo 29 Domenica calendario

Mascherine, il 98% dei prototipi non passa il test

«Abbiamo ricevuto molte proposte di tessuti, sostanzialmente non utilizzabili, per realizzare mascherine che possano proteggere dal Covid-19: su 500 campioni solo 7 hanno superato i test e sono tessuti che realmente sono in grado di chiudere il cancello al virus». Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e clima della Regione Lombardia, riassume con questi numeri i primi risultati dei test realizzati dal Politecnico di Milano sui campioni di tessuto per realizzare mascherine, arrivati nei laboratori dell’ateneo dopo che la regione Lombardia ha chiamato a raccolta le imprese per costruire una propria filiera. «Una volta che sarà passata l’emergenza gli strumenti di protezione dovremo comunque continuare a usarli ed è quindi bene che rinasca una filiera – spiega Cattaneo -, ma la ragione che ha mosso il nostro lavoro è che in Lombardia c’è una necessità di dispositivi di protezione individuale che noi stimiamo in 5 milioni al giorno: solo per il sistema sanitario arriviamo a 800mila, a cui si aggiungono i lavoratori attualmente attivi che sono circa due milioni e i cittadini che hanno diritto a proteggersi quando escono per necessità. La nostra centrale acquisti ha ordinato 140 milioni di mascherine chirurgiche e ne ha ricevute in consegna 5 milioni: c’è una differenza del 95% tra le mascherine che servono e quelle che abbiamo ricevuto».
In Lombardia sono appena 3 le imprese certificate per la produzione di mascherine chirurgiche, ma non è sufficiente. Proprio per questo la Regione ha avviato un percorso di riconversione di imprese per assicurarsi mascherine e altri dispositivi, come i camici. Prima della crisi le mascherine, che provengono prevalentemente dalla Cina, si trovavano sul mercato a un centesimo, un prezzo con cui è impossibile coprire i costi per le imprese italiane. Oggi, invece, si trovano a un prezzo compreso tra i 40 e i 50 centesimi: con queste cifre anche le nostre imprese possono avvicinarsi a coprire i costi.
All’appello della Regione Lombardia hanno risposto più di 500 imprese, disposte a riconvertire la produzione. «La risposta è stata molto importante. Il nostro impegno è però quello di dare ai cittadini e ai lavoratori solo mascherine che possano veramente proteggerli – continua Cattaneo -. Proprio per questo abbiamo avviato la collaborazione con il Politecnico di Milano che sta effettuando test sui materiali ricevuti, con il massimo della capacità scientifica. L’obiettivo è verificare se i tessuti sono in grado di filtrare un virus che ha un diametro di 0,1micron, un ventesimo delle fibre dei tessuti ordinari». Il Politecnico di Milano ha sottoposto i campioni ricevuti alle prove di respirabilità e di filtrazione, anche allo splashing. «Dei 500 campioni arrivati solo 7 hanno superato i test e sono tessuti che realmente sono in grado di chiudere il cancello al virus, ma contiamo di arrivare a una decina di campioni che abbiano i requisiti giusti», dice Cattaneo. Si tratta di un particolare tipo di meltblown, un tessuto non tessuto che ha un forte potere filtrante.
L’individuazione dei tessuti, però, non è che il primo mattoncino della filiera. «I produttori di tessuto non sono confezionatori e proprio per questo, in collaborazione con Confindustria Lombardia, abbiamo cercato di coinvolgere nella filiera confezionatori che abbiano le macchine idonee e la capacità di garantire significative quantità di prodotti – continua Cattaneo -. Il primo progetto di riconversione è già partito ed è quello di un’azienda di pannolini che produrrà 300mila mascherine al giorno». 
Tutta la filiera è stata attivata in meno di 2 settimane e la regione conta di portarla a regime entro la prossima settimana, con l’obiettivo di avere un milione di mascherine in più al giorno. Ma non è tutto. Finito il lavoro sulle mascherine è iniziato quello sui camici e su altri dispositivi. Anche in questo caso molte aziende hanno dato la loro disponibilità a riconvertirsi, tra cui il gruppo Armani, e il Politecnico di Milano sta testando i tessuti. «La risposta molto positiva da parte delle aziende – conclude Cattaneo – mi fa essere ottimista sul fatto che ci potremo garantire una significativa indipendenza nella fornitura di dispositivi».